La diaspora palestinese nel film “TO A LAND UNKNOWN” di Mahdi Fleifel dal 13 novembre al cinema
“To A Land Unknown” di Mahdi Fleifel arriverà nelle sale italiane dal 13 novembre distribuito da Trent Film.
Presentato con successo in alcuni dei principali festival internazionali, tra cui Cannes e Toronto, ottenendo ben 30 premi in 60 paesi (e attestazioni di stima da personalità come Ken Loach), “To A Land Unknown” è un viaggio intenso e doloroso che affronta la spersonalizzazione e l’invisibilità di chi, costretto alla fuga, si ritrova sospeso tra identità negate e confini invalicabili: un racconto potente sulla diaspora palestinese e sull’invisibilità di chi vive ai margini del mondo.
Protagonisti Chatila e Reda, due cugini palestinesi fuggiti da un campo profughi in Libano. Bloccati in Grecia, vivono di espedienti, lavori precari e piccoli furti, inseguendo il sogno di raggiungere la Germania. La loro esistenza diventa così una lotta quotidiana per la sopravvivenza, tra disillusione, rabbia e un desiderio ostinato di riscatto.
Il regista palestinese-danese Mahdi Fleifel mette in scena una storia universale sull’erranza, la perdita e la resistenza, restituendo dignità e voce a quelli che il mondo preferisce non vedere, dando corpo all’esperienza di chi vive “fuori campo”, sospeso tra il ricordo della patria e la speranza di un futuro possibile.
Con “To A Land Unknown”, Fleifel continua la sua riflessione sul destino dei rifugiati palestinesi inaugurata con il suo pluripremiato documentario “A World Not Ours”, firmando un’opera che parla non solo di esilio geografico, ma soprattutto di sradicamento identitario e perdita di umanità. Un film che interroga lo spettatore e lo invita a guardare, finalmente, ciò che troppo spesso resta invisibile.
«Mentre ero in Grecia per le riprese del mio documentario “A World Not Ours”, mi si è aperto un nuovo mondo» – ha raccontato il regista Mahdi Fleifel- «quello dei giovani palestinesi che scappano dai campi in Siria e Libano e arrivano alla porta d’Europa, cioè la Grecia, solo per rimanere bloccati lì. Ho pensato: “Questa storia non ha fine”, perché lo scrittore palestinese Ghassan Kanafani aveva scritto lo stesso tipo di storia negli anni ’60 con “Uomini sotto il sole”. All’epoca i rifugiati cercavano di andare a lavorare in Kuwait attraversando il deserto. Ho pensato: “Ora Atene è questo nuovo deserto urbano che i rifugiati palestinesi cercano di attraversare.” Ho cercato di realizzare questo film dal 2011. Ma ho capito che era impossibile finanziare questo progetto per me, regista palestinese, in esilio, che fa un film in esilio sugli esiliati… Volevo rappresentare questi personaggi nel modo più autentico possibile, accompagnandoli affinché gli spettatori potessero accedere a un mondo che altrimenti non conoscerebbero. Per il pubblico occidentale, queste persone spesso restano solo statistiche, prive di umanità. Non si conoscono i loro sogni, le loro paure, le loro speranze.»
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




