Cuffaro e Romano di nuovo nel mirino dei pm, l’inchiesta siciliana sulla sanità: “Surreale, saputo dai giornali”
“Ho qua le carte in mano e non troverete mai nessuna intercettazione, nessuna prova diretta che mi riguardi: non ho mai chiesto nulla a nessuno né ricevuto promesse di assunzioni o altri vantaggi”. E’ un fiume in piena Saverio Romano, deputato e coordinatore nazionale di Noi moderati, dopo aver saputo che la Procura di Palermo ha chiesto il suo arresto per corruzione nell’ambito di una inchiesta per presunti appalti pilotati nella sanità siciliana.
Con Romano sono indagate altre 17 persone, fra cui Salvatore Cuffaro, ex presidente della Regione, e attuale leader della nuova Democrazia cristiana. Le accuse ipotizzate sono associazione a delinquere, corruzione e turbata libertà degli incanti. Nel mirino dei pm vi sarebbero gli affidamenti da parte della direzione dell’ospedale di Siracusa. Tra le società finite sotto la lente dei magistrati anche Dussmann, un colosso dei servizi di servizi di facility management con 70mila dipendenti in più di 20 Paesi. Gli inquirenti, in particolare, ipotizzano l’esistenza di un sistema di relazioni e scambi di favori tra funzionari pubblici, imprenditori e politici, volto a condizionare l’esito delle gare e orientare l’assegnazione di appalti.
Romano, che sarà interrogato il 14 novembre dal gip che dovrà decidere se arrestarlo o meno, ha reagito pubblicamente con due video diffusi sui social girati all’esterno del comando provinciale dei carabinieri di Roma dove ieri mattina gli è stata notificata l’informazione di garanzia, già da ore riportata da tutti i media. Si tratta di “vicenda abnorme e surreale” e di un “processo mediatico”, ha sottolineato Romano, spiegando che gli viene contestata “l’accettazione di una promessa di assunzioni” da parte di un’azienda che avrebbe dovuto aggiudicarsi una gara all’Asp di Siracusa. “Quella gara non è nemmeno stata ancora assegnata — ha aggiunto Romano —. Non c’è alcuna promessa, perché non c’è stata alcuna richiesta. Risponderò colpo su colpo, con serenità, perché so che il giudice saprà apprezzare la realtà dei fatti”.
Solidarietà a Romano è stata espressa da parte dei vertici del partito. Massimo Dell’Utri, coordinatore regionale di Noi Moderati in Sicilia, ha ricordato la correttezza e il senso delle istituzioni del parlamentare. “Non abbiamo dubbi — ha detto — che saprà chiarire ogni eventuale addebito, ma non possiamo non rammaricarci del fatto che abbia appreso delle accuse dagli organi di stampa”. Sulla stessa linea Maurizio Lupi, presidente di Noi Moderati: “Siamo convinti dell’estraneità di Romano e sicuri che la sua innocenza sarà dimostrata davanti al gip. La cosa più grave è il processo mediatico che si è scatenato prima ancora che l’interessato conoscesse l’inchiesta”. “Esprimo la mia piena fiducia nell’operato della magistratura, che svolge con rigore e senso dello Stato il proprio compito. Gli indagati potranno dimostrare nelle sedi opportune la loro estraneità”, è stato invece il commento del presidente della Regione Renato Schifani.
Durissime invece le opposizioni. Pierpaolo Montalto, segretario regionale di Avs, ha parlato di “una vicenda di gravità inaudita”. “L’indagine della Procura palermitana — ha detto — ci racconta ancora una volta di appalti truccati, corruzione e di una sanità pubblica degradata a terreno di scontro tra potentati delle destre, mentre chiudono gli ospedali e le liste d’attesa si allungano”. Montalto ha poi ricordato il passato giudiziario di Cuffaro (che ha comunque chiuso da tempo i conti con la giustizia, ndr), affermando che “è sconcertante che a chi è già stato condannato per favoreggiamento mafioso sia stata concessa nuovamente la ribalta politica nell’isola”. “Notizie come queste fanno male alla politica e alla nostra terra. Ringrazio la magistratura per il lavoro svolto, ma mi auguro che la giustizia faccia il proprio corso fino in fondo e con celerità, per tutelare anche chi fa buona politica”, è stato il commento di Cateno De Luca, sindaco di Taormina. De Luca ha ricordato i suoi precedenti giudiziari, conclusi con assoluzioni piene dopo anni di indagini, e ha invitato a non trasformare le inchieste in strumenti di lotta politica: “Io so cosa significa finire nel tritacarne giudiziario. Continuo a lavorare per una Sicilia migliore, con onestà e passione, insieme a tanti amministratori che ogni giorno si rimboccano le maniche per dare risposte concrete ai cittadini”.
L’inchiesta arriva in un momento delicato per la politica siciliana. La giunta regionale di centrodestra guidata da Schifani è già stata segnata da altre indagini e da tensioni interne. L’opposizione parla apertamente di “crisi di credibilità”, mentre all’interno della maggioranza prevale per ora una linea di attesa e prudenza. Le prossime settimane saranno decisive. Gli interrogatori del 14 novembre potranno chiarire le posizioni individuali, ma l’impatto politico è già evidente: la Sicilia torna al centro delle cronache per la gestione della sanità pubblica, un settore tradizionalmente “sensibile”.
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