Fitto: “Impossibile” la coesione senza gli enti locali. Ma il Comitato delle Regioni non si fida

Bruxelles – “E’ impossibile immaginare la coesione senza le regioni“. Il vicepresidente esecutivo per la Coesione e le riforme, Raffaele Fitto, vuole essere chiaro: anche se la struttura per il prossimo bilancio pluriennale cambia, non cambierà nella sostanza. “Le regioni continueranno ad avere lo stesso ruolo anche in futuro”, per continuare come fatto finora. Perché la politica di coesione del ciclo passato (2014-2020) è stata una storia di successo, quella del ciclo attuale (2021-2027) intende esserlo anche di più, quella che verrà (2028-2034) dovrà essere rimessa alla prova di una riforma che convince fino a una certo punto. Commissione europea e Regioni provano a costruire la strada per il post-2027 in occasione della 23esima settimana europea delle regioni e delle città, l’evento annuale dedicato alle politiche regionali.
Fitto è inevitabilmente bersaglio di critiche per l’idea dell’esecutivo Ue di accorpare le risorse di coesione e agricoltura insieme in un unico fondo nel prossimo bilancio settennale, oltre ad avere il fiato sul collo del Comitato europeo delle regioni (COR), che contesta la scelta di dirottare risorse al finanziamento della difesa. Il componente italiano del team von der Leyen cerca di navigare indenne da queste acque tempestose presentandosi in conferenza stampa con la presidente del COR, Kata Tüttő, e mostrare che Commissione europea e Comitato europeo delle regioni non hanno perso lo spirito di squadra. “Il titolo di questa edizione della settimane delle regioni è ‘Diamo forma al domani, insieme’, è la parola chiava è ‘insieme'”, sottolinea Fitto.
I risultati della politica di coesione passata, i dubbi del COR per quella futura
Fitto, di fronte alle critiche crescenti, assicura che la centralità della coesione non è messa in discussione, e lo fa snocciolando dati utili a capire quanto l’Europa abbia già fatto per i territori. Nel periodo 2014-2020, la politica di coesione ha sostenuto oltre 2,5 milioni di piccole e medie imprese, la creazione di 370mila posti di lavoro e strutture per l’infanzia per 24 milioni di bambini. I fondi strutturali della politica di coesione hanno inoltre sostenuto la doppia transizione verde e digitale: oltre 66 miliardi di euro sono stati investiti in progetti legati al clima, mentre la capacità di produzione di energia rinnovabile dell’UE è aumentata di oltre 6.000 megawatt e otto milioni di famiglie hanno avuto accesso alla banda larga. La politica di coesione ha contribuito a incrementare il PIL dell’UE dello 0,6 per cento, nonché alla crescita dell’occupazione e alla mitigazione delle disparità regionali.
Per il futuro però il Comitato europeo delle regioni ha dubbi e riserve, a partire dall’impostazione del prossimo bilancio settennale (MFF 2028-2034): “C’è una centralizzazione a cui guardiamo con preoccupazione”, ammette Tüttő. Ci sono poi 73 regioni in declino economico e allora “la competitività deve avvenire a livello locale”, con la transizione che “non deve scomparire”, e poi c’è “la crisi demografica” che interessa sempre più l’Europa e le sue regioni.
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