Dopo il referendum, cosa sarà della sinistra? Schlein in bilico, Landini out, Conte aspetta seduto sulla riva

Post referendum, solo il Pd, illudendosi o mentendo spudoratamente, può dire che il voto sui referendum non sia stato un flop.
Gli italiani hanno snobbato i quesiti, li hanno ritenuti inutili ed hanno pensato che quei 90 milioni spesi per una consultazione farlocca avrebbero potuti essere impiegati per problemi assai più urgenti oltre che popolari.
Bugie pietose, come quelle della Schlein o di Boccia faranno maggiormente innervosire quei riformisti che vedono la segretaria come il sangue agli occhi.
“Hanno votato quattordici milioni di italiani, un numero più alto di quando la premier vinse le elezioni”, sostengono all’unisono. La verità è che nell’opposizione I conti si apriranno oggi perché non si può negare che dopo questa esperienza, il governo esce più forte e la Meloni “sarà costretta ancora per tanto tempo a guidare il Paese”.
Il futuro dopo il referendum

Dunque, un futuro quanto mai complesso attende i dem, primo fra tutti quello del leader. Chi è che comanda in via del Nazareno?
Per ora, non c’è dubbio: è la donna più famosa della sinistra a menare la danza, ma la sua poltrona che ha già cominciato a traballare da tempo, adesso ondeggia. Quanto durerà? La svolta a sinistra che Elly Schlein ha voluto dare al partito da quando ne ha preso le redini non piace affatto a quei riformisti che respingono in maniera assoluta la sua” rivoluzione”. Lo sostengono da mesi e da mesi cercano in tutti i modi di farla riflettere.
Ma caparbiamente lei insiste e sogna quel campo largo (quanto mai stretto) che dovrebbe combattere e sconfiggere la destra.
La Schlein è una donna intelligente e coraggiosa eppure non si è ancora accorta (o forse si) che Giuseppe Conte fa finta di essere d’accordo con lei, perché l’avvocato del popolo ha un solo obiettivo: quello di sedersi di nuovo sulla poltrona di Palazzo Chigi da cui fu cacciato ignominiosamente (secondo lui).
Dunque, per tornare ad essere il presidente del consiglio deve dimostrare di esser lui il vero leader della sinistra ed è soltanto con lui che la maggioranza deve fare i conti.
Da tempo il finto accordo Schlein, Conte, Fratoianni, Bonelli fa acqua da tutte parti. Non c’è un solo problema che unisca i 5Stelle al Pd: da Gaza all’Ucraina. financo al riarmo, il dibattito è continuo e il denominatore comune non si trova.
Allora, la segretaria, da quella furba che è, pensa di andare alla ricerca (sia pure sotto traccia) di un nuovo compagno di viaggio, Pensa malamente di averlo trovato: è lui, Maurizio Landini, il dominus della Cgil che ha dalla sua parte decine di migliaia di seguaci. Ma anche in questo caso, si illude perché non ha fatto i conti con quello che il sindacalista insegue oggi.
Uno sbocco per Landini
Fra non molto dovrà lasciare la guida che dura da due mandati e deve badare al suo futuro. Politico, non c’è dubbio. A che altro può mirare? Si accorge che la Schlein non ha più la maggioranza di una volta, che i riformisti la vorrebbero far fuori presto, anzi prestissimo. Ma quei signori che non la vogliono più in via del Nazareno la pensano in maniera del tutto contraria a Maurizio. Va bene, ma questo è un secondo problema, si affronterà più tardi, al momento giusto.
Siamo quindi al redde rationenem: il flop del referendum ha fortemente confermato che il Pd non gode più di buona salute e deve cambiare. Come? Elly non ha i numeri di una volta, i riformisti come Guerimi, Gori, Picierno non sono poi così forti come vorrebbero apparire.
Quindi, toccherà al leader della Cgil salvare capra e cavoli? Nemmeno per sogno, perché la sconfitta del referendum ha colpito soprattutto lui che lo ha voluto ad ogni costo convincendo anche la Schlein.
Come è facilmente comprensibile, la confusione regna sovrana nel primo partito dell’opposizione. Se fossero dei cattolici convinti dovrebbero chiedere aiuto al Padreterno, oppure farsi dare da Lui dei buoni consigli, ma purtroppo anche questa strada è preclusa.
I fatti dicono che la Schlein – e la sua rivoluzione – non ha più i consensi di una volta, che chi la contrasta ormai apertamente non ha la forza, nè i numeri per batterla, che l’outsider Landini è uscito con le ossa rotte da quest’ultima consultazione.
Chi è cattivo e non ha peli sulla lingua lo dice chiaramente: dovrebbe dimettersi subito. Ma se un giornalista gli fa questa domanda risponde sorridendo: “Non ci ho mai pensato e non ci penso nemmeno oggi. Stiano tranquilli i miei nemici”.
Aveva ragione Giulio Andreotti quando molto ironicamente sosteneva: “Il potere logora solo chi non lo ha”.
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