Pelletteria italiana ancora in salita: nel primo trimestre fatturato a -7,7%
L’avvio del 2025 si conferma ancora in salita per il settore della pelletteria italiana. “Come largamente previsto” – riporta la nota -, l’inizio del nuovo anno non ha evidenziato alcun miglioramento significativo nella congiuntura del settore rispetto al 2024, che era stato archiviato con sensibili arretramenti nel fatturato (attestatosi a circa 12 miliardi di euro, quasi 1,2 miliardi in meno sul 2023, pari ad una contrazione dell’8,9%) e nelle esportazioni (10,3 miliardi, -8,8%), accompagnati da segni negativi in tutte le altre principali variabili. Secondo l’analisi condotta dal Centro studi di Confindustria Accessori Moda per Assopellettieri, il primo trimestre del 2025 ha registrato una nuova contrazione del fatturato, stimata al 7,7% rispetto al 2024, con un calo delle esportazioni pari all’8,5% in valore. Il commercio al dettaglio in Italia ha mostrato una flessione del 4,4%, mentre la produzione industriale ha segnato una riduzione a doppia cifra, confermata dall’indice Istat della produzione industriale della filiera, che segna un -16,4% nei primi quattro mesi.
La domanda, sia interna che internazionale, è rimasta insoddisfacente, con esportazioni di beni di pelletteria pari a 2,44 miliardi di euro nel trimestre, in calo di quasi 228 milioni rispetto al primo trimestre 2024. Il prezzo medio ha registrato una diminuzione del 5,3 per cento. Tra i mercati esteri, si è evidenziata una sostanziale tenuta delle esportazioni verso l’Unione Europea (-0,6% in valore), ma un significativo calo verso i mercati extra-Ue (-10% in valore e nei volumi), con un arretramento marcato nel Far East (-17,5% complessivo), dove tutti i principali sbocchi hanno registrato contrazioni, in particolare la Cina (-31,5% in valore) e la Corea del Sud (-12,8%).
Alcuni segnali positivi emergono dagli Emirati Arabi (+19,5% in valore), dalla Turchia (+27,6%) e dal Qatar (+18,8%), mercati che hanno mostrato una crescita vigorosa rispetto ai livelli pre-pandemia. Anche gli Usa, nel trimestre precedente all’introduzione dei nuovi dazi, hanno registrato un lieve incremento (+0,7% in valore). Tuttavia, le prospettive per i prossimi mesi restano condizionate dalle tensioni geopolitiche e dall’entrata in vigore dei dazi aggiuntivi sulle importazioni statunitensi, fonte di forte preoccupazione per gli operatori: il 42% delle imprese interpellate ha indicato i nuovi dazi come una delle principali minacce alla crescita.
Dal punto di vista merceologico, le borse si confermano la categoria più rilevante, con 1,7 miliardi di euro di export (pari a quasi il 70% del totale), pur segnando un calo del 10,6 per cento. La piccola pelletteria ha registrato una flessione del 4,5%, mentre le cinture sono risultate in controtendenza con un incremento del +5,9 per cento. L’import ha mostrato una ripresa (+4,6% in valore), trainato soprattutto dalle produzioni provenienti dal Far East (+23,1%), con la Cina che resta primo fornitore, coprendo il 53% delle quantità importate.
Il saldo commerciale del settore ha chiuso il trimestre con un surplus di 1,52 miliardi di euro, comunque in calo del 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sul fronte occupazionale, il comparto ha evidenziato un saldo negativo sia nel numero di imprese attive (-1% pari a 46 unità in meno) sia negli addetti (-1,1% pari a 530 lavoratori in meno), con la Toscana, principale regione del settore, che ha registrato la riduzione più marcata.
Le ore di cassa integrazione autorizzate per le aziende della filiera hanno registrato un incremento del 66,1% rispetto al primo trimestre 2024, sfiorando i 13 milioni di ore, con picchi di crescita in Toscana (+200,4%) e nelle Marche (+81,6%). Secondo il sentiment degli imprenditori intervistati, “la ripresa è ulteriormente rimandata”, con un 55% che prevede stabilità della congiuntura nel secondo trimestre e un 25% che teme un peggioramento, mentre la stima sul fatturato per il primo semestre indica un calo atteso del 6,9% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Il 77% degli operatori identifica nella debolezza della domanda la principale criticità attuale, seguita dal conflitto Russia-Ucraina (62%) e dall’incertezza legata alle tensioni in Medio Oriente (27%). L’attenzione alla sostenibilità si conferma elevata: il 67% delle imprese dichiara di aver mantenuto invariato il livello di impegno sui temi ambientali, mentre il 28% riferisce un ulteriore aumento dell’attenzione.
In occasione degli Stati generali della pelletteria italiana 2025 promosso da Assopellettieri, la presidentessa Claudia Sequi aveva dichiarato che il comparto avrebbe sperato (e atteso) in un rimbalzo nel 2026. Come riportato dall’agenzia Ansa, Sequi ha detto che per la produzione industriale nel comparto della pelletteria “in questi primi mesi” del 2025 “grandi segnali di rimbalzo positivi non ne abbiamo, però è un po’ presto per trarre le conclusioni, sinceramente”. ”Abbiamo fatto un sondaggio tra i nostri associati”, ha detto, “e secondo il 32% la ripresa è prevista nella seconda metà del 2025; per il 50% è prevista nel 2026”, ha aggiunto.
Infine, è della scorsa settimana la nomina di Federica Bevilacqua a nuova direttrice generale di Assopellettieri e Aimpes, società che organizza il Mipel, il salone internazionale dedicato alla pelletteria.
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