Le grandi mostre di giugno in Italia: fotografia, scultura e memoria

Giugno 1, 2025 - 05:30
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Le grandi mostre di giugno in Italia: fotografia, scultura e memoria

Con l’arrivo dell’estate, il panorama culturale italiano si anima di iniziative espositive di altissimo livello. Giugno 2025 si preannuncia come un mese ricco di eventi imperdibili per gli appassionati d’arte e fotografia.

Da Milano a Roma, da Firenze alla Sardegna, passando per l’incantevole Montepulciano, musei e istituzioni culturali accolgono mostre che spaziano dalla fotografia d’autore alla scultura neoclassica, dall’arte contemporanea alla grande pittura del Settecento europeo.

Ecco, allora, una selezione di SiViaggia sulle mostre da segnare in agenda.

Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta

Mario Giacomelli, Caroline Branson da Spoon River, 1958
Fonte: © Archivio Mario Giacomelli
Mario Giacomelli, Caroline Branson da Spoon River

Palazzo Reale di Milano accoglie una delle mostre più significative della stagione: Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta. L’esposizione è parte di un vasto progetto celebrativo che ricorda i cento anni dalla nascita di uno dei più grandi interpreti della fotografia italiana del Novecento. Promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta in collaborazione con l’Archivio Mario Giacomelli, Rjma Progetti Culturali e Silvana Editoriale, la mostra si pone come uno dei due nuclei fondamentali di un itinerario espositivo più ampio. In parallelo, infatti, a Roma si svolge Mario Giacomelli. Il fotografo e l’artista, allestita al Palazzo delle Esposizioni.

L’allestimento milanese, curato da Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli, scava nella dimensione lirica dell’opera di Giacomelli ed esplora il suo sguardo poetico e visionario. In questo contesto, la fotografia si fa veicolo di introspezione e contemplazione, strumento con cui l’autore costruisce un linguaggio artistico complesso, in costante dialogo con la pittura, la scultura e la parola scritta.

L’intento della mostra è proprio quello di restituire al pubblico la ricchezza multidimensionale dell’universo giacomelliano, evidenziandone la capacità di superare i confini disciplinari e temporali. Non a caso, entrambe le esposizioni sono state insignite della Medaglia del Presidente della Repubblica, a suggellare la rilevanza culturale dell’iniziativa.

Roma Codex: Albert Watson racconta la Città Eterna

Nella Capitale, un altro gigante della fotografia internazionale è protagonista di un evento di rilievo. Roma Codex è il titolo del progetto espositivo dedicato ad Albert Watson, fotografo scozzese di fama mondiale che, per oltre due anni, ha esplorato la città senza seguire rotte prestabilite, affidandosi al caso e alla forza magnetica della bellezza urbana.

La mostra, ospitata nelle sale del Palazzo delle Esposizioni, propone un corpus di 200 fotografie che restituiscono un ritratto profondo e viscerale di Roma. Le immagini, in bianco e nero e a colori, molte delle quali di grande formato, non seguono un filo tematico convenzionale: sono disposte secondo una logica istintiva, quasi a evocare la libera fruizione con cui l’artista ha attraversato la città.

Volti e architetture, dettagli e panorami si susseguono in un racconto visivo che abbatte le barriere tra intimità e monumentalità, tra quotidiano e solenne. È un gioco di contrappunti e rimandi che mette in scena non soltanto la Roma eterna delle cartoline, ma anche quella viva e palpitante che si nasconde negli angoli meno noti, nei gesti dei suoi abitanti, nelle pieghe del tempo che la attraversa.

Watson, con il suo sguardo inconfondibile, riesce a cogliere l’essenza di un luogo antico e moderno allo stesso tempo, trasformando ogni scatto in una dichiarazione d’amore verso una città che continua a raccontarsi attraverso chi la osserva.

Isole e Idoli

Nel cuore della Sardegna, il Museo MAN di Nuoro inaugura la stagione estiva con una mostra dal forte impatto simbolico e concettuale. ISOLE E IDOLI è un viaggio che parte dalla notte dei tempi per arrivare alle soglie della modernità, mettendo in relazione reperti archeologici e opere d’arte contemporanea, sculture primitive e intuizioni d’avanguardia.

L’allestimento, denso di suggestioni visive e teoriche, accoglie oltre settanta opere che dialogano attraverso i secoli. Dai menhir sardi e le statuette cicladiche alle sculture lignee di Gauguin, fino alle creazioni di artisti moderni e contemporanei provenienti da collezioni europee di primo piano, ogni elemento concorre a costruire un racconto che supera le barriere geografiche e temporali.

Non si tratta di una semplice giustapposizione di stili o epoche. Al contrario, l’obiettivo della mostra è quello di esplorare le radici comuni dell’impulso creativo umano, rivelando come la necessità di rappresentare l’invisibile attraverso forme materiali sia un tratto condiviso da civiltà lontane e da sensibilità contemporanee. Un progetto espositivo che unisce il rigore della ricerca archeologica alla libertà espressiva dell’arte e invita il visitatore a riflettere sul significato profondo delle immagini e dei simboli che ci accompagnano da sempre.

La bellezza e l’ideale

La bellezza e l’ideale, Canova a Brera
Fonte: Ufficio Stampa
La bellezza e l’ideale, Antonio Canova

A Milano, le sale della Pinacoteca di Brera si aprono a una nuova e affascinante narrazione sull’opera di Antonio Canova, protagonista assoluto della scultura neoclassica europea. La mostra La bellezza e l’ideale, inaugurata il 16 maggio 2025, è il risultato della collaborazione tra la storica istituzione milanese e Banca Ifis, che ha reso possibile il recupero e il restauro di dodici busti realizzati dallo scultore veneto, ora finalmente riuniti ed esposti per la prima volta al pubblico milanese.

La rassegna assume un valore duplice: da un lato, celebra la purezza formale e l’armonia delle figure canoviane, dall’altro si inserisce in un progetto di valorizzazione e riallestimento della “grande Brera”, restituendo dignità e nuova vita a una delle sale più importanti del museo, la Sala 1, che non veniva rinnovata dal 2018. Il percorso espositivo offre un viaggio tra arte e mecenatismo, e ricorda il contributo fondamentale di Canova alla didattica dell’Accademia di Belle Arti e al collezionismo pubblico.

A impreziosire ulteriormente l’allestimento è il ritorno della Vestale, capolavoro scolpito da Canova tra il 1818 e il 1819, assente dalla collezione da oltre un secolo.

La mostra include anche preziose miniature in smalto ispirate ai dipinti della raccolta di Giovanni Battista Sommariva, uno dei più fervidi collezionisti dell’artista e figura chiave nella diffusione dell’ideale neoclassico.

Firenze e l’Europa: il Settecento risplende agli Uffizi

A Firenze, le sale del piano terreno degli Uffizi si trasformano in un palcoscenico sontuoso per una delle epoche più affascinanti della storia dell’arte europea. Firenze e l’Europa. Arti del Settecento agli Uffizi è il titolo della mostra curata da Simone Verde e Alessandra Griffo, che riunisce circa 150 opere tra pittura, scultura, arti decorative e grafica, e propone una panoramica ampia e articolata dell’arte del XVIII secolo.

La mostra intende rileggere il ruolo di Firenze all’interno del panorama culturale europeo dell’epoca, inserendo le sue produzioni artistiche in un contesto più vasto e internazionale. Accanto ai capolavori di artisti italiani come Tiepolo, Canaletto e Mengs, troviamo opere di protagonisti della scena francese e spagnola, da Goya a Le Brun, fino alle raffinate miniature di Liotard.

L’esposizione non si limita alla celebrazione formale, ma si arricchisce di episodi curiosi e spettacolari, come il restauro in diretta dello Sposalizio Mistico di Santa Caterina di Pierre Subleyras, visibile al pubblico direttamente in mostra.

Una sezione è dedicata alle “Antichità Erotiche”, un gabinetto ricostruito secondo il gusto illuminista, che getta nuova luce sulle tematiche della sensualità e della rappresentazione del corpo nella cultura settecentesca.

Wangechi Mutu: Poemi della terra nera

Wangechi Mutu: Poemi della terra nera
Fonte: Ufficio Stampa
Wangechi Mutu: Poemi della terra nera

Alla Galleria Borghese di Roma, l’estate si apre con un dialogo audace e suggestivo tra l’arte contemporanea e la classicità. Dal 10 giugno al 14 settembre 2025, la storica residenza cardinalizia ospita la mostra Poemi della terra nera, personale dell’artista keniota-americana Wangechi Mutu, a cura di Cloé Perrone.

L’intervento, concepito appositamente per gli spazi del museo, si sviluppa tra le sale interne, la facciata esterna e i Giardini Segreti, in un percorso che unisce scultura, installazione e poesia visiva. Le opere di Mutu, note per la loro carica simbolica e per l’uso di materiali organici e suggestivi, si inseriscono nel contesto della Galleria con spirito critico e rigenerante, e sfidano l’estetica classica con visioni dirompenti e nuove mitologie.

Il titolo stesso della mostra evoca il legame profondo tra terra e narrazione, tra materia e parola. La “terra nera” diventa metafora di fertilità, di origine e di trasformazione, e si manifesta nelle opere come elemento generativo di forme, storie e ricordi. Il risultato è un’esperienza immersiva, in cui l’antico e il contemporaneo si incontrano su un piano di parità e generano una riflessione aperta sulle possibilità dell’arte di costruire nuovi linguaggi e nuove verità.

Salvador Dalí: Eat Me!

Ecco poi la mostra Salvador Dalí: Eat Me!, allestita a Palazzo Bracci a Montepulciano, che torna accessibile al pubblico dopo un lungo restauro. Un evento che unisce il genio visionario di Dalí con uno dei temi a lui più cari: il cibo come simbolo, ossessione e linguaggio artistico.

La mostra presenta oltre cento opere originali provenienti dalla collezione privata di Beniamino Levi, collezionista e amico personale dell’artista catalano. Sculture, grafiche, oggetti di design e pezzi unici accompagnano il visitatore in un viaggio tra l’inconscio e la materia, tra le pulsioni dell’infanzia e le provocazioni dell’età adulta. Le sale affrescate di Palazzo Bracci diventano così il teatro di un’esplorazione tra eros, nutrimento e desiderio, dove elementi come uova, aragoste, formaggi e fagioli assumono valenze psicoanalitiche, estetiche e persino spirituali.

Attraverso quarant’anni di produzione, dagli anni Trenta agli anni Settanta, Eat Me! racconta un Dalí inedito e profondo, che riflette sul corpo e sui suoi bisogni, sulle trasformazioni della materia e sulla potenza immaginifica dell’arte.

Life in Transit

Life in Transit
Fonte: Ufficio Stampa
Life in Transit, James Hawke

A Genova, tra le architetture rinascimentali e le vedute sul mare che raccontano secoli di storia marittima, prende vita un progetto artistico capace di unire passato e presente, memoria e visione. Si tratta di Life in Transit, la prima mostra personale in Italia di James Hawke, pittore britannico ormai stabilmente inserito nel circuito europeo dell’arte contemporanea, ospitata negli spazi prestigiosi di Villa delle Peschiere.

L’elegante dimora del Cinquecento, uno dei gioielli architettonici più suggestivi della città ligure, diventa il contenitore ideale per accogliere le diciotto opere in mostra, tutte realizzate proprio per questa occasione. La serie di dipinti nasce dal dialogo intimo e poetico che l’artista ha intrattenuto con il paesaggio urbano e naturale di Genova, ma anche con gli interni affrescati e le atmosfere sospese della villa, elementi che hanno influenzato la sua ricerca visiva.

Hawke, noto per il suo stile distintivo che fonde figurazione narrativa e sensibilità cromatica, ha costruito in Life in Transit un omaggio pittorico al Mediterraneo non convenzionale. Le sue figure, spesso colte in momenti di sospensione (tra l’arrivo e la partenza, tra il sogno e il reale) raccontano una condizione di transitorietà che si riflette tanto nel soggetto quanto nella struttura compositiva. I colori vividi, quasi materici, evocano la luce marina, il calore delle spiagge urbane, le geometrie degli scorci liguri e il ritmo delle villeggiature che da sempre popolano l’immaginario mediterraneo.

In queste opere, la “vita in transito” non è solo un tema, ma diventa uno stato d’animo, una condizione esistenziale che si manifesta nei volti assorti, nei gesti appena accennati, nelle posture leggere dei personaggi che abitano le tele. Non vi è alcuna nostalgia, piuttosto una riflessione sul movimento, sulla trasformazione continua del paesaggio umano e architettonico, sullo scorrere del tempo come esperienza visiva.

La scelta di Villa delle Peschiere non è casuale: le stanze, ricche di affreschi e stucchi, stabiliscono un confronto silenzioso e fertile con l’arte di Hawke e creano un ponte temporale tra l’estetica rinascimentale e la sensibilità contemporanea.

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Redazione Redazione Eventi e News