Berlusconi e la mafia: la Cassazione smonta il teorema dei giudici di Palermo
Silvio Berlusconi non riciclò i soldi della mafia nelle sue imprese e Marcello Dell’Utri non venne pagato per il suo silenzio. Lo ha stabilito la scorsa settimana la Quinta sezione penale della Cassazione che ha così messo definitivamente la parola fine su una narrazione lunga trent’anni e che ha fatto la fortuna di tanti giornalisti e commentatori. La Cassazione ha dichiarato “inammissibile” il ricorso della Procura generale di Palermo contro il decreto, emesso ad aprile di quest’anno, di rigetto da parte della Corte d’appello di Palermo della sorveglianza speciale e della confisca dei beni nei confronti di Dell’Utri. Beni che, secondo la Procura, erano frutto di una “dazione” dello stesso Berlusconi in cambio del suo silenzio.
Diventa dunque definitiva la pronuncia di secondo grado secondo cui “non è risultata, a oggi, mai processualmente provata alcuna attività di riciclaggio di Cosa nostra nelle imprese berlusconiane, né nella fase iniziale di fondazione del gruppo né nei decenni successivi”. La Corte d’appello di Palermo aveva smontato uno dei capisaldi delle accuse per provare il sodalizio tra Berlusconi e Dell’Utri con Cosa nostra. In particolare, che il fondatore del gruppo Fininvest avesse remunerato Dell’Utri per indurlo al silenzio sui loro rapporti con la mafia in Sicilia. Avevano scritto sul punto i giudici di secondo grado: “È indimostrata e illogica la tesi secondo la quale Berlusconi avrebbe versato somme di denaro a Dell’Utri per ottenere il suo “silenzio” sull’esistenza di indimostrati accordi con Cosa nostra”.
Il rigetto della Cassazione coinvolge anche i familiari di Dell’Utri verso cui la Procura generale aveva chiesto le medesime misure proposte verso l’ex senatore di Forza Italia. A tal riguardo anche il tribunale di Palermo si era espresso in precedenza, sconfessando la ricostruzione della Procura sul presunto silenzio di Dell’Utri ben pagato da Berlusconi. “Tale conclusione, oltre che estremamente semplicistica e indimostrata, si scontra con la successiva evoluzione dei rapporti fra i due e con il più volte rinnovato (finanche nelle proprie disposizioni testamentarie, come notorio) senso di amicizia e riconoscenza mostrato da Berlusconi nei confronti di Dell’Utri e posto alla base degli ingenti flussi finanziari veicolati in suo favore”.
Per anni, invece, Dell’Utri sarebbe stato “portatore di un profilo particolarmente adatto per alimentare intese stragiste, in ruolo di trait d’union fra Berlusconi e la criminalità mafiosa dal 1974 al 1992”, il quale con le conoscenze mafiose aveva poi alimentato la nascita di Forza Italia. Questa narrazione, ripresa in tempi recenti anche dalla trasmissione Report condotta da Sigfrido Ranucci, prevedeva inoltre Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore, al soldo di Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca e quindi dei fratelli Graviano. Quest’ultimi, sempre secondo i pm, si sarebbero incontrati a Milano proprio alla vigilia della discesa in campo di Berlusconi. Duro il commento della figlia di Berlusconi, Barbara: “Termina con la pronuncia della Cassazione una persecuzione giudiziaria e politica vergognosa fondata sul nulla che ha coinvolto mio padre e i suoi collaboratori da quando è sceso in politica. Non posso che esprimere la mia soddisfazione, ma allo stesso tempo rimane l’amarezza. Mio padre infatti ha dovuto subire per decenni accuse assurde e inverosimili”.
Soddisfazione da parte dei forzisti. “La Cassazione ha finalmente chiarito ciò che per la comunità di Forza Italia e per tutte le persone di buon senso è sempre stato evidente: non è mai esistito alcun legame tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Cosa nostra”, ha commentato il senatore Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia a Palazzo Madama. “Anche se nessuna sentenza purtroppo potrà restituire al presidente Berlusconi il tempo e la serenità che gli sono stati sottratti per anni, sulla base di teoremi giudiziari tanto infondati quanto ideologici, finalmente si mette la parola fine a una lunga persecuzione politica e giudiziaria. Con questa pronuncia si rende giustizia non solo alla sua memoria ma anche a tutti coloro che hanno sempre creduto in lui”, ha aggiunto Zanettin, suocero dell’avvocato Franco Coppi che è stato per anni il difensore dell’ex premier.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




