Negli ultimi tre mesi in Spagna sono morte 2.635 persone a causa delle ondate di calore

Secondo i dati messi in fila dall’Istituto di Salute Carlos III attraverso il suo sistema MoMo per il monitoraggio della mortalità giornaliera, dal 15 maggio al 18 agosto si sono registrati in tutta la Spagna 2.635 decessi attribuibili alle ondate di calore, quasi la metà dei quali (1.161) concentrati nel mese in corso.
Si tratta di uno dei molteplici effetti della crisi climatica in corso – che rende più intensi e probabili gli eventi meteo estremi, come appunto le ondate di calore –, in un frangente in cui la Penisola iberica è attraversata da giorni da incendi record. Ma il problema non è certo ristretto a Spagna e Portogallo.
In Italia ad esempio si stimano 13.318 morti per le ondate di calore che hanno colpito lo Stivale nel corso dell’estate 2022, cui se ne sono aggiunti altri 12.743 nell’estate 2023, in una continua escalation dettata dalla crisi climatica in corso.
Nei giorni scorsi la neonata Commissione paneuropea su clima e salute promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità – di cui fa parte anche l’ex ministro e presidente Istat Enrico Giovannini, oggi direttore scientifico dell’ASviS – ha inviato una lettera aperta ai Governi e alle autorità sanitarie dei 53 Stati membri della regione europea dell’Oms: a livello globale, tra il 2000 e il 2019 si sono verificati circa 489.000 decessi correlati al caldo ogni anno, con la regione europea dell’Oms che ne ha visti il 36%, ovvero, in media, oltre 175.000 ogni anno (che scendono a 50mila l’anno nei 35 Paesi più specificamente “europei”, nel biennio 2022-23).
«La crisi climatica è una crisi sanitaria, e l’azione climatica è quindi azione sanitaria – evidenziano nel merito dalla Commissione paneuropea – La buona notizia è che molte soluzioni climatiche sono anche soluzioni che proteggono e promuovono la salute. In primo luogo, ridurre le emissioni significa aria più pulita e meno morti – potenzialmente oltre 5 milioni di vite salvate a livello globale grazie alla riduzione dell’inquinamento atmosferico. Ampliare le aree verdi nelle città riduce l’esposizione al calore, migliora la salute mentale, abbassa le bollette energetiche e assorbe carbonio. Aumentare il verde urbano del 30% potrebbe ridurre i decessi legati al caldo fino al 40%», senza dimenticare un uso più efficiente ed equo dei condizionatori, e in primis l’importanza di progettare case popolari verdi, seguendo l’esempio virtuoso di Vienna.
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