Stesso stile, più qualità: i marchi che hanno sostituito ZARA nel mio armadio

Abbandonare ZARA non significa rinunciare allo stile. Qui trovi marchi con estetica simile, tessuti più qualitativi e una produzione più etica, per capi che durano nel tempo.
Negli ultimi anni è diventato sempre più difficile giustificare le spese sul fast fashion, soprattutto quando ZARA ha aumentato il prezzo dei suoi capi senza cambiare davvero la qualità. Questa tendenza mi ha fatto riflettere su quel guardaroba dove la quantità ha preso il posto della sostanza. Così ho iniziato a rimettere in discussione le alternative. Non era una questione di stile o classe, ma di scelta consapevole: volevo vestiti ben fatti, capaci di durare e più in linea con la mia idea di sostenibilità.
Nel mio percorso ho scoperto che è possibile mantenere un gusto simile a quello di ZARA – linee pulite, tendenze aggiornate – ma con una qualità più alta e costi ragionevoli. E non si tratta solo di estetica. Parliamo di capi più curati nei tessuti, con una produzione più trasparente, spesso sostenibile e coerente con un consumo responsabile. Vivere meglio, senza rinunciare allo stile, è possibile.
Scegliere meno, scegliere meglio: un nuovo modo di vestire
Ho iniziato dal catalogo OVS perché mi affascina l’idea di una moda responsabile alla portata di tutti. Hanno deciso di puntare sul cotone sostenibile e tracciabile, su processi produttivi meno impattanti e una promessa vera: ridurre il 46 % delle emissioni di CO₂ entro il 2030.
Sono passata da un acquisto veloce e superficiale a capi di cotone organico, morbidi ma resistenti, che conservo da una stagione all’altra. E il loro impegno ambientale non è una scritta sul sito: c’è un manifesto, ci sono numeri, certificazioni e collaborazioni vere. È la stessa stoffa, per restare nell’analogia sartoriale, ma lavorata meglio.
Poi è arrivato Uniqlo, con la sua filosofia LifeWear. Mi ha conquistata la versatilità: capi che non passano di moda, pensati per funzionare ogni giorno, con le comodità tecniche come HeatTech o Airism. Prendi una t‑shirt o un cardigan: prezzo onesto, vestibilità raffinata, tessuto che migliora con l’uso. Mi piace il fatto che un capo Uniqlo conserva la sua forma, mentre tanti pezzi da fast fashion si rovinano dopo pochi lavaggi. E non è solo una questione di vestibilità, ma di valore: se una t‑shirt costa poco e dura, crea meno spreco.
Un altro brand che si è guadagnato il suo posto nel mio armadio è NA‑KD, capo dopo capo. Qui trovi abiti attuali, linee femminili senza eccessi, materiali più ricercati e una attenzione alla cura dei dettagli piacevole da vedere e da indossare. Non è vero lusso, ma non è nemmeno fast fashion spinto: è tra stile e freschezza, con collezioni pensate per valorizzare. Lo stile resta contemporaneo, ma la qualità mi garantisce che durerà oltre la stagione.
Poi c’è ARKET: è stato un salto. Da digitale e online sono approdata nel punto vendita, e sono rimasta sorpresa. Capisco adesso cos’è davvero lo slow living applicato al design dei capi. Ogni camicia, ogni pantalone, perfino gli oggetti per la casa e il café integrano estetica nordica, materiali solidi come lino, lana, metalli brass. Ti viene voglia di costruire un guardaroba-casa che duri. Non si compra tutti i giorni, bisogna scegliere e ragionare, ma la sensazione è che questi pezzi possano davvero durare, raccontare qualcosa e rimanere tra stagioni.
Adesso, quando passo da ZARA, vedo qualcosa che assomiglia allo stesso stile, ma percepisco la differenza: la stoffa più grezza, la linea meno definita, la sensazione di precarietà. Mentre con OVS ho capi per tutti i giorni, con Uniqlo i basici valorizzati, con NA‑KD quelli di personalità e con ARKET quelli che durano nel tempo. È come avere livelli di qualità in un armadio modulare: mi fermo quando ho trovato ciò che mi serve, senza rinunciare a nulla ma valorizzando ogni scelta.
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