Turchia. Arrestati tre nuovi sindaci d’opposizione, la stretta autoritaria accelera

Lug 7, 2025 - 11:00
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Turchia. Arrestati tre nuovi sindaci d’opposizione, la stretta autoritaria accelera

GG

La repressione politica in Turchia ha raggiunto una nuova e preoccupante soglia. Sabato 5 luglio, tre sindaci appartenenti al Cumhuriyet Halk Partisi (CHP), principale forza d’opposizione del Paese, sono stati arrestati con l’accusa di “crimine organizzato”. Gli arresti, avvenuti all’alba, hanno scosso profondamente l’opinione pubblica e alimentato le tensioni tra il potere centrale e le amministrazioni locali guidate dall’opposizione.
Tra i fermati figurano figure di primo piano come Zeydan Karalar, sindaco di Adana; Muhittin Böcek, primo cittadino di Antalya; e Abdurrahman Tutdere, sindaco di Adıyaman. Le autorità hanno giustificato l’operazione come parte di un’inchiesta giudiziaria, ma per molti osservatori si tratta dell’ennesimo episodio di una strategia mirata a soffocare ogni forma di dissenso.
A denunciare con forza l’accaduto è stato il sindaco di Ankara, Mansur Yavaş, che su X (l’ex Twitter) ha accusato il governo di strumentalizzare la giustizia per colpire l’opposizione. “Non ci piegheremo di fronte all’ingiustizia, all’anarchia e alle operazioni politiche mascherate da legalità”, ha dichiarato Yavaş, raccogliendo ampio sostegno da parte dei cittadini e di altre figure dell’opposizione.
Questi arresti avvengono in un clima già surriscaldato: lo scorso marzo, la clamorosa incarcerazione di Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul e acerrimo rivale del presidente Recep Tayyip Erdogan, aveva provocato proteste di massa. La vittoria del CHP alle elezioni locali del 2024, che aveva sancito la perdita di storici bastioni dell’AKP, sembra aver scatenato una campagna di intimidazione politica senza precedenti.
Nei cento giorni successivi all’arresto di Imamoglu, le manifestazioni si sono moltiplicate, in particolare a Istanbul, dove migliaia di persone hanno sfidato un imponente schieramento di forze dell’ordine. Il dissenso popolare, pur contenuto con metodi sempre più repressivi, riflette un malcontento diffuso per quella che molti definiscono una deriva autoritaria.
Erdogan, già accusato di aver ridotto al silenzio la stampa e di aver messo sotto scacco il potere giudiziario, appare determinato a eliminare ogni spazio di alternanza democratica, consolidando un sistema sempre più centralizzato e impermeabile alle voci critiche. Tuttavia, la società civile turca non sembra intenzionata a cedere facilmente: la piazza continua a rappresentare l’ultimo bastione di resistenza contro un potere che appare sempre più deciso a blindarsi.

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Redazione Redazione Eventi e News