Adani, Ambani, Son e gli altri: i miliardari asiatici puntano sui data center

Novembre 12, 2025 - 06:00
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Adani, Ambani, Son e gli altri: i miliardari asiatici puntano sui data center

La costruzione di infrastrutture per l’intelligenza artificiale nell’Asia-Pacifico sta accelerando rapidamente. Masayoshi Son e Mukesh Ambani sono tra i più importanti miliardari della regione che stanno guidando lo sviluppo.

Adagiati ai piedi del monte Pulai, nello stato di Johor, Malesia meridionale, e circondati da piantagioni di palma da olio, quattro edifici senza finestre di un solo piano emettono un ronzio costante, giorno e notte. Il rumore proviene da supercomputer che eseguono simultaneamente applicazioni di cloud computing e intelligenza artificiale, alcune delle quali usano i più avanzati chip GB200 di Nvidia. In grado di elaborare 1,8 terabyte di informazioni al secondo, queste gpu si trovano in un impianto da 20 megawatt (MW) all’interno di un parco dati di 664 ettari gestito da Ytl Power International, unità energetica del conglomerato malese Ytl del miliardario Francis Yeoh. All’interno, ventole alte tre metri soffiano aria fredda su file di rack server collegati da chilometri di cavi.

Due anni fa il colosso americano dei chip ha annunciato un progetto da 4,3 miliardi di dollari per sviluppare infrastrutture di IA con Ytl a Johor. Di questi, 2,4 miliardi sono già stati investiti per costruire una capacità di data center pari a 200 MW. La collaborazione ha dato ragione alla scommessa fatta da Ytl nel 2021. “All’epoca molti ci dissero che eravamo folli a pensare di poter costruire l’equivalente dell’intera capacità dei data center di Singapore a Johor”, ricorda Yeoh Keong Hann, direttore esecutivo di Ytl Power e nipote del fondatore, in una videochiamata dalla sede del gruppo a Kuala Lumpur.

Il tempismo di Ytl è stato fortunato, in linea con l’ambizione della Malesia di diventare un hub digitale. Johor, grazie alla disponibilità di ampi terreni, elettricità e acqua — elementi essenziali per i data center — è diventato rapidamente un punto caldo del settore.

Le ambizioni della Malesia

Al Sedenak Tech Park, 28 chilometri a nord-ovest del complesso Ytl, K2 Strategic — controllata dal miliardario Robert Kuok e guidata dal nipote 42enne Kuok Meng Wei — punta a quadruplicare la propria capacità in Malesia, arrivando a 240 MW nei prossimi anni.

“La Malesia aspira a diventare una nazione leader nell’IA entro il 2030, sfruttando l’intelligenza artificiale per aumentare la produttività, migliorare i servizi pubblici e costruire un’economia digitale sostenibile, inclusiva ed etica”, ha dichiarato il primo ministro Anwar Ibrahim dopo un incontro con il fondatore e ceo di Nvidia, Jensen Huang, e il direttore generale di Ytl Power Yeoh, Seok Hong, al vertice Apec in Corea del Sud il mese scorso. L’obiettivo del paese di superare la vicina Singapore in termini di capacità di data center — un traguardo che gli analisti ritengono possibile nei prossimi cinque anni — è alimentato dal boom dell’IA, che a sua volta ha provocato una corsa globale alla costruzione di infrastrutture per l’intelligenza artificiale. Se gli Stati Uniti hanno preso il largo, la regione Asia-Pacifico sta recuperando, secondo la società di consulenza immobiliare Cushman & Wakefield, con sede a Chicago.

I giganti globali della tecnologia, tra cui Amazon, Google e Microsoft, stanno pianificando investimenti stimati in 240 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni per espandere la loro presenza nell’Asia-Pacifico. Questa spesa imponente, insieme agli investimenti dei player regionali, dovrebbe più che raddoppiare la capacità dei data center della regione, portandola a oltre 29 gigawatt (GW) entro il 2030, rispetto ai 12 GW del 2024, secondo Cushman & Wakefield. Entro la fine del decennio, la regione potrebbe diventare il secondo mercato mondiale per capacità, dietro solo ai 32 GW previsti nelle Americhe.

Un fenomeno continentale

Attirati dal potenziale, molti dei principali tycoon asiatici e dei loro conglomerati si sono lanciati nella gara. In India, Adani Enterprises del magnate Gautam Adani, insieme a Google, sta investendo 15 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni per sviluppare quello che sostiene sarà il più grande campus di data center del paese, nello stato sud-orientale dell’Andhra Pradesh. Non meno ambizioso è il progetto di Reliance Industries del miliardario Mukesh Ambani, che sta costruendo un data center da 1 GW nello stato occidentale del Gujarat, nell’ambito dello sviluppo di piattaforme di IA con Google e Meta, la casa madre di Facebook. “Stiamo trasformando tutte le nostre attività per renderle native-IA, posizionandole per una crescita iper-accelerata”, ha detto Ambani agli azionisti in agosto.

Collaborazioni di alto profilo si stanno diffondendo nella regione. In Corea del Sud, i riflettori si sono accesi all’inizio dell’anno quando Sk Group, del miliardario dei chip Chey Tae-won, si è alleato con Amazon Web Services per investire 5 miliardi di dollari nella costruzione di un data center a Ulsan, polo dell’industria automobilistica a sud di Seul. Kakao, l’app di messaggistica di Kim Beom-Su, che ha stretto una partnership con OpenAI, sta costruendo un centro da 438 milioni di dollari a nord-est della capitale. Il colosso dei chip Samsung Electronics, guidato da Jay Y. Lee, sta sviluppando memorie per OpenAI e costruendo data center in Corea. A Taiwan, Foxconn di Terry Gou e Nvidia stanno investendo 1,4 miliardi di dollari per realizzare un data center da 100 MW.

Anche in Thailandia i magnati sono entrati in azione. Nel 2023, Central Pattana — il gigante dei centri commerciali controllato dalla ricca famiglia Chirathivat — si è alleato con Evolution Data Centers, sostenuta da Warburg Pincus. Lo scorso anno Gulf Development, del miliardario Sarath Ratanavadi, ha annunciato una partnership con Google per costruire infrastrutture cloud potenziate dall’IA. A giugno, B.Grimm Power del miliardario Harald Link ha unito le forze con Digital Edge, società con sede a Singapore e supportata dal fondo americano Stonepeak Partners, per investire 1 miliardo di dollari nella costruzione di data center in Thailandia, a partire da un impianto da 100 MW nel corridoio economico orientale del paese.

Gli effetti sulle Borse

Il boom degli investimenti ha spinto alle stelle le azioni delle società di data center quotate nella regione. Ad agosto, Dci Indonesia è diventata la seconda azienda di maggiore valore del paese, con una capitalizzazione di mercato superiore a 37 miliardi di dollari. Il suo debutto in borsa nel 2021 ha trasformato i cofondatori Otto Toto Sugiri, Marina Budiman e Han Arming Hanafia in miliardari. Sugiri afferma che l’azienda, che conta anche il tycoon Anthoni Salim tra gli azionisti, sta accelerando ulteriormente per soddisfare la crescente domanda. Dci, che ha una capacità installata di 119 MW nell’area di Giacarta, prevede di aumentarla di oltre dieci volte, fino a 1,9 GW, includendo un nuovo data center hyperscale sull’isola di Bintan, a circa un’ora di traghetto da Singapore.

Il successo di Dci ha attirato altri magnati indonesiani nella competizione: il conglomerato Sinar Mas Group del tycoon Franky Widjaja, attivo in ambiti che vanno dall’immobiliare all’olio di palma, si è alleato con K2 Strategic di Kuok per sviluppare data center nell’area di Giacarta, vicino a quelli di Amazon Web Services e Microsoft. Triputra Group, del magnate minerario Theodore Rachmat, insieme alla singaporiana St Telemedia Global Data Centres, ha realizzato il suo primo data center vicino alla capitale, con l’intenzione di costruirne altri in diverse parti del paese.

Affari internazionali

Alcuni miliardari stanno ampliando l’orizzonte oltre i propri confini nazionali. In Cina, paese che già vanta la maggiore capacità della regione, i tycoon tecnologici stanno investendo pesantemente per espandersi all’estero. Alibaba di Jack Ma sta investendo circa 53 miliardi di dollari per aumentare la sua infrastruttura cloud in Asia, Europa e Sud America, mentre Tencent di Ma Huateng, che opera 55 data center in 21 mercati, ne sta costruendo di nuovi in Giappone e Indonesia. In Giappone, la SoftBank del miliardario Masayoshi Son sta convertendo l’ex fabbrica di display lcd della Sharp a Osaka in un data center da 400 MW per circa 6 miliardi di dollari e quest’anno ha aderito all’investimento nel progetto Stargate da 500 miliardi di dollari di OpenAI negli Stati Uniti.

Il potenziale del settore ha anche scatenato un’ondata di operazioni finanziarie. In quella che finora è stata la più grande transazione della regione, lo scorso anno un consorzio guidato da Blackstone ha pagato 16 miliardi di dollari per acquisire AirTrunk, società australiana di data center. AirTrunk dispone di oltre 1 GW di capacità installata in 13 siti, destinata a più che raddoppiare entro il 2030, rivela in un’email il suo fondatore e ceo, Robin Khuda.

Gli effetti sull’ambiente

La principale preoccupazione legata a questa corsa alla costruzione di complessi energivori è la pressione sulle forniture di elettricità e acqua. Sebbene alcuni operatori, come Ytl, stiano investendo nel solare e altri guardino al mare — Samsung Electronics ha recentemente collaborato con OpenAI per sviluppare data center galleggianti — un rapporto della società di consulenza PwC stima che entro il 2030 l’energia rinnovabile potrà soddisfare, nella migliore delle ipotesi, meno di un terzo del fabbisogno elettrico aggiuntivo. “Il divario è significativo — e colmarlo è fondamentale”, avverte.

Alcuni analisti si chiedono anche se questa espansione non stia creando una bolla. Ma secondo Jitesh Karlekar, direttore delle ricerche sui data center Asia-Pacifico per la società immobiliare Jll, con il salto quantico nelle applicazioni di IA in settori cruciali come sanità, istruzione e difesa, “per ora l’industria deve confrontarsi con potenziali carenze di offerta”.

L’articolo Adani, Ambani, Son e gli altri: i miliardari asiatici puntano sui data center è tratto da Forbes Italia.

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