Matrimoni gay, sentenza storica della Corte di Giustizia Ue: “Riconoscerli negli Stati membri”
I matrimoni tra cittadini o cittadine dell’Unione Europea dello stesso sesso celebrati in un Paese membro devono essere riconosciuti anche da tutti gli altri Paesi.
Lo ha stabilito martedì una sentenza della Corte di Giustizia dell’Ue, il tribunale europeo che ha il compito di assicurare il rispetto delle norme europee in tutti gli Stati membri.
Il pronunciamento dei giudici è arrivato in risposta al caso di due persone polacche, che si erano sposate in Germania e che avevano chiesto che il loro matrimonio venisse registrato anche in Polonia. Le autorità polacche si erano rifiutate, dal momento che la legge nazionale non prevede il matrimonio tra persone dello stesso sesso.
Da qui l’appello ai giudici europei e la sentenza pubblicata martedì. Secondo la Corte il rifiuto di riconoscere il matrimonio è contrario al diritto europeo, dal momento che viola il diritto al rispetto della vita privata e familiare, oltre che la libertà di circolazione e di soggiorno delle persone interessate.
Va sottolineato che la sentenza della Corte non implica l’obbligo per i Paesi membri dell’Unione di introdurre il matrimonio tra persone dello stesso sesso nel proprio ordinamento giuridico.
Ad oggi il matrimonio tra persone dello stesso sesso è riconosciuto da Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia, Spagna e Svezia.
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