Officina 00 chiude a Londra tutte le sedi

Lug 2, 2025 - 01:30
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Officina 00 chiude a Londra tutte le sedi

Il mondo della ristorazione londinese è sempre stato terreno fertile per nuovi concept gastronomici, fusioni culturali e storie di successo, ma anche di fallimenti improvvisi e dolorosi. A fine giugno 2025 la scena culinaria della capitale britannica ha perso uno dei suoi simboli italiani più apprezzati degli ultimi anni: Officina 00. Non una singola sede, ma tutte e tre le filiali – Fitzrovia, Old Street e Covent Garden – hanno chiuso contemporaneamente, lasciando i clienti affezionati increduli e dispiaciuti. Il co-fondatore Elia Sebregondi ha parlato apertamente delle “molte sfide” che hanno reso inevitabile questa decisione, segnando la fine di un’esperienza nata con grandi ambizioni nel 2019 e capace di conquistare un posto speciale nel cuore di chi cercava autentica cucina italiana fatta con passione e tecnica. Analizziamo insieme la storia di Officina 00, le ragioni della sua chiusura, l’effetto che ha avuto sul pubblico e le difficoltà generali del settore hospitality a Londra.

La nascita di Officina 00: un concept italiano nel cuore di Londra

Quando aprì la sua prima sede nel 2019, Officina 00 non voleva essere semplicemente un altro ristorante italiano in una città piena di pizzerie e trattorie. Il progetto nasce dall’incontro di due amici di lunga data, Elia Sebregondi ed Enzo Mirto, entrambi originari di Napoli e appassionati di gastronomia italiana in tutte le sue declinazioni regionali. Dopo anni di lavoro in ristoranti importanti come Kiln, Bone Daddies e Soho House, Elia decise di portare a Londra un concetto basato sull’arte della pasta fresca, interpretata in chiave moderna ma con rispetto assoluto per la tradizione.

Il nome Officina 00 era già una dichiarazione di intenti: la “00” è la farina più raffinata usata per la pasta, mentre “officina” richiamava l’idea di un laboratorio artigianale. Il locale non si limitava a servire piatti pronti, ma includeva un vero e proprio pasta lab, dove i clienti potevano vedere con i propri occhi la preparazione delle sfoglie, il confezionamento dei ravioli, la cura maniacale nella selezione delle farine e degli ingredienti. Il menù di Officina 00 cambiava con le stagioni ed era costruito su piatti iconici regionali, come ravioli fritti, lasagne creative, pasta fatta a mano, ma anche dessert e liquori artigianali come il limoncello di produzione propria.

In particolare la sede di Dryden Street, nel West End, era celebre per la possibilità di osservare la preparazione della pasta in diretta, trasformando la cena in uno spettacolo culinario che affascinava sia londinesi sia turisti. Il concept “flour-led” si distingueva in un mercato spesso saturo di proposte italiane generiche e puntava su un’esperienza autentica e curata nei minimi dettagli. Il successo iniziale fu importante: ottime recensioni su Tripadvisor e Google, articoli entusiasti su media locali e di settore, come il London Eater o il Time Out London, che lodavano l’originalità e la qualità dell’offerta.

La chiusura improvvisa di tutte le sedi e le parole del proprietario

Il 25 giugno 2025, però, la notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno: tutte e tre le sedi di Officina 00 – Fitzrovia, Old Street e Covent Garden – chiudevano contemporaneamente. L’annuncio è stato fatto dallo stesso chef Elia Sebregondi attraverso i canali social ufficiali, con un messaggio accorato e onesto in cui spiegava che, nonostante ogni sforzo fatto per affrontare le molte sfide degli ultimi mesi, era costretto a chiudere.

Nel suo lungo post, Elia ha ringraziato il team per la dedizione e il duro lavoro, ma soprattutto i clienti, definiti “amati” e “calorosi”, che con il loro affetto avevano dato senso ad ogni piatto cucinato. Ha scritto chiaramente di voler prendersi del tempo per “processare la perdita”, ma anche di avere la passione ancora viva e di voler continuare a “creare, sognare e dare vita a nuove idee”. Un messaggio che è stato accolto con decine di risposte di incoraggiamento, ricordi affettuosi e veri e propri elogi alla qualità della cucina offerta.

Molti clienti hanno definito Officina 00 uno dei migliori ristoranti italiani di Londra. Tra i commenti più condivisi, c’è chi scriveva di essere “sconvolto” dalla chiusura dopo aver parlato bene della pasta proprio la settimana precedente, chi rimpiangeva il “mushroom dish” o le “lasagne bites” e chi semplicemente esprimeva il dolore per la perdita di un locale che sentiva come casa. La reputazione conquistata in pochi anni di attività aveva reso Officina 00 un punto di riferimento per chi cercava la vera cucina italiana di qualità, in un contesto elegante ma accogliente.

Come raccontato da MyLondon, la chiusura non ha colpito solo i clienti ma ha sollevato interrogativi più ampi sullo stato di salute del settore della ristorazione londinese.

 

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Le “molte sfide” del settore: cause e contesto economico

Il caso di Officina 00 non è purtroppo isolato. Secondo il Hospitality Market Monitor, pubblicato dagli analisti di CGA by NIQ e AlixPartners, il Regno Unito dovrebbe vedere un saldo netto di circa 3.000 chiusure di locali di ospitalità entro la fine del 2025. Questi numeri impressionanti sono frutto di una serie di fattori concomitanti che stanno mettendo in ginocchio anche ristoranti di alta qualità e con un forte brand.

In primis c’è il problema dei costi operativi: Londra è una delle città più care al mondo per affitti commerciali, e zone come Covent Garden, Old Street e Fitzrovia hanno canoni che possono diventare proibitivi anche per un ristorante di successo. A questo si aggiunge l’aumento del costo delle materie prime – in particolare ingredienti importati dall’Italia – e dell’energia, che ha subito impennate vertiginose negli ultimi anni.

Anche la pressione sul personale è aumentata, con salari più alti necessari per attrarre e mantenere staff qualificato in un mercato del lavoro sempre più competitivo. La Brexit ha reso più complicato assumere cuochi, camerieri e manager europei, mentre la pandemia di Covid-19 ha imposto nuove norme sanitarie e ridotto la disponibilità di personale esperto.

L’articolo di MyLondon ricorda anche che Margot, un altro ristorante italiano molto noto e con riconoscimenti Michelin, ha annunciato la chiusura nello stesso periodo, mentre a Camden un locale molto frequentato ha deciso di chiudere per via delle condizioni di mercato definite semplicemente “poor trading conditions”. L’ondata di chiusure è la spia di un problema strutturale che va oltre i singoli casi e investe l’intero modello di ristorazione urbana di Londra.

Il pubblico stesso è cambiato: dopo la pandemia, il lavoro da remoto ha ridotto i flussi di pendolari e di clientela business a pranzo, mentre l’inflazione riduce il budget delle famiglie e rende più sporadiche le cene fuori. Anche il turismo ha ripreso con forza, ma non sempre nei quartieri tradizionali della ristorazione di fascia media, che rischiano di essere schiacciati tra catene low cost e ristoranti di lusso ultra-premium.

In questo contesto, le “molte sfide” citate da Elia Sebregondi acquistano un significato più chiaro e oggettivo: non si è trattato di errori gestionali o di un calo di qualità, ma di una tempesta perfetta di costi, concorrenza e cambiamenti nelle abitudini dei consumatori che ha colpito un settore già fragile.

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