Pensioni, cambia tutto dal 2027: chi potrà godere dell'uscita anticipata
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Il tema delle pensioni torna a occupare un posto centrale nella discussione politica che accompagna la nuova Legge di Bilancio.
Dopo settimane di trattative interne e di confronto con i tecnici del Ministero dell’Economia, il Governo ha sciolto uno dei nodi più complessi, ovvero l’aumento dell’età pensionabile previsto per il 2027. La scelta finale punta a una soluzione di equilibrio, che consente di attenuare l’impatto dell’adeguamento automatico all’aspettativa di vita e di introdurre una certa gradualità negli incrementi.
Si alza l’età di pensionamento
L’età di pensionamento salirà di 3 mesi, ma non in modo immediato. La cosiddetta “sterilizzazione”, confermata dal ministro Giorgetti, prevede infatti un mese aggiuntivo dal 2027 e altri due nel 2028, posticipando così l’aumento totale. Una decisione che tiene conto delle difficoltà di molti lavoratori prossimi alla pensione e che lascia comunque al Parlamento la possibilità, nel 2027, di intervenire per modificare le soglie in base al contesto economico e demografico del momento.
Pensioni: chi potrà godere dell’uscita anticipata dal 2027?
Non tutti, tuttavia, saranno interessati da questo rialzo. Restano, infatti, esclusi dall’aumento dell’età pensionabile coloro che svolgono attività particolarmente pesanti o usuranti, per i quali la legge continua a prevedere requisiti di uscita più favorevoli. Si tratta delle categorie di lavoratori individuate dal d.lgs. 67/2011. Vi rientrano, tra gli altri, i soggetti impegnati in mansioni fisicamente logoranti o ripetitive, chi opera su turni notturni durante tutto l’anno, gli addetti alle linee di montaggio e i conducenti di mezzi pubblici con più di nove posti a sedere.
A queste figure si affiancano i cd. “lavori gravosi”, introdotti dalla Legge di Stabilità 2017, che comprendono numerose professioni spesso dimenticate, sebbene essenziali per il funzionamento quotidiano del Paese. Si tratta di addetti alle pulizie, facchini, operatori per lo spostamento merci, camionisti e conducenti di treni, ma anche gruisti, perforatori, infermieri e ostetriche che lavorano su turni, maestri d’asilo, operai edili, manutentori e operatori ecologici. Si tratta dunque di una platea piuttosto ampia e diversificata, ma accomunata dalla fatica costante e dal peso fisico e psicologico delle mansioni di ciascuno.
La legge di bilancio del 2018 ha poi ampliato ulteriormente l’elenco, includendo categorie storicamente esposte a condizioni di lavoro difficili. Tra queste, i marittimi e i pescatori, gli operai agricoli e quelli del comparto siderurgico, tutti accomunati da un’elevata intensità lavorativa e da rischi professionali significativi.
Reggere l’impatto dell’invecchiamento della popolazione, ma con delle salvaguardie
L’obiettivo della nuova riforma delle pensioni, dunque, è garantire un sistema previdenziale capace di reggere l’impatto dell’invecchiamento della popolazione, senza scaricare interamente il peso sugli individui che svolgono attività più dure o logoranti. È una strategia di compromesso, che cerca di equilibrare la necessità di contenere la spesa pubblica con il dovere di proteggere chi, per la natura del proprio lavoro, arriva alla pensione già stanco.
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