L’Onu denuncia la carestia in corso a Gaza: «Oltre mezzo milione di persone sono intrappolate»

L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao), l'Unicef, il Programma alimentare mondiale dell’Onu (Wfp) e l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) hanno pubblicato oggi una nuova analisi dell'Integrated food security phase classification (Ipc) in cui si denuncia senza mezzi termini che «oltre mezzo milione di persone a Gaza sono intrappolate nella carestia, caratterizzata da fame diffusa, indigenza e morti evitabili».
Secondo l’Onu le condizioni di carestia si estenderanno dal governatorato di Gaza ai governatorati di Deir Al Balah e Khan Younis nelle prossime settimane. Le agenzie delle Nazioni Unite sono inoltre «seriamente preoccupate» per la minaccia di un'intensificazione dell'offensiva militare a Gaza city – con Israele che minaccia già di raderla al suolo, dopo aver iniziato la “fase preliminare” dell’offensiva contro la città due giorni fa – per un'eventuale escalation del conflitto, poiché ciò avrebbe «ulteriori conseguenze devastanti per i civili».
Secondo le stime dell’Onu, entro la fine di settembre oltre 640.000 persone in tutta la Striscia di Gaza affronteranno livelli catastrofici di insicurezza alimentare, ulteriori 1,14 milioni saranno in condizioni di emergenza e altre 396.000 persone in condizioni di crisi.
Nel frattempo, circa il 98% dei terreni coltivabili nel territorio è danneggiato o inaccessibile, decimando il settore agricolo e la produzione alimentare locale, e nove persone su dieci sono state sfollate in serie dalle loro case.
Se questo è il contesto, la malnutrizione tra i bambini a Gaza sta accelerando «a un ritmo catastrofico». Solo a luglio, oltre 12.000 bambini sono stati identificati come affetti da malnutrizione acuta, il dato mensile più alto mai registrato e un aumento di sei volte dall'inizio dell'anno. Quasi un bambino su quattro soffriva di malnutrizione acuta grave, la forma più mortale con impatti sia a breve che a lungo termine: «Il numero di bambini che si prevede saranno a grave rischio di morte per malnutrizione entro la fine di giugno 2026 è triplicato, passando da 14.100 a 43.400. Allo stesso modo, per le donne incinte e in allattamento, il numero stimato di casi è triplicato, passando da 17.000 a maggio a 55.000 donne che si prevede soffriranno di pericolosi livelli di malnutrizione entro la metà del 2026».
Quasi due anni di conflitto, ripetuti sfollamenti e gravi restrizioni all'accesso umanitario, aggravati da ripetute interruzioni e impedimenti all'accesso a cibo, acqua, assistenza medica, sostegno all'agricoltura, all'allevamento e alla pesca e dal collasso dei sistemi sanitari, igienico-sanitari e di mercato, hanno spinto le persone alla fame.
«Un cessate il fuoco è un imperativo assoluto e morale ora», dichiara il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, la stessa linea espressa dal segretario generale dell’Onu António Guterres: «È fondamentale raggiungere immediatamente un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi, per evitare la morte e la distruzione di massa che un'operazione militare contro Gaza city inevitabilmente causerebbe».
Circa un milione di persone vive ancora nella città – la più grande di Gaza – nel nord dell'enclave devastata dalla guerra. L'esercito israeliano l'ha descritta come una roccaforte di Hamas e nei giorni scorsi il Governo di Benjamin Netanyahu ha deciso di approvare un progetto di espansione degli insediamenti nella Cisgiordania occupata – conquistata da Israele durante la guerra dei sei giorni del 1967 dopo aver sconfitto Egitto, Giordania e Siria –, a lungo accantonato.
«La decisione delle autorità israeliane di espandere la costruzione di insediamenti illegali, che dividerebbe la Cisgiordania, deve essere revocata. Ogni costruzione di insediamenti – sottolinea Guterres – è una violazione del diritto internazionale».
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