Il futuro del pinot grigio del Triveneto: tra clima che cambia, viticoltura di montagna e innovazione

Novembre 26, 2025 - 18:30
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Il futuro del pinot grigio del Triveneto: tra clima che cambia, viticoltura di montagna e innovazione

Il pinot grigio del Triveneto conferma che il Made in Italy non è solo un marchio, ma una garanzia di eccellenza, passione e visione per il futuro, capace di coniugare tutela ambientale, crescita economica e gusto

Non è solo un vino, ma il frutto di una filiera ampia e strutturata. Secondo recenti dati, nei tre territori della Doc delle Venezie – Trentino, Veneto e Friuli‑Venezia Giulia – operano circa 6.000 viticoltori, più di 500 cantine e imbottigliatori, con una produzione annua di oltre 200 milioni di bottiglie su circa 27.000 ettari di vigneti, pari all’84 % del pinot grigio italiano e al 44 % di quello mondiale.

Il Triveneto si conferma quindi un polo d’eccellenza, un hub della viticoltura del futuro e una terra di innovazione, dove innovazione tecnologica, sperimentazione agronomica e supporto scientifico garantiscono qualità, equilibrio e sostenibilità, facendo del territorio un modello di riferimento nazionale e internazionale.

I numeri dell’export e il nodo dei dazi mostrano però che, dietro al successo globale, la denominazione deve affrontare sfide strategiche per mantenere competitività e crescita sui mercati internazionali.

Secondo recenti dati dell’Osservatorio del Vino dell’Unione Italiana Vini (Uiv), il pinot grigio delle Venezie è il primo vino Doc bianco fermo italiano per volumi di esportazione, con 156 milioni di bottiglie esportate negli Stati Uniti.

Dallo stesso rapporto risulta tuttavia che circa il 48% delle esportazioni rientra nella zona rossa di rischio dazi Usa, ossia la quota di vendite maggiormente vulnerabile ai dazi, rendendo la denominazione particolarmente esposta.

Oltre alla produzione, la viticoltura punta su enoturismo, export e investimenti. Per affrontare le sfide dei prossimi anni, le priorità strategiche sono tre: gestione dell’acqua, rischio climatico e sostenibilità economica.

Nei territori montani, sempre più esposti a siccità, eventi estremi e vendemmie anticipate, questi fattori diventano determinanti per garantire qualità e continuità produttiva.

Tutelare l’agricoltura di montagna significa preservare l’autonomia e la specificità del territorio” ha dichiarato Giulia Zanotelli, assessore provinciale con delega all’agricoltura di montagna della Provincia Autonoma di Trento, durante il convegno Cambiamento climatico, territorio e qualità: nuove traiettorie per il Pinot grigio del Triveneto che si è tenuto nella città di Trento.

Zanotelli ha sottolineato l’importanza del dialogo con il settore e dell’adozione di strategie innovative per garantire un futuro sostenibile alla viticoltura locale. Ha poi rimarcato che “il Trentino è sempre stato un laboratorio di sperimentazione e vogliamo che continui a esserlo. Sul fronte dei dazi manteniamo un confronto costante con gli operatori per capire come la politica possa supportare le aziende.

La promozione dell’enoturismo rappresenta una leva strategica, insieme alle azioni per rafforzare la sostenibilità economica delle nostre imprese. Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, siamo pienamente consapevoli dell’importanza della gestione del rischio, un elemento centrale per la Provincia autonoma di Trento.

Fondamentale è anche ottimizzare l’uso dell’acqua: grazie alla recente manovra di bilancio, i fondi per gli investimenti irrigui sono stati incrementati di 17,5 milioni, arrivando a un totale di 35 milioni“.

La gestione dell’acqua resta quindi una priorità, sostenuta da investimenti in infrastrutture moderne, sistemi di monitoraggio avanzato e tecniche irrigue di precisione, come l’irrigazione a goccia evoluta e il recupero delle acque meteoriche, già sperimentate in Trentino e Friuli-Venezia Giulia.

Allo stesso tempo, la sostenibilità economica e la gestione del rischio climatico diventano leve strategiche, grazie a nuove soluzioni agronomiche per affrontare siccità, eventi estremi e vendemmie anticipate.

In Trentino si stanno diffondendo portinnesti più resistenti al caldo e pratiche di gestione della chioma più ombreggianti. In Veneto cresce la tendenza a spostare i vigneti in aree collinari o prealpine più fresche; mentre in Friuli-Venezia Giulia si sperimentano sistemi irrigui intelligenti e bacini di accumulo per garantire risorse idriche anche nei periodi critici.

Trentino, Veneto e Friuli: la svolta sostenibile nei vigneti

Alla dimensione climatica si affianca quella della sostenibilità ambientale. In tutto il Triveneto si stanno consolidando modelli di viticoltura a basso impatto, con la riduzione dell’uso dei fitofarmaci attraverso la lotta integrata, i feromoni e protocolli a residuo zero che in Trentino sono testati dalla Fondazione Edmund Mach, mentre in Veneto e in Friuli si diffondono biostimolanti e tecniche alternative di difesa.

Parallelamente, cresce l’attenzione per la biodiversità, con la creazione di corridoi ecologici, siepi multifunzionali, fasce fiorite e aree naturali integrate nei vigneti, pratiche sempre più frequenti in tutte e tre le regioni.

Sul fronte della qualità e della trasparenza, la filiera sta accelerando anche sulla tracciabilità digitale: QrCode, registri telematici, piattaforme di certificazione e persino progetti pilota basati su blockchain – soprattutto in Trentino – consentono di tracciare ogni fase produttiva, dalla vigna alla bottiglia.

Infine, le strategie di promozione internazionale continuano a rafforzare la competitività del sistema: l’enoturismo si conferma un asset in Trentino, mentre Veneto e Friuli spingono sulla presenza coordinata alle grandi fiere internazionali e sulla valorizzazione dell’identità territoriale.

A livello europeo, strumenti come la Politica Agricola Comune (Pac), il Green Deal europeo, la strategia Farm to Fork e l’Organizzazione Comune dei Mercati (Ocm Vino) amplificano queste azioni, incentivando innovazione, adattamento climatico, riduzione dei fitofarmaci, incremento della biodiversità, digitalizzazione della filiera e promozione all’estero.

Un insieme di strategie che permettono alla viticoltura del Triveneto di affrontare le sfide future con una visione sempre più moderna, sostenibile e resiliente.

Queste strategie integrate permettono al pinot grigio di affrontare le sfide climatiche ed economiche con maggiore sicurezza, garantendo qualità, continuità produttiva e sostenibilità ambientale e consolidando la reputazione del territorio come modello di eccellenza nel panorama vitivinicolo internazionale.

Dal cuore dei vigneti, il pinot grigio racconta la storia di un territorio, di persone e di tradizioni e porta nel bicchiere l’eccellenza italiana che continua a conquistare i mercati globali e il gusto degli appassionati di vino.

Con la forza della sua filiera, l’innovazione, la qualità riconosciuta in tutto il mondo e l’impegno per una sostenibilità ambientale concreta e responsabile, il pinot grigio del Triveneto conferma che il Made in Italy non è solo un marchio, ma una garanzia di eccellenza, passione e visione per il futuro, capace di coniugare rispetto per l’ambiente, crescita sui mercati globali ed esperienze di gusto uniche in tutto il mondo.

Crediti immagine: Depositphotos

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