Carne bovina,produzione +6,3% ma tasso autosufficienza sceso a 37%
Roma, 13 nov. (askanews) – Cresce nel 2024 la produzione italiana di carne bovina, che ha raggiunto circa 659mila tonnellate (+6,3% sul 2023), ma il grado di autoapprovvigionamento è crollato al 37%. E’ quanto emerso nel corso del convegno “Il futuro della zootecnia italiana: tra sfide economiche, nuova PAC e ricambio generazionale”, promosso da Assocarni, nel corso del quale è stato fatto un focus da Clal sull’andamento dei mercati bovino e ovino. E proprio il settore ovicaprino, con un valore complessivo superiore a 900 milioni di euro tra carne e latte, conferma la propria importanza strategica per il presidio territoriale e ambientale delle aree interne e per il mantenimento di una produzione tipica di alta qualità con un patrimonio ovino nazionale in lieve aumento e con le importazioni di carni ovine in crescita di circa il 5% su base annua.
La filiera bovina italiana ha comunque confermato una forte capacità di adattamento in un contesto europeo in contrazione. Dopo mesi di volatilità, il mercato si sta stabilizzando, ma permangono criticità strutturali legate alla bassa autosufficienza e alla dipendenza dai ristalli esteri. “Il mercato resta complesso ma mostra segnali di stabilità grazie al lavoro di tutta la filiera. Ora serve consolidare questi risultati con politiche di lungo periodo e relazioni più equilibrate con la distribuzione”, ha detto Serafino Cremonini, presidente di Assocarni.
Positivi i pareri sul Ddl “Coltiva Italia”, con cui il Governo ha ascoltato l’appello degli allevatori e produttori italiani, scegliendo di investire in modo mirato sulla linea vacca-vitello: è la via per ridurre la dipendenza dai ristalli esteri e rafforzare la sovranità alimentare del nostro Paese», Il Ddl “Coltiva Italia” prevede una dotazione complessiva di 1,05 miliardi di euro per l’intero settore dell’agricoltura, inclusa la zootecnia. All’interno di questo budget, 300 milioni di euro sono destinati al comparto bovino: il 70% alla linea vacca-vitello e il 30% all’impiego di seme sessato.
Il confronto tra produzione e distribuzione ha messo in evidenza la necessità di un nuovo patto di filiera, fondato su accordi stabili, indicatori di costo condivisi e una comunicazione trasparente su origine, benessere animale e sostenibilità. Nella seconda parte dei lavori, dedicata al dialogo con il mondo politico e parlamentare, è emersa la volontà condivisa di preservare la competitività del settore zootecnico nel quadro della prossima PAC 2028-2034, evitando il rischio di una rinazionalizzazione delle risorse e valorizzando la specificità dei sistemi di allevamento italiani.
È stata inoltre ribadita la necessità di posticipare di dodici mesi l’applicazione del Regolamento europeo sulla deforestazione, per evitare distorsioni tra Stati membri, e di garantire reciprocità negli standard e controlli efficaci nell’ambito dell’accordo Mercosur.
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