Zelensky alla caccia degli asset russi congelati. “Porteranno benefici agli europei e agli ucraini”
Bruxelles – Non avrà ancora ottenuto tutto ciò che desiderava dai leader riuniti al Consiglio europeo, ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky spera di essere sulla buona strada per assicurarsi i fondi russi congelati in Europa.
Nella conferenza stampa dopo l’incontro con i capi di Stato, Zelensky sorride e auspica che “arrivi presto una decisione politica per sbloccare gli asset russi congelati”. La sua ambizione è dopo il “buon dialogo di oggi”, ottenere il una promessa sui 175 miliardi russi fermi in Euroclear, il depositario centrale internazionale che ha la sede a Bruxelles. L’accordo, per Zelensky, “potrebbe portare benefici a noi ma anche agli europei”, visto che prevederà un grande investimento nell’industria bellica continentale. Secondo Kyiv, il denaro sarà speso in tre tranche: una per finanziare lo sforzo ucraino, un’altra per la collaborazione con l’Unione europea e la terza per le armi statunitensi.
Il nodo per gli asset russi
La promessa comunitaria desiderata da Zelensky arriverà probabilmente nelle prossime ore. Prima, però, la diplomazia europea dovrà assicurare al Belgio – principale detentore di questi fondi – di non subire eventuali conseguenze legali per tale utilizzo. A sentire la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, la questione non sarebbe affatto semplice. “La Russia non pagherà alcuna riparazione all’Ucraina” dichiara la portavoce, per poi infierire sugli Stati membri: “La piena responsabilità delle confische e manipolazioni delle nostre riserve ricadrà sugli europei”.

Il futuro di Kyiv
L’argomento, insomma, è tutt’altro che chiuso, vista la posta in palio molto alta. A giocarsi gran parte del proprio futuro è l’Ucraina, a causa della sua complessa situazione finanziaria. Il Paese dell’Est presenta un deficit di bilancio per il 2026 pari al 18,4 per cento del PIL, circa 34 miliardi di euro. In sostanza, senza quei soldi derivati da aiuti esterni, il Tesoro non riuscirebbe a pagare stipendi, pensioni e spese militari. Gli asset russi sarebbero quindi essenziali per prolungare lo sforzo bellico di Kyiv.
Anche se non ancora in suo possesso, il presidente ha già le idee chiare su come utilizzare l’eventuale ammontare: “Per prima cosa potrebbero servire allo sforzo militare del nostro Paese”. I miliardi russi, annuncia l’ucraino, “aiuterebbero l’avanzamento della nostra industria bellica, che si sta sviluppando ed è economica ed efficiente”. La seconda tranche sarebbe invece destinata “agli amici europei, che potrebbero fornirci intelligence, infrastrutture e artiglieria, aprendosi a una maggiore cooperazione con l’industria della difesa di Kyiv”. L’ultimo versamento andrebbe a Washington perché, per stessa ammissione di Zelensky, “che ci piaccia o no, la difesa aerea è materia statunitense. Le loro armi sono l’unico mezzo per abbattere i missili russi e colpire in profondità Mosca”.

Non si parla di pace
La situazione sul campo rende impossibile parlare di pace. Il tema rimane solo sullo sfondo. “Non siamo pronti a uno scambio territoriale. Che scambio sarebbe, quando diamo un nostro territorio per un altro già nostro?” continua Zelensky. Senza dimenticare di ricordare come, nelle ultime ore, la Russia abbia colpito con un drone una scuola materna. Tutt’altro che mosse per un dialogo. Non c’è allora da illudersi sulla tesi circolata, due giorni fa, di un piano in dodici punti a cui le nazioni europee stanno lavorando con Kyiv. Il presidente ucraino lo ha definito “un modo per essere pronti”, liquidandolo, in sostanza, come puro dialogo.
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