In queste ore si sta svolgendo nel Mediterraneo un’esercitazione Nato con droni mai impiegati prima

Con poca luce da parte dei riflettori mediatici, l’esercitazione dell’Alleanza Atlantica di rilevante importanza, si sta svolgendo in queste ore nel Mediterraneo, nel Baltico e nella regione del Mar Nero: si tratta dell’esercitazione Neptune Strike 25-2, una delle principali attività militari multinazionali a guida Nato.
Ricordiamo che la Neptune Strike costituisce di per sé una rilevante dimostrazione di coesione e interoperabilità tra le forze alleate e si svolge sotto il comando operativo della Nato; questa esercitazione rafforzata contribuisce a consolidare la prontezza operativa, migliorare il coordinamento tra i Paesi membri e a consolidare la determinazione collettiva dell’Alleanza atlantica in relazione alle possibili sfide che dovessero avere ripercussioni sulla sicurezza euro-atlantica.
L’esercitazione in corso, va detto, coinvolge 15 Paesi della Nato, tra i quali figura l’Italia, ed è finalizzata, come dicevamo, a dimostrare l’elevato livello di integrazione tra le capacità marittime, aeree e anfibie delle Forze militari della Nati. Non si può non sottolineare che l’esercitazione militare in essere arriva in un momento di pressione crescente da parte della Russia, come dimostrano anche le continue incursioni effettuate nello spazio aereo Nato tramite droni e aerei (caccia). La nave ammiraglia dell’operazione risulta essere la portaerei HMS (Her Majestic Ship) Prince of Wales della Royal Navy, insieme alla portaerei Cavour della Marina Militare italiana.
Uno degli scopi principali dell’operazione (esercitazione) militare in corso è la difesa delle vie d’acqua critiche come, appunto, il Mar Mediterraneo, che rappresenta una formidabile via d’acqua che collega Europa, Africa e Medio Oriente e movimenta circa il 30% del traffico petrolifero mondiale.
Il generale Alexus Grynkewich, comandante del Comando europeo degli Stati Uniti e massima autorità militare della Nato in Europa, ha affermato che «queste attività servono a mostrare la coesione dell’Alleanza» e questa dichiarazione è stata riportata dalla Cbs News. Il generale Grynkewich, posto alla guida di circa 80.000 militari americani che operano nei diversi teatri europei, ha avvertito che l’Alleanza atlantica deve essere pronta a fronteggiare possibili conflitti simultanei con Russia e Cina entro il 2027 e ha continuato: pur definendo «non inevitabile uno scontro con le due superpotenze, emerge la necessità di mantenere la massima prontezza operativa, il nostro obiettivo è prevenire il conflitto».
Quest’anno la presenza statunitense nell’esercitazione è più contenuta, in linea con le richieste dell’amministrazione Trump che senza mistero sprona i membri Nato ad aumentare la spesa per la propria difesa fino alla famigerata soglia del 5% del Pil. Ricordiamo che il Pentagono ha già, inoltre, annunciato una riduzione delle truppe americane in Europa orientale; tuttavia, per la Neptune Strike vengono impiegati anche i B-52 della “Bomber Task Force” dell’aeronautica Usa. Secondo gli esperti militari, questa edizione si caratterizza per aver introdotto un elemento nuovo: l’impiego dei droni della “Nato Intelligence, Surveillance and Reconnaissance Force” (Nisrf), di base a Sigonella (vicino Catania), che si caratterizzano per la capacità di poter effettuare attività di ricognizione indipendentemente dalle condizioni meteorologiche.
In definitiva, la presenza coordinata di velivoli di quinta generazione - F-35 britannici e italiani, bombardieri strategici B-52, droni Nato RQ-4D e di altri assetti avanzati - evidenzia la capacità e la volontà della Nato a voler impegnarsi a difendere «ogni centimetro del territorio Nato», come spiegano i comandi militari.
Tutto questo potrebbe circoscriversi alla routine addestrativa delle Marine ed Aeronautiche militari dei Paesi Nato; tuttavia, il pensiero non può non correre verso Ginevra, attualmente diventata teatro diplomatico di primissimo livello, sul quale si stanno trattenendo negoziati al cui esito si legherà il destino non solo dell’Ucraina e del suo martoriato popolo ma avranno ricadute sugli equilibri di pace dell’intero Vecchio continente, che nonostante tutto conserva ancora intonso il suo storico e stratificato ruolo di baricentro del mondo.
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