Alla Festa del Cinema di Roma 2025 sarà presentato “IL PRINCIPE DELLA FOLLIA”, il film di Dario D’Ambrosi

Sarà presentato alla XX edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione “Special Screening”, il film “IL PRINCIPE DELLA FOLLIA” scritto e diretto da Dario D’Ambrosi, una produzione Red Post Production, con Stefano Zazzera, Alessandro Haber, Andrea Roncato, Carla Chiarelli, Mauro Cardinali, Omar Monno, tra gli altri.
“Il Principe della Follia” è realizzato con il contributo di Regione Marche PR-FESR 2021-2027, Fondazione Marche Cultura e Marche Film Commission e con il contributo del Ministero della Cultura Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo.
Dopo oltre quarant’anni di ricerca artistica e umana nel mondo della disabilità, Dario D’Ambrosi, regista, autore e fondatore del Teatro Patologico firma il suo nuovo film che si presenta come un’opera intensa e visionaria ispirata a una storia vera, che racconta il coraggio, la sofferenza e la dignità di chi vive ogni giorno con la malattia e l’esclusione sociale.
La vicenda trae origine da un incontro realmente avvenuto nel 1979, durante il ricovero dell’autore presso il manicomio “Paolo Pini” di Milano, dove D’Ambrosi conobbe un giovane uomo affetto da gravi disabilità psichiche e fisiche, segnato da una profonda sofferenza interiore ma capace di trasmettere una forza struggente. A distanza di decenni, quella testimonianza ha preso corpo in un film che non vuole solo raccontare la condizione di un singolo individuo, ma la tragedia dell’intera famiglia che vive accanto a un figlio con disabilità fisica e psichica. Un aspetto che spesso viene dimenticato o messo da parte, ma che invece è parte integrante e dolorosa della realtà.
Infatti la malattia non riguarda mai una sola persona, ma coinvolge chi condivide la casa, la vita e il peso quotidiano delle fragilità.
Per dare volto e voce al protagonista, D’Ambrosi ha scelto Stefano Zazzera, un uomo che, colpito dal morbo di Parkinson a soli 40 anni, incarna con autenticità e delicatezza le fragilità del personaggio, un “Joker” italiano. L’incontro tra il regista e l’attore non professionista ha generato una complicità umana profonda, rendendo possibile la narrazione di una storia che scuote, commuove e invita a riflettere. Un’interpretazione non costruita a tavolino, ma che nasce dal suo dolore, dalle sue debolezze e dalla sua forza. Zazzera riesce a trasmettere la sofferenza senza mai cadere nel pietismo; proprio per questo lo spettatore può vivere un’esperienza artistica ed emotiva unica e irripetibile. Veste i panni di un “Joker” che non viene celebrato come icona della follia, perché qui la sofferenza è reale, autentica, vissuta sulla pelle. La sua è dunque un’interpretazione magistrale di una condizione psichica.
Nel cast, oltre a Stefano Zazzera nel ruolo di Luca, ci sono: Alessandro Haber (Benito), Andrea Roncato (tassista), Carla Chiarelli (Maria), Mauro Cardinali (Roberto/Vanessa), Omar Monno (Oscar), Francesca Giulia Geronimi (Maria da giovane), Nicolò Cerreti (Benito da giovane), Christina Andrea Rosamilia (Christina), Gianluca Fraternale (Luca da bambino) e Dario Piccioni (Roberto da bambino).
“Il Principe della Follia” è un’opera potente che riscatta il mondo della disabilità da ogni retorica, restituendo centralità alla persona, alla sua umanità e alla sua capacità di esprimersi attraverso l’arte. Il film non è una denuncia ma un viaggio, un atto d’amore verso la diversità: racconta la malattia senza pietismo, mostrando il potere della memoria come terapia del ricordo, il valore della famiglia, della creatività e dell’immaginazione come strumenti autentici di resistenza, cura e rinascita.
Attraverso una poetica della fragilità, D’Ambrosi continua il suo percorso artistico iniziato sui palcoscenici di tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone, dall’Africa all’Europa, per dare voce a chi troppo spesso resta invisibile.
Il film si fa strumento di trasformazione sociale e culturale, veicolando un messaggio chiaro: il disabile non è un limite, ma una risorsa emotiva e umana per la collettività.
“Il Principe della Follia” è molto più di un film: è una testimonianza artistica necessaria, un’opera che tocca l’anima e invita a guardare oltre i pregiudizi. È un invito aperto a tutti, spettatori, istituzioni, educatori, giovani a compiere un viaggio “dentro l’altro” e, quindi, dentro sé stessi.
SINOSSI
Una notte, ciò che sembrava routine si trasforma in un viaggio perturbante tra memorie spezzate, rimorsi e segreti familiari. Un tassista solitario si imbatte in una realtà allucinata e crudele, dove la sofferenza diventa spettacolo e la fragilità viene messa in vendita come merce di consumo.
Al centro, la vicenda di un uomo segnato dalla malattia e dall’esclusione, che incarna il dolore di chi vive in bilico tra dignità e abbandono, e quello di una famiglia travolta dal peso insostenibile della disabilità.
In questo intreccio di vite spezzate e desideri irrealizzati non esistono veri colpevoli né assoluzioni facili: ci sono solo esseri umani, feriti e vulnerabili, che cercano un varco per ritrovare la propria umanità. Tra visioni poetiche e momenti di crudele realismo, la storia conduce lo spettatore in un’esperienza emotiva potente, dove la fragilità diventa specchio di una forza collettiva capace di trasformare il dolore in possibilità di rinascita.
Una corsa notturna in taxi per le strade di Jesi. La solita routine monotona per Francesco (Andrea Roncato), tassista solitario e taciturno. Una notte di lavoro come tante altre, pochi clienti, tutti diversi e tutti uguali.
Ma durante una pausa al bar sullo schermo televisivo irrompe una televendita inquietante: non si vendono oggetti, ma esseri umani. Un presentatore paralitico, Luca (Stefano Zazzera) cerca di “piazzare” due anziani artisti, una ex-gloriosa ballerina del Teatro dell’Opera di Roma (Carla Chiarelli) e un clown anziano, buffo e malinconico (Alessandro Haber). Luca li deride, li punisce con parole e sguardi per la loro impossibilità di rivivere i passati gloriosi.
Francesco, travolto dalla curiosità e dallo sgomento, scopre il pezzo forte della trasmissione, Vanessa, un travestito affascinante (Mauro Cardinali), che si esibisce in uno spogliarello sensuale e provocante. La sua presenza conferma a Francesco che tutto ciò accade nel palazzo in cui aveva lasciato il travestito poco prima.
Francesco diventa testimone di un mondo consumato dal dolore e dal rimorso, persone incapaci di affrontare la vita accanto a un figlio disabile. Luca vuole “vendere” la propria famiglia, per punire un colpevole invisibile che tutti portano dentro. Flashback mostrano frammenti crudi di questa famiglia, una madre che cerca di esorcizzare il proprio rimpianto per la carriera perduta; un padre assente, prigioniero dei propri sogni di artista; due figli segnati da un destino impossibile da condividere, uno malato, dal volto distorto, privato di ogni gioia, l’altro sano, intrappolato nella perfezione come se il fratello fosse uno specchio deformante che non può ignorare.
Ma Luca, inizialmente percepito come un mostro, mostra fragili lampi di dolcezza, tornando bambino nella sua stanza colma di giocattoli. È qui che, in un finale poetico e liberatorio, Luca e Francesco giocano come amici di vecchia data, accettando il passato, incontrando la loro umanità e guardando al futuro.
In questa storia non ci sono buoni o cattivi. Ci sono solo persone intrappolate nel proprio dolore, vittime di ciò che non hanno scelto, condannate da ferite invisibili. Eppure, tra angoscia e disperazione, emerge la possibilità di guardare in faccia il passato, di affrontare la propria fragilità, e di scoprire che quando un ragazzo disabile sta bene, non sta bene solo lui, stanno bene la madre, il padre, i fratelli, i nonni, il condominio, il quartiere. È un’onda che può toccare milioni di persone, ed è da questa forza condivisa che può nascere davvero una società nuova e migliore.
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