Incidenti con investimento animali: quali obblighi prevede la legge?

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Pochi giorni fa ho voluto approfondire il tema dell’abbandono degli animali domestici, poiché le Festività natalizie sono tra i periodi con più incremento.

Questo crimine orrendo contribuisce anche ai numerosi incidenti stradali causati dai quadrupedi vaganti, sommandosi al pericolo già rappresentato dalla fauna selvatica (cinghiali, caprioli, volpi, cervi, lupi, orsi).

Centinaia di incidenti l’anno con morti e feriti

Secondo i dati raccolti nel 2024 dall’Osservatorio Asaps (Associazione sostenitori della Polizia stradale), sulle strade italiane si sono verificati 199 sinistri gravi con animali, con 14 morti (erano stati 11 nel 2023) e 254 feriti (232 nel 2023).

A questi ne vanno aggiunti migliaia di altri con danni ai soli mezzi, o alle bestie, che non vengono denunciati. Sul totale dei 199 incidenti gravi, 181 hanno visto coinvolti animali selvatici (91%) e 18 quelli domestici (9%).

Gli episodi si sono verificati perlopiù nelle ore diurne (147 contro 52 notturni) e sulla viabilità ordinaria (191 contro 8 su autostrade ed extraurbane).

In 148 casi l’impatto è stato causato da un’auto, in 60 da una moto, in 12 sono stati biciclette o velocipedi, mentre risulta uno solo con autocarri o pullman.

E la situazione non sembrerebbe migliorare, considerato che l’Osservatorio ha già registrato 100 incidenti con morti o feriti gravi per il primo semestre 2025.

Come bisogna comportarsi in presenza di animali feriti

Tutti sanno quali soccorsi chiamare in presenza di persone ferite, mentre c’è molta confusione sul comportamento da seguire nell’ipotesi in cui siano implicati animali cosiddetti d’affezione (cani o gatti), da reddito (cavalli, mucche, maiali, ecc.) o appartenenti a specie protette.

Innanzitutto, bisogna evitare comportamenti rischiosi per la bestia ferita o per sé stessi, prima che si capisca quale siano le reali condizioni.

Non ci si deve avvicinare troppo, non vanno somministrati arbitrariamente cibo o bevande, né tantomeno farmaci. Inoltre, è vietato il prelevamento delle specie appartenenti alla fauna selvatica.

Per attivare il soccorso deve essere contattato il Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) competente per la Regione in cui ci si trovi; o in alternativa la Polizia Municipale, i Vigili del Fuoco, i Carabinieri, il servizio veterinario ASL del territorio.

In caso di omissione si è soggetti a sanzioni amministrative e penali.

Cosa prevede la legge e chi paga le spese

A fare chiarezza è la legge n. 120/2010 che, modificando l’art. 189 comma 9-bis del Codice della Strada, ha stabilito l’obbligo di fermarsi e agire tempestivamente per soccorrere gli esemplari coinvolti.

L’inadempimento a seguito di un incidente provocato può costare una sanzione amministrativa da 421 a 1.691 euro. Il dovere vale anche per le persone coinvolte indirettamente o che vi assistono, con multa da 85 a 337 euro.

In più, se il mancato intervento ne causa la morte si può configurare pure il reato di cui all’articolo 544 bis del Codice penale (“Uccisione di animali”), che commina la pena della reclusione da 4 mesi a 2 anni.

Aspetto più controverso è l‘imputazione dei costi, non regolata in maniera chiara, che rischia perfino di scoraggiare comportamenti virtuosi nei meno sensibili.

In prima istanza, infatti, le spese veterinarie sono a carico del soccorritore, che poi potrà chiederne la restituzione se vengano accertati altri responsabili.

Quando risulti colpevole il conducente del mezzo, spese e danni arrecati saranno a suo carico.

Qualora, invece, la causa dell’incidente sia imputabile al comportamento scorretto del proprietario dell’animale, sarà questi a doverne rispondere ai sensi dell’art. 2052 del Codice civile.

In caso di selvatici o randagi può essere chiamato a risarcimento anche l’Ente territoriale competente alla cattura; ma solo se ne venga ravvisato un comportamento colposo, come ad esempio l’inerzia a fronte di una segnalazione precedente. L’onere della prova spetta comunque al danneggiato.

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