Marocco. Acquistati nuovi satelliti per l’intelligence
di Giuseppe Gagliano –
Il Marocco sta compiendo un balzo strategico senza precedenti nel rafforzamento delle proprie capacità di intelligence e sorveglianza. L’annuncio dell’acquisizione di una nuova generazione di satelliti radar, tra cui il sofisticato Ofek 13, segna un passaggio decisivo da una postura difensiva a una proattiva nella gestione della sicurezza nazionale e regionale. La mossa, segnalata dalla rivista militare spagnola Defensa, si inserisce in un contesto geopolitico complesso in cui Rabat si trova costretta a monitorare non solo i confini con l’Algeria, teatro di tensioni croniche, ma anche la fragile regione del Sahel, epicentro di traffici illeciti e gruppi estremisti. Dopo i satelliti Mohammed VI-A e VI-B, lanciati rispettivamente nel 2017 e 2018, il Regno si era già proiettato nello spazio con un’ambizione inedita per un Paese del Maghreb. Ma la decisione di dotarsi di tecnologia radar ad apertura sintetica (SAR), capace di operare in ogni condizione atmosferica e a ogni ora, eleva il Marocco a un livello superiore di sorveglianza e deterrenza. Hichem Moatadhed, analista strategico, parla di “una rivoluzione dottrinale”: il Marocco smette di essere un semplice consumatore di tecnologia per diventare co-sviluppatore di sistemi di intelligence multilivello in partnership con colossi come Airbus Defence and Space. Un segnale chiaro anche agli attori regionali: Rabat non intende più dipendere da reti di intelligence straniere per il monitoraggio delle sue frontiere e per la protezione della sua integrità territoriale, soprattutto nel Sahara occidentale. Il programma, che comporta investimenti ingenti, si parla di oltre 500 milioni di euro per i primi due satelliti, si giustifica non solo in termini di sicurezza. In gioco c’è la capacità di controllare i movimenti militari, prevenire infiltrazioni e garantire una superiorità cognitiva in una regione dove la guerra dell’informazione è ormai parte integrante del conflitto. Le sfide non mancano: la gestione di un flusso continuo di dati radar richiede personale altamente specializzato e infrastrutture di elaborazione avanzate, un campo in cui il Marocco dovrà colmare rapidamente eventuali lacune. Dietro la corsa allo spazio c’è anche una partita diplomatica. La capacità di Rabat di integrarsi nei sistemi occidentali rafforza il suo ruolo di alleato strategico dell’Europa e degli Stati Uniti, mentre riduce la vulnerabilità alle pressioni algerine e ai contraccolpi della presenza russa e cinese in Africa. Tuttavia, questa strategia rischia di esacerbare le tensioni con Algeri, che potrebbe interpretare il rafforzamento tecnologico del vicino come una minaccia diretta. Il Marocco, insomma, entra in una nuova fase della sua storia militare e geopolitica. Un “occhio nel cielo” che, se ben gestito, potrà rappresentare una garanzia di stabilità e deterrenza; ma che, in caso contrario, rischia di alimentare una corsa agli armamenti in una regione già ad alta infiammabilità.
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