Sostenibilità e psicologia: il cambiamento parte dalla mente


La sostenibilità non è solo una questione di tecnologia, regolamenti o investimenti: riguarda anche la nostra mente. Perché la vera transizione ecologica parte dal modo in cui pensiamo, percepiamo e viviamo il rapporto con l’ambiente
Uno dei concetti più discussi oggi è l’eco-ansia: la sensazione di preoccupazione cronica legata alla crisi climatica. Secondo un report pubblicato su The Lancet Planetary Health (2022), il 59% dei giovani tra i 16 e i 25 anni dichiara di sentirsi molto o estremamente preoccupato per il futuro del Pianeta.
In Italia, ricerche condotte dall’Università di Padova confermano come l’eco-ansia influisca anche sulle scelte di studio e di lavoro dei ragazzi.
Psicologia ambientale: la natura che cura
La psicologia ambientale mostra da tempo come il contatto con la natura generi benefici psicofisici. Passeggiare in un parco o praticare il forest bathing riduce i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, fino al 15% (fonte: Journal of Environmental Psychology, 2021).
Non a caso, molte città stanno inserendo tra gli obiettivi dei Piani Urbani di Mobilità Sostenibile (Pums) la creazione di spazi verdi multifunzionali, veri e propri rifugi climatici che uniscono sostenibilità e benessere.
Sapere cosa è giusto non sempre significa farlo. La psicologia spiega che molti dei nostri comportamenti poco sostenibili derivano da bias cognitivi: preferiamo la comodità immediata a un beneficio futuro (per esempio usare l’auto invece dei mezzi pubblici).
Per questo le politiche pubbliche dovrebbero integrare il nudging ambientale, piccoli incentivi e scelte predefinite che orientano i cittadini verso comportamenti virtuosi senza imposizioni.
Nuovi linguaggi per la transizione
Un altro tema centrale è quello della comunicazione. Parlare di sostenibilità solo in termini catastrofici rischia di generare paralisi e disimpegno.
La psicologia ci suggerisce invece di usare un linguaggio hope-based, fondato sulla speranza e sulle soluzioni. Mostrare casi positivi, comunità resilienti, imprese innovative rafforza il senso di efficacia collettiva e stimola la partecipazione.
La sostenibilità ha dunque una dimensione psicologica che non possiamo trascurare: coltivare la consapevolezza che le nostre scelte quotidiane – dal cibo ai trasporti, dal consumo energetico alla gestione dei rifiuti – incidono non solo sulla salute del Pianeta, ma anche sul nostro benessere psicologico e sociale.
Come ricorda l’Agenda 2030, il cambiamento è possibile solo se è condiviso. Per questo la psicologia può diventare la chiave per rendere la sostenibilità non un obbligo, ma una scelta naturale, capace di generare motivazione, salute e speranza.
Crediti immagine: Depositphotos
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