Gaza, gioia, speranza ma anche ritegno: sbagliato mutare la marcia religiosa di Assisi in manifestazione pro Pal

Ottobre 14, 2025 - 14:00
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Gaza, gioia, speranza ma anche ritegno: sbagliato mutare la marcia religiosa di Assisi in manifestazione pro Pal

Tutti a casa: ostaggi e prigionieri. “La guerra a Gaza è finita”, sostiene orgogliosamente Donald Trump prima di salire sull’aereo che lo porterà a Tel Aviv e a Sharm el Sheik.

È una festa, non si può definirla altrimenti. Molte le frasi di circostanza, ad esempio quella di Bibi Netanyahu che dice: “I figli tornano alla loro terra”, ma al di là delle parole che si autoincensano, non si può negare che oggi si è conclusa con successo la fase 1 di un accordo storico.

737 giorni in cui le armi e le bombe non hanno dato un attimo di tregua ad una popolazione stremata che trascorreva le sue ore tra gli ordigni e la mancanza di un tozzo di pane. Chi può negare a Donald Trump di essere il vero e forse unico protagonista di questo processo? Dopo la firma su una tregua a cui nessuno fino ad un mese fa credeva, si apre una pericolosa fase due di una pace che non si potrà dire tale finché non si parlerà di “una unione dei cuori”.

I tanti interrogativi per Gaza

Gaza, gioia, speranza ma anche ritegno: sbagliato mutare la marcia religiosa di Assisi in manifestazione pro Pal, nella foto la spiaggia di gaza
Gaza, gioia, speranza ma anche ritegno: sbagliato mutare la marcia religiosa di Assisi in manifestazione pro Pal – Blitzquotidiano.it (foto da video)

Dobbiamo dirci ottimisti, scrive qualcuno. Ma gli interrogativi sono ancora tanti e autorevoli commentatori non li possono negare. Citiamo su tutte l’opinione di Thoma Friedman, un autorevole editorialista del New York Times, il quale sostiene che di pace vera non si potrà parlare fino a che Hamas e Netanyahu non abbandoneranno l’odierno scenario.

Sono troppo drastiche le differenze di idee ed è assai complicato che un giorno queste possano finire nell’oblio. Hamas ha già cominciato a frapporre ostacoli: vorrebbe libero anche Marwan Barghouti, un politico palestinese che è nelle patrie galere israeliane dal 2002. È stato condannato e deve scontare cinque ergastoli per le nefandezze che ha compiuto.

È evidente che Tel Aviv non voglia assecondare questo desiderio. Per un semplice motivo: quello di prevenire in futuro ciò che è già accaduto in passato. Che cosa potranno combinare i 1950 palestinesi liberi se avranno come guida l’uomo che Hamas vorrebbe portare  subito fuori dal carcere?

I timori di Israele

I dubbi israeliani sono evidenti, non si può dare loro torto se paventano un ritorno alle ostilità di sempre. Quindi un “Addio alle armi” (ricordando un celebre romanzo di Ernest Hemingway) durerebbe lo spazio di un mattino e si ricomincerebbe da capo. Per carità: è una evenienza che nessuno vuole e bisogna evitare a tutti i costi.

Ma proprio per le tante difficoltà della fase due di questo processo bisogna procedere con i piedi di piombo.

Limitare un linguaggio pieno d’odio, manifestazioni che portano alla strumentalizzazione e nulla più, essere sempre pacifici invece che intolleranti.

L’Italia dia per prima il buon esempio. Non si può mutare una marcia religiosa come quella di Assisi in una manifestazione pro Pal a cui aderiscono Francesca Albanese, Giuseppe Conte e Elly Schlein. Si deve essere più attenti o più precisi quando il ministro Roccella parla di Auschwitz.

Debbono essere messi a tacere quei teppisti che servendosi della bandiera palestinese vorrebbero mutare la partita di calcio Italia-Israele (in programma domani a Udne) in una bagarre che potrebbe diventare molto pericolosa. Oppure comportarsi come gli organizzatori della maratona di Londra che hanno impedito alle atlete islamiche di partecipare alla gara.

Tutto questo avviene nel mondo lasciando con il fiato sospeso milioni di persone, mentre in Italia ci si azzuffa per conquistare una poltrona di governatore. Delle regioni in battaglia, l’unica che può essere considerata in bilico è la Campania, la terra di Don Vincenzo De Luca, forte di un seguito piuttosto consistente.

Il candidato del centro sinistra, Roberto Fico, non ha una schiacciante maggioranza (come l’opposizione l’ha in Puglia). Deve combattere fino in fondo se vuole tagliare quel traguardo anche perché le sorprese sono dietro l’angolo.

Sapete chi hanno scelto i Fratelli d’Italia  come capolista in Campania? Gennaro Sangiuliano, proprio lui, l’ex ministro caduto nella trappola di Maria Rosaria Boccia, oggi rinviata a giudizio. Che dire? I pericoli sono sempre dietro l’angolo.

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