Thailandia. Crisi con la Cambogia, chiusi i confini

Giugno 25, 2025 - 22:00
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Thailandia. Crisi con la Cambogia, chiusi i confini

di Giuseppe Gagliano

Con una mossa che sa più di dichiarazione politica che di semplice misura di sicurezza, l’Esercito e la Marina thailandesi hanno deciso di sigillare quasi tutti i valichi di frontiera con la Cambogia, bloccando traffico commerciale, passaggi turistici e spostamenti civili. Una decisione drastica che affonda le sue radici in una spirale di tensioni bilaterali e scosse interne al governo di Bangkok, proprio mentre l’equilibrio politico si fa sempre più precario.
Il portavoce dell’esercito, maggiore generale Winthai Suvaree, ha annunciato che le forze delle prime due armate regionali sono state dispiegate lungo le province di confine (Buri Ram, Sa Kaeo, Si Sa Ket, Surin, Ubon Ratchathani), imponendo un blocco totale a ogni movimento non umanitario. Anche la Marina ha replicato la misura sulle province di Chanthaburi e Trat, sigillando il settore orientale del Paese.
Il casus belli ufficiale? L’attività crescente dei “call center fraudolenti” e delle truffe ibride provenienti dal territorio cambogiano, che avrebbero colpito duramente la popolazione thailandese. Ma il quadro reale è ben più ampio e delicato. Al centro del contendere c’è infatti la crescente sfiducia reciproca tra i due governi, alimentata da divergenze storiche, come la disputa mai risolta sul tempio di Preah Vihear, e da una crisi diplomatica riaccesa da intercettazioni compromettenti, che vedono coinvolta direttamente la premier thailandese, Paetongtarn Shinawatra.
La diffusione di una registrazione audio tra la premier e l’ex leader cambogiano Hun Sen ha provocato l’uscita dal governo del secondo partito di coalizione, il Bhumjaithai, facendo vacillare la maggioranza parlamentare e lasciando l’esecutivo su un crinale instabile. In questo contesto, la chiusura del confine appare come un tentativo del governo di rinsaldare il consenso nazionalista interno, mostrando fermezza verso l’esterno per nascondere le crepe crescenti all’interno.
Intanto l’economia thailandese, già indebolita da un debito familiare elevato, da costi di prestito insostenibili e da un calo del turismo, arranca dietro ai partner regionali. Il PIL è cresciuto del 2,5% nel 2024 e per il 2025 si prevede un’anemica ripresa dell’1%. Le tensioni con la Cambogia rischiano di colpire ulteriormente l’interscambio commerciale e il flusso transfrontaliero di manodopera e merci, aggravando una crisi che è più politica che militare.
Sul fronte difesa, Paetongtarn ha negato le voci secondo cui sarebbe pronta ad assumere la guida del Ministero della Difesa. Ma la smentita non basta a rassicurare gli osservatori, mentre al confine si moltiplicano gli schieramenti militari e le restrizioni. La memoria storica pesa: nel 2008 e nel 2011, scontri armati tra le due forze si erano già verificati, provocando numerose vittime. E il recente ingresso di truppe cambogiane nella zona contesa di Chong Bok, nella provincia thailandese di Ubon Ratchathani, ha riacceso il rischio di nuove escalation.
In un’Asia sud-orientale già percorsa da tensioni legate alla Cina, agli USA e alla militarizzazione del Mar Cinese Meridionale, la crisi Thailandia-Cambogia rischia di diventare un focolaio minore ma simbolicamente cruciale, dove si incrociano sicurezza nazionale, equilibri regionali e fragilità politica interna. Non si tratta solo di valichi chiusi, ma di un confine tra stabilità e instabilità che si fa ogni giorno più sottile

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Redazione Redazione Eventi e News