Il magnifico Duomo di Orvieto protagonista su Passaggio a Nord-Ovest

Lug 5, 2025 - 18:00
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Il magnifico Duomo di Orvieto protagonista su Passaggio a Nord-Ovest

Sabato 5 luglio, su Passaggio a Nord-Ovest, Alberto Angela accompagna i telespettatori in uno dei luoghi più straordinari d’Italia: il Duomo di Orvieto. Una cattedrale che non è solo simbolo della città umbra, ma anche autentico capolavoro dell’architettura gotico-romanica, capace di incantare chiunque la ammiri, sia da vicino che sullo schermo.

La facciata dorata, il ritmo verticale delle guglie, il rosone che sembra disegnare la luce: ogni dettaglio racconta una storia di bellezza, fede e maestria artistica.

Un viaggio nel cuore dell’Umbria, tra arte e miracolo, che lo storico programma televisivo sa restituire con la consueta eleganza divulgativa.

La storia di una cattedrale senza tempo

Il fascino del Duomo affonda le radici in una storia secolare di passione, visioni architettoniche e passaggi di testimone tra grandi maestri. Era il 14 novembre 1290 quando Papa Nicolò IV posò la prima pietra della futura cattedrale, dando inizio a un’impresa che avrebbe attraversato i secoli.

In un’epoca di fervore religioso e rinascita civica, si sentiva il bisogno di un’opera grandiosa che rappresentasse Orvieto e il suo ruolo nel mondo cristiano. Il progetto iniziale è avvolto da un alone di mistero: alcuni lo attribuiscono ad Arnolfo di Cambio, altri a frà Bevignate da Perugia.

Quel che è certo è che a partire dal 1310, con l’arrivo del senese Lorenzo Maitani, il Duomo prese la forma che ancora oggi possiamo ammirare. Fu lui a imprimere alla struttura quell’impronta armonica e imponente che unisce la forza del romanico alla verticalità del gotico.

E sebbene decine di artisti si siano succeduti nel tempo, lo stile della cattedrale ha conservato un’unità rara, elegante, vibrante.

La facciata: un racconto in oro e pietra

La spettacolare facciata del Duomo di Orvieto
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La meravigliosa facciata del Duomo di Orvieto

Posare lo sguardo sulla facciata del Duomo di Orvieto è come aprire un libro scolpito nella pietra e illuminato da riflessi dorati in cui l’arte gotica italiana ha raggiunto il suo vertice assoluto. Progettata da Lorenzo Maitani, venne iniziata nel 1310 e completata dal punto di vista architettonico soltanto nel 1532: ma ogni sua parte sembra nascere da una stessa visione, come se fosse frutto di un unico gesto creativo, ispirato e solenne.

I primi disegni, conservati ancora oggi nell’Archivio dell’Opera del Duomo, parlano di un’evoluzione architettonica affascinante. Dal progetto monocuspidale, datato alla fine del Duecento, si passò a quello tricuspidale, voluto proprio da Maitani. Ed è proprio grazie a quest’ultimo che la facciata prese il suo caratteristico profilo a tre cuspidi, armonioso e teatrale.

L’intera superficie è un trionfo di decorazioni: bassorilievi, statue, colonne tortili e mosaici che raccontano episodi dell’Antico e Nuovo Testamento, richiamando il pellegrino o il fedele a un viaggio spirituale già dal sagrato. I bronzi dorati, oggi custoditi nel Museo dell’Opera, un tempo impreziosivano l’esterno insieme alla Maestà, poi sostituita da una copia fedele.

Al centro, il rosone firmato da Andrea di Cione, detto l’Orcagna, è un capolavoro assoluto: attorno alla testa di Cristo si dispiega un motivo decorativo finissimo che pare muoversi con la luce, mentre lungo i lati della cornice compaiono 52 teste di santi, simbolicamente distribuite come le settimane dell’anno. Ai lati si affacciano i Profeti, su tre livelli, mentre in cima dominano le statue dei dodici Apostoli, scolpite alla fine del XVI secolo.

Le guglie, infine, furono completate da Ippolito Scalza, a chiudere idealmente un’opera che sfida il tempo e la gravità con grazia e monumentalità.

L’interno: un viaggio tra luce, fede e capolavori

Una volta varcato l’ingresso, il Duomo di Orvieto accoglie con uno spazio maestoso, cadenzato dalla bicromia del marmo e da una successione di pilastri che guida lo sguardo verso l’altare. La navata centrale si apre con solennità, interrotta solo dalle cappelle laterali, dieci in tutto, ognuna custode di opere preziose.

Il transetto destro ospita una delle gemme più luminose della cattedrale: la Cappella di San Brizio, nota anche come Cappella Nuova, dove il ciclo del Giudizio Universale prende vita in tutta la sua potenza espressiva. Luca Signorelli, che subentrò al Beato Angelico, lavorò agli affreschi tra il 1499 e il 1504, realizzando un’opera che è insieme teologica e profondamente umana: corpi nudi, volti straziati, angeli e dannati si mescolano in una danza pittorica che affascina e turba, raccontando l’eternità con colori e movimenti vibranti.

Sull’altro lato, il transetto sinistro accoglie la Cappella del Corporale, in cui si conserva il Sacro Lino, testimonianza tangibile del Miracolo di Bolsena. Secondo la tradizione, nel 1263 un sacerdote boemo, dubbioso sulla presenza reale di Cristo nell’Ostia consacrata, vide scendere alcune gocce di sangue sul corporale durante la messa: il Papa, che si trovava proprio a Orvieto, ordinò che quel lino fosse conservato e venerato. Il reliquiario che lo contiene è un’opera d’arte a sé, e nella cappella si trova anche uno degli organi più imponenti d’Italia, con ben 5644 canne.

Accanto al fonte battesimale, si può ammirare una delicatissima Madonna con Bambino affrescata da Gentile da Fabriano nel 1425, esempio sublime di dolcezza e devozione.

E poi spiccano le statue monumentali dell’Annunciazione scolpite da Francesco Mochi nel 1603: dopo oltre un secolo di assenza, sono tornate a occupare il loro posto all’interno della cattedrale. Con la loro forza plastica, l’eleganza dei gesti e la carica emotiva dei volti, rappresentano una delle espressioni più alte della scultura seicentesca in Italia.

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Redazione Redazione Eventi e News