Il garante dei detenuti Riccardo Turrini Vita denuncia Michele Passione, l’avvocato che l’aveva criticato

Novembre 26, 2025 - 12:33
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Il garante dei detenuti Riccardo Turrini Vita denuncia Michele Passione, l’avvocato che l’aveva criticato

Il Consiglio distrettuale di disciplina dell’ordine degli avvocati di Firenze ha archiviato il 7 novembre l’esposto che il presidente del Collegio del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale (GNPL), l’ex magistrato Riccardo Turrini Vita, aveva presentato lo scorso 24 luglio contro l’avvocato Michele (detto Mimmo) Passione.

Facciamo un passo indietro. Com’è noto il 30 maggio, Mimmo Passione, storico avvocato del Garante, aveva comunicato di rimettere i mandati difensivi nei processi per tortura (San Gimignano, Firenze Sollicciano, Santa Maria Capua Vetere, Verona, Reggio Emilia) nei quali era costituito parte civile su mandato rilasciatogli dal GNPL, nella precedente ed attuale composizione. Alla base della decisione c’erano state le crescenti difficoltà riscontrate nell’ottenere il riconoscimento del proprio lavoro, nonché una diminuita attenzione alla tutela della dignità delle persone ristrette da parte di chi ha istituzionalmente la responsabilità della loro custodia e tutela. In particolare ci aveva raccontato il legale pochi giorni dopo: “Non è in discussione la mia figura, che non conta nulla, quanto piuttosto alcuni temi politici che io ho posto all’attenzione del Garante attuale che non ha mai ritenuto di doversi mettere in contatto con me, né prima, quando avevo preannunciato la rinuncia ai mandati, né dopo”.

Le questioni poste da Passione erano state: “L’assoluta molteplicità di voci all’interno di un Collegio che dovrebbe parlare con una voce sola, la percepita mancanza di terzietà da parte di alcuni componenti del Collegio, il fatto che non si svolgano più visite non programmate ed in particolare non si sia ancora andati nel Cpr in Albania, la mancata presentazione della relazione al Parlamento. E del resto sarebbe impossibile trasmettere una relazione se non si va nei luoghi tutti di privazione della libertà personale”. In quello stesso periodo Passione aveva rilasciato anche una intervista a “Vita.it” e sul “Dubbio” era apparso pure un articolo a firma dell’ex Collegio (Mauro Palma, Emilia Rossi, Daniela De Robert) in cui si interpretava questa decisione come un atto dovuto considerata la “diminuita attenzione” dell’attuale Collegio verso le violazioni dei diritti dietro le sbarre.

Tutta questa attenzione mediatica evidentemente non è piaciuta a Turrini Vita che, come ci racconta lo stesso Passione, ha presentato un esposto contro di lui per una presunta violazione del codice deontologico degli avvocati. Secondo Turrini Vita il legale avrebbe violato l’obbligo di riservatezza in qualità di difensore di parte civile del Collegio e dei doveri nei rapporti con gli organi di informazione. Per corroborare questa sua tesi, ci spiega sempre Passione, il Garante ha allegato alcuni articoli di giornale, compreso quello scritto dall’Unità il 26 giugno e persino quello sul Dubbio che però non è a firma di Passione. Il Consiglio di disciplina ha ritenuto invece che Passione non abbia infranto alcuna regola in quanto non ci sono riferimenti diretti a procedimenti in corso e tutto il resto riguarda una critica personale all’attività del Garante.

“È grave pensare di poter togliere la parola a chi dice la sua, nel rispetto dei ruoli” ci spiega Passione, per cui “gli avvocati non si imbavagliano. È grave che qualcuno pensi di poterlo fare”. La questione sottolinea ancora Passione “non deve focalizzarsi sulla mia vicenda personale ma su altro. Occorrerebbe piuttosto chiedersi se non sia il caso di rivedere le logiche sottese alle scelte concernenti le composizioni delle Authority, che non dovrebbero mai dipendere da un legame partitico. Il solo fatto che si indichi in una certa area politica di provenienza (non culturale ma politico/partitica) quella di riferimento provoca all’evidenza un inquinamento che non è possibile non cogliere, che sottrae autonomia e indipendenza e cancella le garanzie”.

E infatti, come già raccontato, c’è stata una fuga di avvocati ed esperti dalla lista di consulenti del Garante. Dopo quelle di Mimmo Passione, erano arrivate le dimissioni anche di altri professionisti. Sulla questione erano state presentate interrogazioni parlamentari e anche le associazioni che operano in carcere avevano stigmatizzato il nuovo andazzo del Garante. Ormai, infatti, oltre un anno fa, il 31 ottobre 2024 Riccardo Turrini Vita veniva nominato su input di Palazzo Chigi presidente del Collegio del Garante. Con lui Irma Conti (in quota Lega) e Mario Serio (quota M5S). Da allora ha gestito questo ruolo nell’ombra più totale: nessuna Relazione o denuncia sulle condizioni disumane delle nostre carceri, mai una critica al Governo e al suo disimpegno in tema di esecuzione penale, silenzio assoluto sulla nuova circolare che centralizza al Dap le richieste per le attività trattamentali esterne. L’unico comunicato che ha fatto rumore è quello di agosto in cui, dopo una reprimenda da parte di Via Arenula per una agenzia stampa che attribuiva un “allarme” del Garante per il numero dei suicidi in carcere, lo stesso Collegio faceva marcia indietro e sosteneva che la situazione era in via di miglioramento, in perfetta sintonia con Nordio.

Per la cronaca secondo i dati di Ristretti Orizzonti dall’inizio dell’anno ad oggi siamo a 72 atti di autolesionismo conclusisi con la morte di reclusi. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’aveva definita mesi fa “una vera e propria emergenza sociale sulla quale occorre interrogarsi per porvi fine immediatamente”. Purtroppo il suo monito è rimasto inascoltato. Tornando al GNPL l’unica voce dissonante allora fu quella di Mario Serio che per adesso ancora resiste: rilascia interviste parlando però per sé stesso e accoglie l’invito a partecipare ad una riunione del ‘parlamentino’ dell’Anm per criticare l’emergenza carceraria. Tuttavia resta saldo al suo posto, mentre qualcuno vorrebbe che facesse un passo indietro come ulteriore forma di protesta.

Per Mauro Palma “la vicenda del deferimento all’Ordine degli avvocati potrebbe essere archiviata non solo formalmente, ma anche nel dibattito esterno se non rivelasse in realtà l’insofferenza verso la critica. Mentre la critica è il sale di un’istituzione di garanzia che deve essere sempre trasparente all’esterno e pronta a raccogliere segnalazioni, richiami, richieste di maggiore impegno e, appunto, critiche. Perché proprio il grande impegno e la grande motivazione sono stati gli elementi che Mimmo Passione ha aggiunto alla sua professionalità nell’essere a fianco del Garante nelle diverse sedi di accertamento di episodi gravi, offensivi dei diritti di chi è privato della libertà. Questo elemento motivante che ha permesso al precedente Collegio di rendere riconoscibile una giovane istituzione di garanzia è stato sempre più inglobato all’interno di un approccio burocratico soprattutto nell’area della detenzione penale: delle visite effettuate conosciamo i chilometri percorsi e non l’azione di tutela effettivamente svolta. Quanto poi all’accusa di presunta ‘intelligenza con il nemico’, cioè con il Collegio precedente, non resta che sorridere”.

Intanto anche l’Unione Camere Penali si è espressa sulla vicenda: “Davvero singolare che un organo di garanzia possa dolersi di inconsistenti violazioni di regole deontologiche nel mentre si assiste in silenzio al disastro penitenziario, inadempiente all’obbligazione istituzionale di riferire al Parlamento”. L’auspicio per i penalisti guidati da Francesco Petrelli è che “l’Ufficio del Garante si riappropri, al netto di pericolose derive ideologiche, del proprio ruolo di salvaguardia e garanzia dei diritti fondamentali dei detenuti, colmando quel vuoto di tutela icasticamente rappresentato dalle attuali condizioni di vita inumane e degradanti e dal numero di suicidi nelle carceri”.

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