Giancarlo Tulliani, sequestro da oltre 2 milioni tra villa e conti per il cognato di Fini: la saga della casa di Montecarlo
La storia della casa di Montecarlo continua a generare problemi per la famiglia Fini-Tulliani. Il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza ha eseguito un decreto di sequestro emesso dal Tribunale di Roma – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di Giancarlo Tulliani.
Si tratta del fratello di Elisabetta Tulliani, moglie dell’ex presidente Camera Gianfranco Fini. Nell’aprile 2024 i tre vennero condannati in primo grado (2 anni e 8 mesi per Fini, 5 anni per Elisabetta Tulliani, 6 anni per Giancarlo Tulliani, 5 anni per il padre Sergio Tulliani) per riciclaggio in merito alla vicenda relativa all’appartamento di Boulevard Princesse Charlotte 14 a Montecarlo, che di fatto rovinò la carriera politica del leader della destra post-missina, fresco di rottura con Silvio Berlusconi.
A Giancarlo Tulliani, residente a Dubai e attualmente latitante, sono stati sequestrati una villa nella Capitale, conti correnti accesi in Italia e all’estero e due autovetture di cui una di lusso, per un valore complessivo di circa 2,2 milioni di euro.
In una nota si ricostruisce la genesi delle indagini che hanno portato al sequestro odierno, ovvero l’inchiesta giudiziaria che nel 2017 portò all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dei componenti di un’associazione a delinquere a carattere transnazionale, dedita alla commissione dei reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. “Il profitto illecito dell’associazione, oggetto di riciclaggio, veniva impiegato, oltre che in attività economiche e finanziarie, anche nell’acquisizione di immobili da parte della famiglia Tulliani, in particolare Giancarlo – spiega una nota -. Quest’ultimo, dopo aver ricevuto, direttamente o per il tramite delle loro società offshore, ingenti trasferimenti di denaro di provenienza illecita, privi di qualsiasi causale o giustificati con documenti contrattuali fittizi, ha trasferito le somme all’estero, utilizzando i propri rapporti bancari. Proventi illeciti venivano reimpiegati in acquisizioni di beni immobili e mobili, sottoposti a sequestro dalla Guardia di Finanza”.
Proprio a seguito della sentenza di condanna dell’aprile scorso, la DDA di Roma aveva delegato la Guardia di finanza a svolgere indagini finalizzate all’applicazione di misure di prevenzione sul conto di Tulliani.
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