Kanchanaburi, la Ferrovia della morte e il ponte sul fiume Kwai nella Normandia dell’Asia
A soli 130 chilometri da Bangkok, Kanchanaburi è un luogo di natura maestosa e memoria storica. Montagne, fiumi e foreste pluviali nascondono un passato che ancora oggi, a pensarci, commuove.
Un po’ di storia
Durante l’occupazione giapponese della Thailandia, tra il 1942 e il 1945, il governo militare nipponico decise di costruire una linea ferroviaria lunga oltre 400 chilometri per collegare Bangkok con Rangoon, in Myanmar, allora sotto il loro controllo. L’obiettivo era creare una via di rifornimento strategica per le truppe giapponesi, evitando le rotte marittime presidiate dagli Alleati e garantendo un collegamento diretto tra la Thailandia e la ex Birmania.
Il progetto, però, divenne presto un incubo. In soli sedici mesi, decine di migliaia di prigionieri di guerra e civili asiatici furono costretti a lavorare in condizioni disumane: fame, malattie tropicali, violenze e turni massacranti. Più di 100.000 uomini persero la vita tra giungla, malaria e privazioni. È per questo che la linea ferroviaria passò alla storia come la “Ferrovia della morte”, simbolo di uno dei capitoli più tragici della Seconda Guerra Mondiale.
Oggi, visitare Kanchanaburi significa fare un viaggio doppio: tra le meraviglie naturali della Thailandia occidentale e i luoghi della memoria, in una sorta di “Normandia d’Asia”.

Il ponte sul fiume Kwai, dal dolore al mito
Simbolo universale di Kanchanaburi, il ponte sul fiume Kwai è parte integrante della linea della Ferrovia della morte. Costruito dai prigionieri con mezzi rudimentali, fu bombardato e distrutto durante la guerra, per poi essere ricostruito fedelmente.
Il film “Il ponte sul fiume Kwai” (titolo orig. The Bridge on the River Kwai) di David Lean del 1957, tratto dal romanzo di Pierre Boulle, lo rese celebre in tutto il mondo e contribuì a trasformarlo in un simbolo universale di coraggio e resistenza. La tragedia della Ferrovia della morte ha ispirato anche il film “The Railway Man” (2013) di Jonathan Teplitzky, tratto dall’autobiografia di Eric Lomax, ex prigioniero di guerra britannico. Due visioni diverse — una epica, l’altra più intima — che raccontano una storia che non vuole essere dimenticata.

Curiosità: quando il film rese celebre il “ponte sul fiume Kwai”, emerse un piccolo mistero geografico. In realtà, all’epoca, non esisteva un fiume con quel nome: il corso d’acqua presso Kanchanaburi si chiamava Mae Khlong. Con l’arrivo dei turisti, per rendere il luogo riconoscibile, le autorità thailandesi decisero negli anni Sessanta di ribattezzare il tratto locale in Khwae Yai per allinearsi alla fama cinematografica. Il nome fu preso da uno dei due affluenti principali, Khwae Yai e Khwae Noi, che confluiscono nel Mae Khlong, e il nome “Kwai” deriva proprio da un difetto di traslitterazione inglese che è rimasto nell’uso comune.
Camminare oggi sul ponte, con le rotaie sotto i piedi e il fiume che scorre sotto, è un gesto di memoria e riconciliazione, contemplazione e meditazione. L’ideale è arrivarci di mattina o al tramonto, evitando le ore di maggiore afflusso. Da non perdere, ogni anno tra novembre e dicembre, il River Kwai Bridge Festival rievoca la storia con spettacoli di luci, suoni e testimonianze.
Viaggiare lungo la Ferrovia della morte
Uno dei modi più emozionanti per vivere la storia di Kanchanaburi e godere di un panorama strepitoso è percorrere il tratto ferroviario più scenografico, che si snoda lungo il viadotto di Wang Po, fino alla stazione di Tham Krasae. Proprio questo tratto è tra i più iconici e difficili realizzati dai prigionieri di guerra con strumenti rudimentali, che costò migliaia di vite umane. È un percorso spettacolare: da un lato il fiume Khwae Noi, dall’altro pareti rocciose e giungla fitta, con la ferrovia che corre sospesa su palafitte di legno costruite a mano oltre ottant’anni fa.
Il treno rallenta lungo il viadotto, e lascia il tempo di osservare il panorama intorno e scattare qualche foto dal finestrino. Alla stazione di Tham Krasae ci si può fermare per una passeggiata: si cammina sul single track che conduce alla grotta un tempo rifugio dei prigionieri, oggi custode di una statua del Buddha.

L’Hellfire Pass: la gola dell’inferno
Tra i luoghi più commoventi lungo la linea ferroviaria c’è l’Hellfire Pass, o Passo dell’Inferno. Qui i prigionieri scavarono nella roccia viva a mani nude, illuminati solo da torce che di notte creavano un bagliore sinistro, come fiamme all’inferno. Oggi, questo tratto è un memoriale curato dal governo australiano: un museo moderno espone oggetti, fotografie e testimonianze dirette, mentre un sentiero attraversa la gola tra pannelli che raccontano la fatica e la resistenza di chi non sopravvisse. Camminare nel silenzio della giungla, accompagnati solo dal canto delle cicale, è un’esperienza che lascia senza parole.

I cimiteri e i musei della memoria
A Kanchanaburi, la memoria della ferrovia vive anche nei cimiteri di guerra di Don Rak e Chungkai, con file ordinate di lapidi bianche, dove riposano migliaia di prigionieri britannici, australiani e olandesi.
Oltre a questo colpo d’occhio silente, sono da visitare i tre centri e musei che raccontano meglio la storia della zona. Il Thailand-Burma Railway Centre (aperto dalle 9 alle 16.30, costo 160 Thb per gli adulti e 80 Thb per i bambini) illustra la costruzione della ferrovia attraverso modelli e filmati; mentre il JEATH War Museum (dalle 8 alle 17; 50 Thb adulti e 20 Thb il ridotto) ricrea le baracche dei prigionieri e le condizioni di vita nei campi.
A Kanchanaburi il Museo Nazionale di Ban Kao (orari 9-16, biglietto 50 Thb), costruito su un sito funerario di 4000 anni fa, racconta la preistoria della regione con reperti, ceramiche e strumenti in pietra. Una sezione speciale è dedicata proprio alla Seconda guerra mondiale, con documenti e manufatti che illustrano l’impatto del conflitto e la costruzione della ferrovia.

Come arrivare a Kanchanaburi
Oltre che con la macchina, si può raggiungere Kanchanaburi da Bangkok in treno. Si parte dalla stazione di Bangkok Thonburi, con treni gestiti dalle Ferrovie dello Stato della Thailandia (SRT). I convogli sono semplici, di terza classe; il viaggio dura circa due ore e mezza e attraversa risaie, villaggi e campagna thailandese fino a raggiungere il cuore di Kanchanaburi.
Una volta arrivati, la fermata più comoda è quella nei pressi del celebre ponte sul fiume Kwai, da cui partono i treni che percorrono il tratto panoramico fino a Tham Krasae e Nam Tok, capolinea della linea. Prendendo il treno del mattino e scendendo a Tham Krasae, si ha il tempo di esplorare la grotta, camminare sui binari sospesi sul fiume e pranzare prima di rientrare in città o di seguire verso il parco di Erawan e la foresta.

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