Pet food sostenibile, arriva una linea per cani 100% vegetale che recupera gli scarti della filiera agricola

Andriani, società benefit pugliese, entra nel mondo del pet food con una linea di alimenti per cani completamente a base vegetale e fondata sull’economia circolare. Ecco come nasce Proggy Care e a quali problematiche risponde
ll gruppo Andriani ha fatto il suo ingresso ufficiale nell’universo del pet food con il lancio di Proggy Care, nuova linea italiana di alimenti per animali domestici completamente vegetale. Questa selezione si rivolge (per il momento) ai cani, e si propone come alternativa alle tradizionali formulazioni a base di carne.
Riciclare gli scarti
Andriani ha scelto di puntare solo su ingredienti vegetali, provenienti da una filiera completamente italiana e ottenuti attraverso processi che il gruppo definisce di upcycling.
La materia prima per le crocchette Proggy Care arriva infatti dalla produzione agricola (per esempio, di ceci e piselli) in origine destinata al consumo umano. Secondo quanto affermato dal Gruppo Andriani al momento del lancio, il 90% degli ingredienti deriva da economia circolare: si tratta di sottoprodotti agroalimentari di alta qualità, perfettamente idonei ma valorizzati attraverso processi di upcycling.
Tutti gli ingredienti sono inoltre tracciabili e provengono da terreni dove vengono promossi pratiche di agricoltura rigenerativa. La produzione delle crocchette avviene nello stabilimento Andriani di Gravina in Puglia, alimentato da fonti rinnovabili.

Il lancio di Proggy Care è stato possibile grazie a un investimento di oltre 5 milioni di euro in ricerca e sviluppo. Gli studi necessari alla creazione delle crocchette sono durati ben cinque anni e sono stati realizzati con il contributo di veterinari, centri universitari e ricercatori agronomici.
La sfida è stata quella di formulare un alimento completo dal punto di vista amminoacidico. Il pet food quindi è bilanciato e digeribile, arricchito con prebiotici naturali. In più, non è solo privo di carne, ma anche senza Ogm, soia, frumento, mais, coloranti e conservanti.
Per il 2028, Andriani prevede un ulteriore ampliamento della gamma: arriverà innanzitutto una linea di alimenti umidi, per ora assente, e verranno messi a punto anche prodotti specifici per gatti. Si punta anche ad una distribuzione sempre più capillare, attraverso pet shop e canali specializzati.
Un impatto nascosto
Esperienze come quella lanciata da Andriani acquistano ancora maggior valore se si guarda agli impatti dell’industria globale del pet food. Questo settore infatti, ha conseguenze dirette – per quanto poco discusse – sulla salute degli habitat naturali e sul cambiamento climatico. Il tema è stato sollevato solo di recente, ma alcune stime esistono già: l‘azienda olandese Barentz, per esempio, nel 2024 ha calcolato che per produrre pet food secco si impiegano dai 41 ai 48 milioni di ettari di terra, pari a due volte la Gran Bretagna.
Le emissioni annue causate da questa enorme produzione sono stimate tra i 56 e i 151 milioni di tonnellate di anidride carbonica, pari a una percentuale tra 1,1% e 2,9% delle emissioni globali attribuite al settore dell’agricoltura.
Non solo: l’utilizzo massiccio di sottoprodotti animali – ossia di tutti gli scarti dell’industria della carne – per la formulazione degli alimenti per cani e gatti contribuisce in modo indiretto al mantenimento dell’attuale modello zootecnico intensivo, che consuma le risorse idriche, sfrutta e impoverisce il suolo e ricorre in maniera costante a fertilizzanti, pesticidi ed antibiotici.
L’impatto ambientale si estende anche alla fase produttiva: trasformazione, trasporto e packaging del pet food comportano un uso elevato di energia e materiali, che spesso non sono riciclabili.
A ciò si aggiunge infine l’utilizzo di ingredienti di origine animale a basso valore biologico, a cui vengono aggiunti coloranti, conservanti e cereali di scarsa qualità. Tutto ciò solleva interrogativi anche sul piano della salute dei nostri pet, i consumatori finali di questi prodotti.
Le regole per cani in salute
Chi volesse, proprio a causa di alcune di queste criticità, integrare nell’alimentazione del proprio cane più alimenti a base vegetale dovrà ricordare alcune semplici regole e affidarsi ai consigli del proprio veterinario, per strutturare una dieta che sia completa e formulata con criteri scientifici rigorosi.
Ricordiamo per prima cosa che i cani, a differenza dei gatti, non sono carnivori obbligati, ma onnivori facoltativi. Nel corso della loro evoluzione accanto all’uomo, hanno sviluppato cioè una buona capacità digestiva per carboidrati complessi e per tutte le fonti vegetali di proteine e grassi.
Questo significa che non è strettamente necessario includere carne o derivati animali nella loro alimentazione, purché l’apporto nutrizionale complessivo sia adeguato e si leggano con attenzione le etichette degli alimenti vegetariani o vegani scelti.
Una dieta adatta ai cani deve infatti in ogni caso includere un profilo amminoacidico completo, in particolare con la giusta quantità di lisina, metionina, treonina e taurina, vitamine come B12 e D3 (che devono essere integrate, essendo assenti nei vegetali), minerali bilanciati (calcio, fosforo, zinco) e acidi grassi essenziali, come gli omega-3 a catena lunga.
Un buono spunto per non sbagliare può essere quello di consultare le linee guida promosse dalla Fediaf, la Federazione europea dei produttori di pet food.
Crediti immagine: Depositphotos
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