Coldiretti, Prandini: mobiliteremo i trattori contro bilancio Ue

Novembre 12, 2025 - 07:30
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Coldiretti, Prandini: mobiliteremo i trattori contro bilancio Ue

Bruxelles, 11 nov. (askanews) – Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha annunciato oggi a Bruxelles che gli agricoltori si mobiliteranno di nuovo e riporteranno i trattori i piazza, come avevano fatto prima delle ultime elezioni europee, questa volta per protestare contro la proposta di bilancio comunitario pluriennale 2028-1034, che la Commissione europea insiste a non voler modificare profondamente, nonostante l’opposizione generalizzata da parte dei partiti europei, del mondo agricolo e delle regioni.

“Assolutamente sì”, ha risposto alla domanda di un giornalista su questo punto, durante un punto stampa prima di un suo incontro con il commissario europeo responsabile per il commercio, Maros Sefcovic. “La nostra intenzione – ha spiegato – è quella di riprendere le mobilitazioni a livello europeo già nel mese di dicembre, per far capire alle istituzioni che mai come in questo momento noi abbiamo di fronte una sfida che è di carattere globale. Non è solo una questione di risorse stanziate nei confronti del comparto agricolo, ma è quello che stanno facendo tutti gli altri paesi nel mondo. Penso gli Stati Uniti, che investono circa quattro volte di più di quello che investe l’Europa, e a quello che stanno facendo la Cina, l’India, o il Brasile”.

Il “Quadro finanziario pluriennale” (o Qfp, come si chiama formalmente la proposta di bilancio per il periodo 2028-2034) è criticato soprattutto per via della riduzione dei fondi destinati agli aiuti diretti agli agricoltori, e per la riforma dei finanziamenti per la Politica agricola comune (Pac) e per la Politica di coesione regionale, che vengono &zasfusi in un Fondo unico nazionale per ogni paese, gestito centralmente dai governi in rapporto con la Commissione europea.

“Diminuire le risorse sull’agricoltura – ha rilevato Prandini – significa depotenziare la capacità produttiva e perdere anche la sfida legata all’innovazione, alla digitalizzazione, che è tutto quello che invece ci dovrà riguardare in termini di attenzione, e anche in termini di sostegno per le risorse nei confronti del lavoro dei nostri agricoltori”.

Il presidente di Coldiretti ha quindi risposto a due domande sulle “modifiche cosmetiche” (come sono state definite dagli oppositori) che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha proposto domenica scorsa per cercare di ammorbidire le posizioni dei gruppi politici contrari all’impostazione del Qfp, e che sembra aver ottenuto, se non altro, una reazione positiva da parte del Ppe.

“Io penso – ha osservato – che il tentativo sia sicuramente quello di evitare sicuramente uno scontro col Parlamento europeo. E purtroppo penso che questo obiettivo” von der Leyen “riuscirà ad ottenerlo. Dietro a una formale posizione nella quale si dice che si riapre la discussione” sul testo della proposta di Qfp. “Noi ci auguriamo però che la discussione si riapra seriamente. Perché la proposta fatta dalla von der Leyen – ha sottolineato Prandini in riferimento alle modifiche suggerite dalla presidente della Commissione – è una grande presa in giro”.

“Basti pensare – ha proseguito – che il 10% di cui si parla non ha nessun tipo di impatto sull’agricoltura; cioè parla solo di aree rurali, non è destinato agli agricoltori che vivono all’interno delle aree rurali. E noi abbiamo progetti, come il progetto Leader, che ne possono assolutamente beneficiare, ma dove, ripeto, le risorse non ricadono sulla vita dei nostri agricoltori”. Il riferimento è a una delle modifiche suggerite da von der Leyen, di dedicare alle aree rurali il 10% dei finanziamenti non pre-assegnati (ovvero fuori dai minimi già garantiti per la Pac e i fondi per le regioni più povere), in ciascun fondo unico nazionale.

“Voglio sottolineare – ha aggiunto Prandini – che, rispetto alla proposta fatta, nonostante un aumento di bilancio a livello europeo, dove l’agricoltura passa da un 30-35% che ricopriva in termini di peso nel bilancio (totale, ndr) a circa un 14%; quindi anche sotto questo punto di vista c’è una decrescita delle risorse stanziate”.

“Ritornando sul tema dell’ultima proposta fatta dalla Von der Leyen, ciò che proponiamo noi – ha indicato il presidente di Coldiretti – è molto semplice. Siccome si dice che le risorse sono invariate, e secondo tutti i nostri studi non è così, perché noi in Italia perdiamo il 25%, mentre il dato medio a livello europeo è un 17,6% in meno, chiediamo di andare a identificare anche nella Politica di coesione quello che realmente deve essere destinato a favore degli agricoltori, fuori da una competizione, da uno scontro con tutti gli altri settori produttivi”.

Prandini ha poi riconosciuto di essere deluso dal fatto che proprio il Partito popolare europeo, che è sempre stato molto vicino agli agricoltori, sembri ora più morbido rispetto alle proposte di von der Leyen. “Sì, perché in questo momento, rispetto a tutte le dichiarazioni fatte anche durante le varie campagne elettorali, non troviamo nessun tipo di riscontro rispetto a quello che era stato garantito: cioè che anche a fronte delle mobilitazioni che si sono tenute nell’ultimo anno e mezzo, ci sarebbe stato un ascolto e soprattutto si sarebbe in modo radicale cambiata la Politica agricola comune, e che si sarebbero date risposte concrete alla vita degli agricoltori, e in modo più ampio all’intera filiera agroalimentare”.

“E’ evidente a tutti – ha affermato il presidente di Coldiretti – che non si è andati in questa direzione. Quindi noi stiamo richiamando anche tutti gli interlocutori all’interno del Partito popolare europeo perché mantengano le promesse che storicamente avevano fatto”.

Il problema, ha risposto poi alla domanda se Conldiretti si senta presa in giro, non è tanto quello di “essere presi in giro”, ma piuttosto “è un fatto di serietà rispetto a quella che è una sfida, ripeto, che non riguarda un mero comparto, ma deve portarsi in un’ottica nella quale l’Europa, quando fa delle scelte, non può non osservare quello che avviene nel resto del mondo”.

“Diversamente – ha concluso Prandini – si correrà il rischio solo di metterci uno contro l’altro e non ottenere nessun tipo di risultato. Si indebolisce l’agroalimentare, e gradualmente si stanno indebolendo anche tutte le altre filiere produttive. Quindi io mi auguro che ci sia una presa di coscienza da parte delle istituzioni europee che se continuano in questo modo non penso che ci sarà un futuro roseo per l’intero sistema europeo come noi ce lo aspettavamo”.

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