La guerra ibrida russa minaccia la nostra indipendenza

Dicembre 26, 2025 - 14:30
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La guerra ibrida russa minaccia la nostra indipendenza

Qualche settimana fa il presidente Mattarella ricordava come la nostra libertà sia sotto attacco. Vi è un fronte di regimi autoritari che vuole indebolire le nostre democrazie. Li abbiamo visti anche a Pechino qualche giorno fa. Ci sono tanti libri che descrivono molto bene come queste autocrazie collaborino tra loro. Ne cito solo alcuni: “Assedio all’occidente” e “La nuova guerra contro le democrazie” di Maurizio Molinari, o “Autocracy Inc.” del premio Pulitzer Anne Applebaum. Insomma, abbiamo tutte le informazioni che vogliamo per capire quanto la nostra libertà e la nostra indipendenza siano sotto attacco.

Questi dittatori hanno un network, si aiutano reciprocamente a difendere il proprio potere personale. Noi siamo i loro antagonisti naturali perché difendiamo la libertà e la dignità della persona che loro non esitano a calpestare per rimanere al potere. Mi ha colpito molto che a poche ore dallo sconfinamento di venti droni russi sul territorio polacco, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nel momento più solenne della vita istituzionale dell’Unione europea, abbia aperto il suo discorso sullo stato dell’Unione dicendo «siamo in guerra». Diciamo che se l’Europa si doveva svegliare, a questo punto possiamo affermare che ha finalmente gli occhi bene aperti. La frase «Siamo in guerra» implica delle conseguenze per la classe dirigente europea. Essere in guerra vuol dire doversi difendere proprio da quelle autocrazie che minacciano la nostra indipendenza.

La parola indipendenza va usata in maniera molto seria, perché perdere l’indipendenza vuol dire non essere più liberi. Non essere più liberi di votare come vogliamo, non essere più liberi di tutelare i partiti di minoranza, di avere una libertà di espressione garantita; di avere anche regole su questa libertà, come quelle che limitano la libertà di mentire, ossia cosiddetto free speech che è un inganno, perché la libertà di mentire deliberatamente non è libertà. Abbiamo avuto Socrate che ha vinto la sua battaglia contro i Sofisti.

Quindi da duemilacinquecento anni riteniamo che la verità sia un valore e che la menzogna vada sanzionata. Anche il nostro ministro della Difesa ha detto che siamo in piena guerra ibrida e che ci dobbiamo difendere. Ci sono tantissimi rapporti da molti anni del servizio esterno della Commissione speciale contro le ingerenze straniere del Parlamento europeo Inge 1 e 2, sulla base dei quali, tra l’altro, sono stati elaborate alcune norme europee. Lo stesso Commissario europeo alla Difesa e allo Spazio Andrius Kubilius a un evento organizzato dal Parlamento europeo, ha rilevato il rischio che nel giro di tre o quattro anni la Russia metta alla prova l’articolo 5 della Nato.

Ecco, vi ho fatto queste premesse per dire che il risveglio europeo, secondo me abbastanza tardivo, avviene dopo una serie di attacchi alle nostre democrazie iniziati anni fa. Probabilmente già ai tempi della campagna del referendum sulla Brexit, caratterizzata da moltissime fake news con l’Ue. Pochi mesi dopo il referendum è emerso uno scandalo molto significativo, quello di Cambridge Analytica, in cui si è visto come in qualche modo Facebook abbia lasciato utilizzare dati personali per profilare la comunicazione politica.

Questo ha contribuito ad aiutare la campagna di Nigel Farage, col risultato finale di far uscire dall’Unione il Paese col più forte esercito europeo. Zuckerberg è stato invitato al Parlamento europeo nel 2018, è venuto e si è scusato davanti al leader dei gruppi politici. Da quel momento il Parlamento europeo ha lavorato per definire un quadro di regole sul digitale che riflettono i valori europei: la direttiva sulla tutela dei dati personali, quella sui copyright, il Digital Service Act e Digital Market Act, il Media Freedom Act e il regolamento sull’Intelligenza Artificiale.

Queste norme oggi sono nel mirino dei giganti del web americano e del movimento Maga, che viene finanziato da alcuni leader tecnologici. Anche questa pressione fortissima – da quello che dovrebbe essere il nostro primo alleato – a smantellare dei pezzi di legislazione europea che sono un baluardo contro le fake news, contro la disinformazione, contro gli attacchi cyber, è una cosa molto inquietante.

Dunque, cosa fare? L’Europa sta facendo abbastanza? Onestamente penso che potremmo fare molto di più. È vero che von der Leyen anche quest’anno ha sottolineato nel suo discorso sullo stato di Unione che bisogna investire di più sulla disinformazione aiutando i media di qualità, e che il quadro normativo europeo è all’avanguardia. Ma manca ancora la piena consapevolezza, in parte della classe dirigente europea, di quanto sia pericolosa questa guerra ibrida.

La disinformazione ha spesso un impatto diretto sulle scelte politiche, e può causare la morte di persone. L’abbiamo visto coi vaccini, ma lo vediamo anche in Ucraina, quando parte dell’opinione pubblica si convince genuinamente che non bisogna dare all’Ucraina le armi, neppure quelle per difendersi, perché così si alimenta la guerra e si allontana la pace. Ho fatto un esempio, ne potrei fare tanti altri.

Siamo sicuri che tutti i partiti europei, in particolare i partiti populisti, o alcuni media che sembrano megafoni del Cremlino, non abbiano finanziamenti occulti? Io vorrei che i servizi europei, a cominciare da quello italiano, indagassero su questo e ci dessero delle risposte a tutela della nostra libertà. Von der Leyen ha fatto un appello all’unità. Atri leader europei fanno appello all’unità.

È opinione di molti che non si possa più andare in ordine sparso in settori come lo spazio, la difesa o la cybersicurezza. La storia non perdona chi non si sa unire nel momento del pericolo. È successo alle città greche, che avevano la civiltà più straordinaria che si fosse mai vista e che nel quarto secolo sono scivolate in una decadenza irreversibile, perdendo progressivamente la loro indipendenza. Cosi come agli Stati italiani dopo il Rinascimento. Non c’è nessun motivo per cui un’Europa disunita non debba fare la stessa fine.

Testo raccolto alla prima Conferenza Europea di Ventotene per la libertà e la democrazia.

Questo è un articolo de Linkiesta Magazine 03/25 – Senza alternativa. Si può acquistare qui.

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