Il periodo di prova non è una giungla

Quando si inizia un nuovo rapporto di lavoro subordinato è normale pattuire un periodo di prova per valutare la possibilità di proseguire su basi più solide. Il patto di prova deve risultare da atto scritto e deve avere una durata non superiore a quella prevista dalla contrattazione collettiva per il livello di inquadramento del lavoratore. Generalmente il periodo di prova può variare da un minimo di 15 giorni per le mansioni più semplici ad un massimo di sei mesi per i ruoli dirigenziali.
Come probabilmente sapete già, durante il periodo di prova sia il datore di lavoro che il dipendente possono recedere dal contratto senza preavviso e senza particolari formalità. Entrambe le parti, infatti, sono relativamente libere di decidere se terminare il rapporto di lavoro nella sua fase iniziale. Questo è certamente vero per quanto riguarda i dipendenti. I datori di lavoro, da parte loro, devono rispettare qualche requisito in più. Secondo la legge e le sentenze dei tribunali, infatti, i datori di lavoro sono tenuti a consentire l’effettivo svolgimento del periodo di prova dei dipendenti. In concreto, non è possibile licenziare un lavoratore senza preavviso durante il periodo di prova se lo stesso non è stato messo in condizione di svolgere le attività per le quali è stato assunto.
Per evitare contestazioni relative al recesso durante il periodo di prova si possono adottare un paio di accorgimenti. Il primo è sicuramente quello di predisporre un mansionario, o una cosiddetta job description come si dice in dialetto milanese, da allegare al contratto di lavoro. Il mansionario deve riflettere le mansioni a cui è adibito il dipendente che saranno effettivamente svolte durante il periodo di prova. Un’altra accortezza riguarda i tempi in cui esercitare il recesso. Infatti, se un’azienda recede dopo pochi giorni dall’instaurazione del rapporto di lavoro, il dipendente avrà gioco facile nel sostenere che non gli è stato consentito di svolgere le mansioni per le quali è stato assunto. Per questo motivo, a meno di ragioni strettamente disciplinari, il recesso durante il periodo di prova andrebbe esercitato in prossimità della scadenza del relativo termine.
Come avete capito, il periodo di prova non è quella giungla priva di regole che viene raccontata spesso negli ambienti di lavoro. Anche all’inizio del rapporto bisogna essere attenti alle conseguenze di un eventuale recesso. Per il resto, se attualmente state affrontando un periodo di prova, non mi resta che mandarvi un grosso in bocca al lupo!
*La newsletter “Labour Weekly. Una pillola di lavoro una volta alla settimana” è prodotta dallo studio legale Laward e curata dall’avvocato Alessio Amorelli. Linkiesta ne pubblica i contenuti ogni settimana. Qui per iscriversi
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