La rotta spezzata della Spiridon II e il futuro del benessere animale in Europa

Novembre 26, 2025 - 18:30
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La rotta spezzata della Spiridon II e il futuro del benessere animale in Europa

Il caso della nave Spiridon II riaccende il dibattito europeo sul trasporto di animali vivi. Oipa chiede alla Commissione europea norme più severe, fino al divieto totale del trasporto via mare

A volte il mare, da simbolo di libertà, diventa il confine materiale di un sistema produttivo che fatica a riconciliarsi con la sostenibilità e con il benessere animale.

È ciò che sta accadendo al largo della Turchia, dove la nave Spiridon II è bloccata da settimane con quasi tremila bovini a bordo. Una vicenda che, oltrepassando i contorni dell’emergenza, rimette al centro dell’agenda europea una domanda inevasa: può l’Unione continuare a tollerare modelli commerciali che espongono gli animali a sofferenze prolungate, condizioni estreme e gravi rischi sanitari?

Secondo quanto riferito dall’Organizzazione Internazionale Protezione Animali (Oipa), la situazione all’interno della nave sarebbe drammatica.

La mancata autorizzazione all’attracco – legata alla presunta irregolarità di alcuni documenti relativi agli animali trasportati – ha trasformato un trasferimento commerciale in un’emergenza di benessere animale.

Oipa segnala che più di sessanta capi sarebbero già morti e che oltre un centinaio di vitelli sarebbero nati a bordo, in condizioni igieniche che rendono estremamente improbabile la loro sopravvivenza. Quasi la metà degli animali trasportati, inoltre, risulterebbe composta da femmine gravide.

L’organizzazione sottolinea come questo caso non rappresenti un’eccezione, ma l’esito estremo di un sistema che continua a trattare gli animali come merce deperibile, ignorando la natura senziente riconosciuta dagli ordinamenti europei.

La criticità non riguarda soltanto il profilo etico: i lunghi trasporti via mare – spesso realizzati su imbarcazioni non attrezzate, sovraccariche o con sistemi di ventilazione inadeguati – espongono passeggeri e operatori a rischi sanitari e biologici rilevanti, oltre a compromettere la tracciabilità delle movimentazioni.

La richiesta di Oipa all’Unione europea

Per queste ragioni Oipa ha inviato una lettera ufficiale alla Commissione europea chiedendo un intervento legislativo strutturale. Le richieste sono articolate ma convergono su un principio comune: ridurre drasticamente, fino a eliminare, il trasporto di animali vivi via mare.

L’associazione propone infatti un divieto totale, accompagnato dall’adozione di modalità commerciali alternative. Qualora l’Unione non fosse pronta a una misura così radicale e immediata, Oipa chiede almeno l’introduzione di controlli pre-partenza molto più rigorosi, ispezioni indipendenti sullo stato degli animali, sullo spazio disponibile e sui sistemi di ventilazione, oltre a criteri stringenti relativi alla durata del viaggio e alla densità di carico.

Tra le priorità figura anche una tracciabilità completa delle operazioni, ritenuta indispensabile per evitare abusi e opacità operative. Secondo Oipa, continuare a consentire spedizioni marittime di questo tipo rappresenta, nel 2026 alle porte, una chiara violazione dei principi fondamentali dell’Unione in materia di benessere animale e sostenibilità.

L’organizzazione ricorda che milioni di cittadini europei chiedono da anni un cambiamento significativo nelle pratiche zootecniche e nei modelli produttivi, sostenendo che l’attuale quadro normativo non sia più in grado di rispondere alle aspettative della società civile né agli obiettivi della strategia Farm to Fork.

Oipa collega inoltre la questione normativa a un cambio culturale più ampio. L’associazione ritiene infatti necessario un ripensamento profondo delle abitudini alimentari, orientato verso scelte vegetariane o vegane, considerate essenziali per ridurre l’impatto ambientale del sistema alimentare e limitare la sofferenza animale legata alla filiera zootecnica.

Parallelamente, l’organizzazione sollecita l’Europa ad accelerare sul dossier della carne coltivata, seguendo l’esempio di altri Paesi che ne hanno già autorizzato produzione e commercializzazione.

Il presidente di Oipa, Massimo Pradella, ha osservato che l’adozione di questa tecnologia potrebbe contribuire a superare modelli considerati retrogradi e disumani, riducendo dipendenze e pressioni su sistemi di trasporto ad alto impatto etico e ambientale.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia