Energia, cambio fornitore: la metà dei consumatori non risparmia davvero

Dicembre 27, 2025 - 16:05
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Energia, cambio fornitore: la metà dei consumatori non risparmia davvero

lentepubblica.it

Uno studio recente evidenzia che molte delle promesse del mercato libero non si traducono in vantaggi concreti per chi cambia gestore. La telefonata commerciale resta la modalità più rischiosa.


Negli ultimi anni, il mercato dell’energia e del gas in Italia ha vissuto un’evoluzione significativa, con la crescente affermazione del mercato libero rispetto al tradizionale mercato tutelato. Questa trasformazione ha favorito una maggiore mobilità dei consumatori: circa un quarto degli utenti sceglie ogni anno di sottoscrivere un contratto con un fornitore diverso dal precedente.

A prima vista, questa dinamicità potrebbe sembrare un segnale positivo: il consumatore appare più attento e desideroso di cercare offerte migliori. Tuttavia, dietro a molti di questi cambi si nascondono strategie di marketing aggressivo e talvolta ingannevole, soprattutto attraverso telefonate e visite porta a porta, che impediscono una scelta realmente informata.

La domanda cruciale, spesso trascurata, è se spostarsi da un fornitore all’altro porti effettivamente benefici economici o contrattuali agli utenti. Per rispondere in modo concreto, Federconsumatori ha condotto un’indagine approfondita, confrontando i vecchi contratti con quelli stipulati con nuovi operatori. Lo studio si è basato su 1.243 contratti raccolti presso gli sportelli dell’associazione in tutto il Paese, con una prevalenza di casi nel Nord Italia, storicamente più propenso al cambio fornitore.

Contratti a distanza vs. sportello fisico: una differenza netta

Dall’analisi emerge un primo dato significativo: la modalità di sottoscrizione influisce pesantemente sulla convenienza del nuovo contratto. Il 63,8% dei contratti esaminati è stato stipulato a distanza, principalmente per telefono, mentre il 36,2% è stato concluso presso punti vendita fisici.

I risultati per i contratti telefonici sono allarmanti: solo poco più di un terzo dei consumatori risparmierà con il nuovo accordo, mentre ben il 41% si troverà in condizioni economiche peggiori rispetto al mercato tutelato. Considerando anche chi non ottiene alcun vantaggio reale, si raggiunge una percentuale complessiva di oltre il 60% di contratti che non apportano benefici concreti.

Al contrario, chi sottoscrive il contratto direttamente presso lo sportello fisico gode di maggiore protezione: circa il 67% dei nuovi contratti si rivela economicamente più conveniente. Tuttavia, anche in questo caso oltre un terzo dei consumatori non trae vantaggi: il 22% si trova a pagare di più e circa il 10% non registra alcuna differenza significativa.

Le clausole contrattuali: un labirinto poco chiaro

Un altro aspetto critico riguarda le condizioni contrattuali: termini di pagamento, clausole, modalità di recesso e altre norme spesso risultano complesse e difficili da comprendere, soprattutto nel contesto di una telefonata. L’analisi di Federconsumatori mostra che, quando si considera non solo il prezzo ma anche la qualità delle condizioni contrattuali, il quadro peggiora ulteriormente per chi cambia fornitore a distanza. Le nuove condizioni migliorative restano infatti un’eccezione, mentre la maggior parte dei contratti a distanza non offre vantaggi tangibili in termini normativi.

Questo fenomeno evidenzia una forte asimmetria informativa: il consumatore, spesso poco attento ai dettagli contrattuali, viene indotto a firmare accordi che non migliorano la sua posizione e, in alcuni casi, possono perfino penalizzarlo.

Teleselling e responsabilità delle aziende

I dati confermano ciò che Federconsumatori denuncia da anni: le vendite telefoniche e porta a porta rappresentano un rischio significativo per il consumatore e raramente portano benefici concreti. Alla luce di queste evidenze, l’associazione chiede interventi urgenti da parte di Governo, Parlamento e autorità di controllo come Arera, AGCOM e AGCM, per introdurre norme più severe e tutelanti sul teleselling.

Allo stesso tempo, le aziende dovrebbero assumere un comportamento più responsabile: chi ha già eliminato le vendite a distanza ha dimostrato che è possibile operare in modo etico, garantendo trasparenza e tutela del cliente. Controllare rigorosamente anche eventuali partner terzi ai quali viene delegata la vendita diventa un obbligo imprescindibile.

Oltre il cambio fornitore: affrontare la povertà energetica

Il problema dei contratti svantaggiosi si inserisce in un contesto più ampio: l’aumento dei prezzi dell’energia e la diffusione della povertà energetica. Per mitigare questa emergenza, occorre un approccio strutturale: riduzione degli oneri di sistema non dovuti, riforma degli incentivi alla transizione energetica e stanziamento di fondi pubblici mirati a sostenere le famiglie più vulnerabili. Solo così si potrà garantire che la mobilità dei consumatori diventi realmente un vantaggio e non un rischio economico.

Conclusioni

Lo studio di Federconsumatori mette in luce una realtà spesso trascurata: il mercato libero dell’energia non sempre favorisce il consumatore, soprattutto quando le decisioni risultano prese sotto pressione da operatori commerciali. I dati parlano chiaro: la metà dei contratti stipulati a distanza non offre alcun beneficio reale e in molti casi peggiora la situazione economica degli utenti.

L’indagine invita quindi a una riflessione profonda sul ruolo del teleselling e sulla responsabilità delle aziende, ma anche sulla necessità di politiche pubbliche mirate a garantire trasparenza, equità e riduzione dei costi energetici. Solo così i cittadini potranno beneficiare davvero della possibilità di scegliere liberamente il proprio fornitore, senza rischiare di cadere in trappole contrattuali e inganni commerciali.

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