La battaglia di Silvia Salis per l’educazione sentimentale va presa seriamente. Un primo passo per uscire dall’impasse sulla violenza di genere
“Se non sono abituato a gestire una donna di potere, allora, le do della puttana”. La sindaca di Genova Silvia Salis ha intrapreso una strada tutta in salita: quella di mettere al centro del dibattito politico la violenza di genere, che passa anche dal linguaggio. Forse sarà sola in questa impresa (forse no, dipende da Meloni e Schlein), certo è che è la via giusta da percorrere nel pasticciaccio brutto dei femminicidi, che sono sempre esistiti, sia chiaro. Abbiamo capito che l’inasprimento delle pene non è però ciò che convince chi si macchia di questo tipo di reati a non agire.
La rivoluzione copernicana deve partire dalle basi più elementari sulla narrazione di quel “altro-da-l’uomo”, la donna. Tutto questo non può che avvenire a partire da due livelli tanto vicini quanto lontani fisicamente tra loro: le aule scolastiche e tutte le sedi dove hanno luogo interventi o dibattiti politici. Salis lo ha capito e ha tutte le carte in mano perché tale battaglia diventi qualcosa di serio e concreto a livello nazionale.
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