Per aumentare gli stipendi occorre prima agire sulla produttività delle imprese

Il rapporto tra produttività e salari in Italia è segnato da una stagnazione della produttività e da una riduzione dei salari reali. Questo capitolo analizza la letteratura economica internazionale per valutare se il salario minimo possa spezzare questo circolo vizioso e incrementare la produttività.
Si esaminano gli effetti del salario minimo sull’occupazione, sulla sostituzione del lavoro con altri fattori di produzione e sulla profittabilità. La letteratura suggerisce che il salario minimo può migliorare i salari senza effetti negativi sull’occupazione e sulla qualità del lavoro, ma ciò dipende molto dalla produttività iniziale delle imprese. Per produrre gli esiti sperati, è quindi importante che, in Italia, all’introduzione del salario minimo si accompagnino politiche complementari di sostegno alla produttività.
L’evidenza sull’evoluzione del rapporto tra produttività e salari in Italia mostra un circolo vizioso di stagnazione della produttività e riduzione dei salari reali che è alimentato dalla precarizzazione del lavoro e da politiche sui minimi contrattuali che limitano l’aggiustamento dei salari all’inflazione e non garantiscono certezza sull’applicabilità dei minimi statutari (cap. 9 di Meardi; Orlandini, Meardi, 2024), insieme a fattori strutturali legati alla dimensione delle imprese e alla composizione settoriale dell’economia italiana (Ardito et al., 2022; Bloise et al., 2022; Franzini, Raitano, 2019; Reljic et al., 2023).
Di fronte all’autoalimentarsi di queste dinamiche, sembra necessario un massiccio intervento di policy che rompa il circolo vizioso e stimoli la crescita della produttività e dei salari. Un salario minimo legale per tutte le lavoratrici e lavoratori, più alto, semplice e immediatamente applicabile dei minimi contrattuali esistenti, potrebbe essere l’intervento corretto? La risposta dipende da come possiamo attenderci che imprese reagiscano all’imposizione di un salario minimo. […]
La pervasività del lavoro povero in Italia costituisce un grido d’allarme sulla necessità di un intervento di policy che spezzi il circolo vizioso di bassa produttività e bassi salari e restituisca dignità al lavoro meno retribuito. La rassegna della letteratura condotta sopra evidenzia come l’introduzione di un salario minimo possa avere ricadute positive in termini di aumento dell’occupazione, qualificazione del lavoro e creazione di impresa, ma evidenzia alcuni aspetti problematici da tenere in considerazione in contesti di bassa produttività come quello italiano, ai fini di minimizzare gli impatti negativi del salario minimo in termini di disuguaglianze, disoccupazione, sicurezza e perdita di competitività.
Tenendo conto delle marcate disparità regionali italiane, se il salario minimo venisse applicato in modo rigoroso, questo probabilmente porterebbe alla chiusura di imprese piccole e a più bassa produttività, innescando una selezione delle imprese che nel breve periodo potrebbe esacerbare le disuguaglianze territoriali, favorendo le imprese più produttive del nord e rinforzando il ricorso all’economia informale al Sud.
Da un lato, questo processo potrebbe essere considerato desiderabile per poter elevare il livello della produttività medio delle imprese in Italia. Dall’altro, sarebbe necessario anticiparne gli effetti negativi in termini di welfare intervenendo con ammortizzatori sociali per lavoratori e imprenditori penalizzati.
È inoltre necessario che gli interventi di policy in questo ambito si associno ad altre misure da introdurre, che permettano di stimolare l’aumento della produttività e gli investimenti in parallelo all’introduzione dei salari minimi, in modo da anticipare e minimizzare i potenziali effetti negativi.
In particolare, forme di supporto per le piccole e medie imprese che sostengano la ricerca e sviluppo, la formazione permanente dei lavoratori e l’investimento in tecnologia tramite incentivi fiscali, sussidi e accesso a finanziamenti agevolati per l’investimento in settori strategici permetterebbero di sostenere la produttività dei lavoratori, compensare le imprese per l’aumento dei costi del lavoro, e contribuire alla capacità delle piccole imprese di essere parte attiva nella twin transition. Nessuno di questi interventi può però essere considerato efficace in assenza di un accurato monitoraggio dell’enforcement dei minimi salariali e una dura e ferma lotta all’evasione fiscale.
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