Porti italiani, potenziali hub energetici, grazie alle Comunità energetiche rinnovabili portuali

Lug 10, 2025 - 15:30
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Porti italiani, potenziali hub energetici, grazie alle Comunità energetiche rinnovabili portuali
porti fotovoltaici

La valorizzazione delle aree portuali italiane attraverso la costituzione di comunità energetiche rinnovabili è una prospettiva concreta per trasformare i porti in hub energetici sostenibili

Il sistema portuale, specialmente in un Paese peninsulare come l’Italia con quasi 8.000 chilometri di coste, rappresenta uno dei principali fattori di sviluppo economico e sociale, tanto che negli ultimi decenni c’è stata una progressiva concentrazione nelle aree portuali di molteplici attività e servizi.

Le aree portuali conseguentemente richiedono un elevato consumo di energia. Il processo di decarbonizzazione delle aree portuali è, pertanto, cruciale nell’ambito del percorso di transizione energetica.

In questo senso, la valorizzazione delle aree portuali attraverso la costituzione di Comunità energetiche rinnovabili (Cer) sta diventando sempre più una prospettiva concreta per rendere i porti italiani, non solo snodi logistici ed economici strategici, ma anche hub energetici sostenibili, capaci di produrre, condividere e autoconsumare energia da fonti rinnovabili.

Comunità energetiche rinnovabili portuali, grande occasione di transizione energetica

Come già ricordato in queste pagine, le Cer sono configurazioni di cittadini, piccole medie imprese, enti pubblici, associazioni che decidono di mettersi insieme per produrre e condividere energia da fonti rinnovabili proveniente da impianti fotovoltaici (ma non solo) nella disponibilità della comunità.

Le Cer contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione, sono un aiuto concreto contro la povertà energetica e creano partecipazione attiva e inclusione sociale.

A un anno e mezzo dalla pubblicazione da parte del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica del Decreto Cacer – Configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell’energia rinnovabile -, in vigore dal 24 gennaio 2024, con il quale l’Italia ha completato il recepimento della normativa comunitaria in tema di energie rinnovabili e definito i meccanismi di incentivo, il dibattito sulle cosiddette Cer portuali sta riscuotendo grande interesse nel nostro Paese e nuove iniziative vengono presentate.

Tra gli esempi più recenti si ricorda quello dell’Autorità di Sistema Portuale (AdSP) del Mar Ligure Orientale che a fine maggio di quest’anno ha lanciato il progetto per la realizzazione di una Cer nel porto della Spezia.

L’iniziativa punta ad armonizzare e valorizzare il rapporto tra porto e città, in ottica di sostenibilità. C’è l’intenzione, inoltre, di estendere questo progetto (stando alle dichiarazioni del commissario straordinario, Federica Montaresi), oltre che al Comune della Spezia, anche al Comune di Santo Stefano di Magra, sede del retroporto, attore strategico per le attività del porto.

Operativamente, gli utenti portuali pubblici e privati, che hanno i requisiti base previsti, potranno aderire alla Cer portuale anche come semplici consumatori usufruendo dei benefici previsti dalla legge.

Qualora gli aderenti siano anche dei produttori di energia, per esempio mediante la realizzazione di un impianto fotovoltaico, potranno usufruire delle ulteriori agevolazioni previste per i prosumer (produttori e consumatori insieme) che, come per le altre Cer, possono mettere in condivisione l’energia prodotta in eccesso e cedere in rete al Gestore dei servizi energetici (Gse) quella eventualmente rimanente.

La costituzione di Cer portuali si accompagna ai fondi pubblici già stanziati a valere sul Pnrr per l’elettrificazione delle banchine (cold ironing) di 41 porti con l’obiettivo di ridurre del 78% le emissioni di CO2 dovute alla sosta delle navi nei principali porti italiani entro il 2030.

Più precisamente, questo intervento prevede la fornitura di energia elettrica alle navi in ​​porto, permettendo loro di spegnere i motori e ridurre le emissioni inquinanti.

Parimenti, il progetto Green ports finanzia (sempre con risorse Pnrr) interventi per l’efficientamento energetico, la riduzione delle emissioni di CO2 e di altre emissioni inquinanti nei porti per promuovere la sostenibilità ambientale delle attività portuali, anche a beneficio delle aree urbane circostanti.

Le risorse sono destinate anche a sostenere progetti di intermodalità e logistica integrata. A questo proposito, tra le tante iniziative già avviate, si ricorda l’esempio dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, che pochi mesi fa aveva sostenuto, con una dotazione finanziaria di 8 milioni di euro, attraverso un bando specifico, l’acquisizione di proposte di intervento da parte di privati concessionari e terminalisti operanti nelle aree portuali di Genova, Prà, Savona e Vado Ligure per l’acquisto di mezzi di trasporto elettrici.

Crediti immagine: Depositphotos

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Andrea InnocentiAndrea Innocenti: da tempo si interessa di energia e sostenibilità, prima come Ceo di un'azienda reseller di luce e gas, oggi come consulente e docente. Bocconiano con Mba a Edimburgo, cresce all'interno di due multinazionali della consulenza di direzione. Crede nelle energie rinnovabili, quale leva per combattere il cambiamento climatico, e segue la realizzazione delle Comunità Energetiche Rinnovabili, oltre a tenere corsi sulla sostenibilità nelle scuole | Linkedin

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