Corte d’Appello: “Il Cpr di Torino non è idoneo”

Novembre 14, 2025 - 18:00
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Corte d’Appello: “Il Cpr di Torino non è idoneo”

Un giudice della Corte d’appello di Torino denuncia che le persone tenute prigioniere nelle gabbie del Centro per il rimpatrio di Torino non hanno chi si occupi minimamente delle loro condizioni di salute. Il giudice ha annullato per ragioni di salute il trattenimento (ossia la detenzione amministrativa, di fatto una prigionia) di un uomo di 48 anni del Marocco.

La sentenza della Corte d’appello si basa su una recente pronuncia del Consiglio di Stato riguardante lo stato della sorveglianza sanitaria nei Cpr. Il giudice ha annullato, ribaltandola, la decisione presa pochi giorni prima da un giudice di pace. L’uomo era stato portato nel Cpr torinese il 27 ottobre dopo l’espulsione disposta dalla prefettura di Monza. Lui aveva già chiesto protezione internazionale e aveva già dimostrato le sue condizioni di salute. È invalido ed è affetto da molte patologie, spiega il suo avvocato. Nonostante ciò, un medico di una Asl lombarda ha rilasciato un certificato di idoneità al trattenimento. Anche in questo caso, come in moltissimi altri, sarebbe bastato che il medico chiamato a firmare il certificato di idoneità alla detenzione avesse fatto bene il suo lavoro, e l’ingiustizia contro una persona fragile sarebbe stata impedita. È urgente sensibilizzare i medici su questa questione. Molti di loro non sanno nemmeno cosa sia un Cpr, non hanno la più pallida idea degli orrori che accadono lì dentro e non sentono l’esigenza di informarsi. Quando però gli viene sottoposto un foglio da firmare, lo firmano. E così facendo spediscono esseri umani in gabbie immonde.

Qualcuno si può occupare di organizzare, finanziare e svolgere una capillare campagna di informazione e di sensibilizzazione dei medici delle strutture pubbliche perché sappiano cosa sono i Centri per il rimpatrio e come vengono trattate le persone dichiarate idonee ad essere rinchiuse lì dentro? Sono i nuovi manicomi i Cpr, sono lager per persone che quasi sempre non hanno commesso alcun reato e comunque non dovrebbero stare là rinchiuse. L’Ordine dei medici va coinvolto. Le Asl vanno chiamate in causa. Gli attivisti della rete Mai più lager- No ai Cpr l’hanno fatta una campagna di informazione rivolta ai medici, ma l’hanno fatta soltanto loro. Possibile che un’operazione la cui urgenza è evidente sia lasciata alla sola iniziativa di attivisti che la svolgono gratuitamente? Possibile che né un partito, né una istituzione sappiano occuparsi di affrontare la tragedia dell’esistenza di medici in strutture pubbliche che sbrigano la visita di persone indifese per la certificazione all’idoneità alla detenzione in un Cpr come fosse una pratica burocratica, senza curarsi minimamente delle conseguenze dei loro atti? Quest’uomo di 48 anni di cui si è occupata la Corte d’Appello di Torino è invalido al 75% per un infortunio che nel 2009 richiese un intervento neurochirurgico, è diabetico, è consumatore abituale di alcol e droga, soffre di perdita di memoria. Eppure un medico di una Asl lo ha dichiarato idoneo alla detenzione e un giudice di pace ha firmato per mandarlo in gabbia.

Il ragazzo palestinese di cui diamo notizia nell’articolo sul nostro giornale sarebbe bastato guardarlo per capire in quali condizioni è. E ha il corpo coperto di tagli, era stato operato per aver ingerito dei pezzi di metallo prima di esser visitato dal medico della Asl lombarda che ne ha certificato l’idoneità al trattenimento in Cpr. È finito nel lager di Via Corelli anche perché quel medico ha firmato quel foglio. Succede tutti i santi giorni e molto raramente chi viene rinchiuso in un Cpr riesce a mettersi nelle mani di un avvocato che ne prenda davvero le difese. Circolano avvoltoi tra gli avvocati di ufficio, accade non di rado che difensori d’ufficio non sappiano se non molto vagamente chi sono i loro assistiti e cosa basterebbe fare per tirarli fuori dalla cella. E comunque non se ne occupano.

La sentenza del giudice della Corte d’appello di Torino si basa anche sulla pronuncia con cui il Consiglio di Stato il 7 ottobre ha annullato un decreto con cui il Ministero degli interni approvò lo schema del capitolato d’appalto sulla gestione dei Cpr sollevando questioni sul trattamento delle persone malate. Secondo il giudice Giacomo Marson, riportato dal Corriere di Torino, la situazione generale «induce a ritenere che, allo stato attuale, in assenza di evidente dimostrative di condizioni differenti rispetto al Cpr di Torino le persone trattenute non siano sufficientemente tutelate da un punto di vista medico».

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