Ombrello Sar per la Global Sumud Flotilla: Frontex e Ong sorveglino la navigazione verso Gaza

Mancano oramai pochi giorni dalla partenza dai porti italiani (Genova e un non meglio indicato porto siciliano) della “Global Sumud Flotilla” che, ricordiamolo, si compone di quattro diverse iniziative di sostegno rivolte alla popolazione gazawa. Nei mesi scorsi abbiamo visto all’opera che la “Freedom Flotilla Coalition”, che ha già tentato in due distinte occasioni di raggiungere la Striscia di Gaza, portando un carico simbolico di aiuti; successivamente è stata la volta del “Global Movement to Gaza”, iniziativa sempre a sostegno dei palestinesi e che in precedenza si era costituita col nome di “Global March to Gaza”. A queste vanno poi aggiunte altre due forme di missioni umanitarie effettuate via mare: la “Maghreb Sumud Flotilla”, con base in Nord Africa, e la “Sumud Nusantara” che, invece, è sostenuta da organizzazioni con sede in Malesia e in altri Paesi del Sudest asiatico. Queste diverse realtà sono accomunate dalla parola sumud, che in palestinese significa resilienza.
I numeri della missione umanitaria di che trattasi, come sono stati riportati da numerosi fonti giornalistiche nazionali e internazionali, appaiono subito assai importati; infatti, la compongono circa 500 persone, distribuite su 50 unità provenienti da oltre 40 differenti Paesi. La data fissata per la prima partenza è il 31 agosto e avverrà da porti della Spagna; il 4 settembre ci sarà il secondo turno di partenze dall’Italia e dalla Tunisia, il cui obiettivo principale consiste nel portare aiuti umanitari in Palestina, via mare e, in tal modo, spezzare il blocco navale – non dichiarato ma di fatto esercitato arbitrariamente – dal Governo israeliano.
Non ci dilunghiamo sulle numerosissime manifestazioni di apprezzamento espresse dalle più disparate parti all’iniziativa in oggetto che, sicuramente, concretizza il desiderio di milioni di persone che hanno a cuore l’obiettivo di aiutare il popolo palestinese e testimoniare, nei fatti e nella concretezza delle azioni, la vicinanza e tutto il sostegno possibile alla Palestina e al suo martoriato popolo.
Tuttavia, un’osservazione sotto il profilo strettamente marinaresco, riteniamo farla perché possa essere utile agli organizzatori che, in questi giorni di estenuanti preparativi, devono mettere a punto tutti gli aspetti organizzativi: chi garantirà un ombrello Sar (Search and rescue) alle oltre 50 unità dirette a forzare il blocco navale sulle coste della Striscia di Gaza?
Un convoglio navale così numeroso e variegato, con unità composte per lo più da barche da diporto e datati motopesca e che sviluppano velocità diverse (il convoglio resta vincolato a navigare alla velocità dell’unità meno veloce che lo compongono) necessita, dal nostro punto di vista, di essere monitorato e seguito durante la navigazione da unità capaci di intervenire per ogni eventuale necessità di assistenza e, speriamo non accada, di soccorso immediato.
Immaginiamo che gli organizzatori abbiano, prima e meglio di noi, valutato ogni aspetto relativo alla sicurezza della navigazione – che, com’è intuibile, non sarà una semplice gita in barca – che farà leva sull’ardimento dei partecipanti, per lo più giovani con modesta esperienza di mare: il mare lo si affronta preparati, senza improvvisazioni o confidando nella buona sorte. Col mare non si scherza.
Qual è la tua reazione?






