Santuario di My Son: il cuore spirituale e archeologico del Vietnam antico

Dicembre 27, 2025 - 15:33
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Santuario di My Son: il cuore spirituale e archeologico del Vietnam antico

Kazimierz Kwiatkowski, l’architetto polacco noto soprattutto per il suo impegno nella preservazione dei siti storici e archeologici in Vietnam, disse che il santuario di My Son rappresenta un museo inestimabile di architettura e scultura dell’umanità. Qui, gli antichi Cham hanno infuso il loro spirito nella pietra e nella terra, creando un luogo grandioso e sacro a partire dalla natura che li circondava.

Quest’aura di grandezza e profonda suggestione permea l’intero sito archeologico ed è tangibile fin da quando poserete il primo piede al suo interno, seppur oltre due terzi della sua superficie siano stati distrutti dai bombardamenti durante la Guerra del Vietnam. Ed è proprio grazie all’intervento di professionisti come Kwiatkowski che, quel poco che rimase, ottenne la protezione UNESCO nel 1999.

Oggi, le rovine color ocra scuro del santuario di My Son sono tra le destinazioni più belle da inserire in qualsiasi itinerario di viaggio in Vietnam.

La storia di My Son

La storia del santuario di My Son affonda le radici nel IV secolo, quando il potente regno marittimo dei Cham iniziò a prosperare nel Vietnam centrale, gettando le basi per uno dei siti religiosi più importanti del Sud-est asiatico. I primi templi vennero costruiti sotto il re Bhadravarman e dedicati principalmente a Shiva, considerato il protettore dei sovrani Cham.

Tra il VII e il XIII secolo, durante la sua epoca d’oro, il santuario si espanse fino a contare oltre 70 strutture dedicate a divinità induiste come Shiva, Vishnu e Brahma. A differenza di Angkor Wat o Borobudur, i templi di My Son furono realizzati in mattoni con una tecnica misteriosa e ancora oggi non completamente compresa.

Il declino iniziò nel XV secolo, con la caduta del regno Champa e l’abbandono del complesso, presto inghiottito dalla giungla. Nel 1898, il sito fu riscoperto dall’archeologo francese Henri Parmentier, che avviò i primi restauri negli anni ’30. Durante la Guerra del Vietnam, però, il santuario divenne una base dei Vietcong e subì gravi bombardamenti americani, i cui crateri sono ancora visibili oggi.

La sua rinascita, come vi abbiamo anticipato all’inizio, si deve soprattutto all’archeologo polacco Kazimierz Kwiatkowski, che ne guidò la salvaguardia e la tutela.

Santuario My Son
iStock
Le rovine del santuario My Son

Cosa vedere nel santuario di My Son

Quello che troverete al santuario di My Son sono oltre 70 templi distribuiti in modo piuttosto particolare, suddivisi in gruppi o blocchi, ognuno dei quali presenta un insieme di strutture.

Nel gruppo A, la rovina più importante è il Tempio A1, parzialmente ricostruito perché gravemente bombardato durante la guerra: nel X secolo raggiungeva i 28 metri di altezza ed era l’unico del sito con due ingressi principali, a est e a ovest, circondato da sei piccoli templi dedicati alle divinità direzionali.

I gruppi B, C e D costituiscono il nucleo principale del santuario, con 27 templi datati tra il X e il XII secolo, dedicati a Bhadreshvara, incarnazione di Shiva. Qui si trovano le rovine meglio conservate, come il tempio B5, ricco di sculture esterne e spesso paragonato ai templi cambogiani di Angkor. Il Gruppo C ospita l’imponente C1, celebre per bassorilievi e decorazioni. Più piccoli, ma suggestivi, i gruppi E, F e G offrono rovine accessibili e meno affollate, mentre i gruppi H e K, più semplici, rappresentano una piacevole tappa conclusiva per chi desidera esplorare ogni angolo del complesso.

Infine, è presente anche un museo che ospita tutta una serie di reperti conservati ed esposti per raccontare la storia del popolo Cham e delle loro credenze induiste. Tra le esposizioni spicca un’impressionante collezione di sculture, bassorilievi e altri reperti archeologici rinvenuti nel complesso di My Son e nelle aree circostanti.

Dove si trova e come arrivare

Il santuario di My Son si trova in una valle tra montagne ricoperte dalla giungla, nella provincia di Quang Nam, nel Vietnam centrale, circa 40 chilometri a sud-ovest di Hoi An. Da qui, altro gioiello UNESCO del Paese, il sito archeologico è facilmente raggiungibile in diversi modi.

I tour guidati sono l’opzione più comune e permettono di arrivare presto, evitando caldo e affollamento. In alternativa si può usare una navetta condivisa, una soluzione economica e comoda senza necessità di scooter o auto privata. Chi preferisce visitare il sito con calma può invece optare per un’auto privata, un taxi o per il noleggio di uno scooter.

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Redazione Redazione Eventi e News