L’Ue deve diventare una potenza democratica globale, forte e sovrana

Ventotene è più di un luogo della memoria: è la capitale morale dell’Unione europea, dove la politica torna responsabilità. Qui, nel confino che fu di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, l’Europa nacque come progetto di libertà e federazione quando sembrava impossibile persino pronunciarne il nome. Oggi la prima Conferenza per la Libertà e la Democrazia misura il presente con il metro dell’ambizione.
Viviamo un’epoca fragile. La faglia tra guerra e pace si assottiglia, i populismi offrono scorciatoie, i nazionalismi alimentano divisioni, mentre le autocrazie restringono i diritti e rivendicano sfere d’influenza come nell’Ottocento. Contro la forza della legge avanza la legge del più forte: è una regressione che minaccia il multilateralismo e il diritto internazionale. Di fronte a questa deriva non abbiamo il privilegio dell’inerzia: l’Europa deve scegliere chi essere. La risposta non è uno slogan: è un progetto. Diventare una potenza democratica globale.
Per troppo tempo abbiamo delegato ad altri la difesa e l’energia. L’illusione che il mercato bastasse a garantirle si è infranta. È tempo di un’Unione forte e sovrana, padrona del proprio destino, capace di proteggere i cittadini e di farsi ascoltare nel mondo. Questa Conferenza nasce per costruire un’alleanza nuova: connettere le istituzioni europee con chi, ogni giorno, resiste nei Paesi dove la democrazia è negata.
Dissidenti, giornalisti, attivisti e oppositori che pagano con il carcere, con l’esilio o con la vita, la scelta di non piegarsi. Ventotene non li considera ospiti: qui hanno cittadinanza piena. La loro lotta è anche la nostra: lo spazio europeo di libertà non è un recinto, ma un impegno verso chi chiede diritti e dignità. Se dall’altra parte esiste una vera e propria “Spa delle autocrazie”, una catena di poteri che si legittimano e si sostengono nella repressione, la democrazia ha bisogno del suo network dei liberi e dei forti.
Non è retorica: è un’architettura politica che unisce sicurezza, autonomia energetica, investimenti in innovazione e infrastrutture civiche. Democrazia significa saper dire parole impopolari quando necessario e pagare il prezzo delle scelte, invece di inseguire consensi effimeri. Ventotene ricorda che la politica non è spettacolo identitario ma costruzione di futuro. Ogni generazione si trova a un bivio: indifferenza o responsabilità.
Il bivio è tra quieto vivere e coraggio. In questo tempo duro la scelta è evidente: o l’Europa rientra al centro della Storia con strumenti adeguati al secolo, oppure resterà periferia delle decisioni altrui. Non c’è terza via tra sovranismo impotente e delega. «Il mondo ha bisogno dell’Europa per non soccombere ai regimi autocratici», ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. È un monito e un programma condivisibile.
La nostra forza non sta solo nel Pil, ma nella qualità dello Stato di diritto, nella tutela delle minoranze, nella separazione dei poteri, nella cultura del limite che imbriglia ogni pretesa di onnipotenza. È questo patrimonio che dobbiamo difendere e proiettare oltre i confini, con l’ostinazione con cui l’abbiamo costruito. Non sarà semplice né breve.
Le tensioni globali crescono, gli attori che disprezzano la libertà si coordinano, i dubbi interni ci frenano. Ma la storia europea insegna che la via più difficile è spesso l’unica che produce risultati duraturi. Jacques Delors, alla vigilia della caduta del Muro ricordava che la Storia ha posto solo per chi possiede «lo sguardo lungo e aperto». È quello sguardo che dobbiamo recuperare: pragmatico nelle scelte e radicale nelle finalità.
La Conferenza di Ventotene non è un anniversario in più, è un cantiere. Qui scegliamo di legare memoria e responsabilità, diritti e sicurezza, identità europea e apertura al mondo. È l’avvio di un lavoro che chiede a istituzioni e società civile di rimettere al centro la democrazia liberale come pratica quotidiana.
Ventotene insegna che l’impossibile, se pensato con lucidità e perseveranza, diventa progetto. Per questo l’Europa che immaginiamo non è un sogno fragile ma una necessità politica: un’Unione che protegge e che libera, che difende la legge dalla legge del più forte, che investe nelle persone e nella loro capacità di costruire domani. Tocca a noi raccogliere quell’eredità e tradurla in scelte. Non per celebrare il passato ma per meritare il futuro.
Testo raccolto alla prima Conferenza Europea di Ventotene per la libertà e la democrazia.
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