Pianificare il net zero richiede realismo, ma anche immaginazione

Anche se le dichiarazioni (d’intento) non mancano, il net zero è ancora una chimera nei piani operativi delle aziende. Come mai? E come agire?
Le aziende, che rappresentano oltre il 90% del Pil globale, si sono già impegnate a raggiungere un obiettivo di zero emissioni nette. Ma, in molti casi, se non tutti, non stanno ancora agendo per raggiungere gli obiettivi di net zero.
Spesso questo accade per incertezza. Le aziende vogliono continuare a fornire i loro prodotti e servizi, ma non esiste la tecnologia per farlo senza emissioni, come un’azienda che produce cibo, ma non trova imballaggi a zero emissioni.
Queste aziende si trovano in una posizione difficile. Per evitare gli impatti peggiori del cambiamento climatico devono iniziare a ridurre le emissioni ora. Ma come possono farlo, se le tecnologie idonee non esistono ancora?
Perché le aziende non agiscono per raggiungere gli obiettivi zero emissioni nette
Gli obiettivi di netzero si stanno moltiplicando a livello globale, ma vengono intraprese molte meno azioni a breve termine. Secondo la Science-Based Targets Initiative, per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, le aziende devono ridurre del 50% le proprie emissioni entro il 2030 e raggiungere l’obiettivo zero emissioni nette entro il 2050.
Ci sono molte ragioni per cui un’azienda potrebbe non intraprendere azioni a breve termine.
Mancanza di un impegno concreto
Alcune aziende godono dei benefici in termini di pubbliche relazioni derivanti dagli impegni per l’azzeramento delle emissioni nette, ma non stabiliscono le priorità né stanziano risorse per raggiungere questo obiettivo.
Una recente ricerca ha coniato il termine futurewashing, per descrivere questo fenomeno.
Incertezza futura
La transizione verso il net zero richiederà alle aziende di agire nel presente, senza sapere quali tecnologie, materiali o politiche saranno disponibili in futuro.
La tecnologia potrebbe non esistere ancora per decarbonizzare completamente le vostre attività, o forse esiste, ma la vostra regione non dispone delle politiche di supporto necessarie per renderla finanziariamente sostenibile.
Cosa fare? Se aspettate dieci anni affinché la nuova tecnologia sia praticabile, perderete l’opportunità di ridurre le emissioni ora. Potreste raggiungere il net zero in futuro, ma la compliance ha termini ben precisi e stringenti.
Esigenze a breve termine
Un’altra sfida è la necessità di continuare a soddisfare le esigenze a breve termine. Mentre un’azienda attende una nuova tecnologia, sviluppa prodotti a basse emissioni di carbonio o costruisce relazioni con i fornitori per la rendicontazione delle emissioni Scope 3, deve continuare a fornire i prodotti esistenti e a creare valore per gli azionisti.
Se le aziende non prestano attenzione, le esigenze a breve termine possono mettere in ombra la pianificazione a lungo termine per raggiungere l’obiettivo di net zero.
Esperienze di transizione ecologica, sul campo
Vorrei prendere come esempio un’industria lattiero-casearia che ho seguito tempo fa. Poco prima dell’inizio della pandemia, l’azienda si è posta l’obiettivo di raggiungere il net zero entro il 2050.
Ha implementato iniziative sostenibili a livello aziendale, come la riduzione delle emissioni nelle aziende agricole, l’utilizzo di combustibili non fossili, l’ottimizzazione dei trasporti e la riduzione della carbon footprint degli imballaggi dei prodotti.
Come ulteriore step l’azienda ha designato un comitato tecnico incaricato della transizione verso imballaggi a basse emissioni di carbonio, come vasetti di yogurt e cartoni del latte.
Il comitato ha definito un obiettivo per gli imballaggi a 5 e 10 anni: il 100% di riciclabilità entro il 2025 e lo 0% di plastica vergine entro il 2030. Il personale coinvolto nel flusso di lavoro ha utilizzato un processo in tre fasi per bilanciare le strategie a breve e lungo termine.
Di seguito una descrizione del processo per fasi, applicabile a ogni settore.
- fase 1: immaginare soluzioni individuali
- fase 2: integrare le soluzioni nei percorsi
- fase 3: ampliare i percorsi per garantire gli obiettivi a lungo termine
Entriamo nel dettaglio delle fasi.
Fase 1: immaginare soluzioni individuali
Il gruppo ha dato sfogo alla sua creatività, facendo brainstorming su una serie di possibili soluzioni. Alcune erano già disponibili da fornitori esistenti, come gli input di plastica riciclata. Altre, come gli imballaggi realizzati interamente in carta, non erano ancora disponibili.
Una volta identificate le potenziali soluzioni all’interno di ciascuna categoria di imballaggio, si è riflettuto a lungo sulle soluzioni.
Erano disponibili tramite i fornitori attuali? Quando altrimenti sarebbero state pronte per il mercato? I processi interni avrebbero dovuto essere modificati? In che modo la soluzione potrebbe influire sull’esperienza del consumatore?
Tutto ciò ha aiutato il team a farsi un’idea della fattibilità e della tempistica di ciascuna soluzione, rivelando inoltre una complessità inaspettata. Per esempio, cambiare il tappo di un cartone del latte potrebbe non sembrare radicale, ma rappresenterebbe un investimento enorme, con lo sviluppo di un nuovo tappo, nuovi materiali e nuovi processi e attrezzature interne presso gli stabilimenti di produzione dell’azienda.
Infine, si sono effettuati calcoli spannometrici sui potenziali benefici di ciascuna soluzione, tra cui il potenziale di riduzione delle emissioni e la fattibilità economica e logistica, che hanno aiutato il team a individuare soluzioni promettenti anche nella fase iniziale.
Fase 2: integrare soluzioni promettenti nei percorsi
I dati incamerati durante la Fase 1 hanno dato priorità alle soluzioni promettenti raggruppandole in potenziali percorsi. L’obiettivo era capire come tali soluzioni possano completarsi o integrarsi a vicenda.
All’interno di ciascuna categoria, il team ha esplorato quali soluzioni avrebbero dovuto essere implementate simultaneamente. Avrebbero potuto abbinare una tecnologia futura, come gli imballaggi a base di carta, a cambiamenti a breve termine più fattibili, come l’utilizzo di una maggiore quantità di plastica riciclata?
Per snellire la pianificazione e le operazioni, il team ha dato priorità a soluzioni all-in, utilizzando lo stesso materiale in più prodotti.
A tal proposito si è ripensato anche al quadro generale. Se avessero avuto bisogno di nuovi materiali, quali erano disponibili? Avrebbero potuto ottenere più soluzioni dallo stesso fornitore?
Una volta sequenziate le soluzioni in potenziali percorsi, è stato possibile stimare approssimativamente il potenziale di riduzione di costi ed emissioni di ciascun percorso. Questi calcoli sono stati poi esaminati dai responsabili delle decisioni aziendali.
Fase 3: ampliare i percorsi promettenti per garantire il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine
Adesso era necessario stabilire traguardi specifici e definiti nel tempo per garantire che le soluzioni fossero sufficientemente radicali da raggiungere gli obiettivi climatici. A volte le tempistiche erano incerte, non c’era alcuna garanzia di quando sarebbero stati disponibili i tappi a base di carta. In tal caso si usavano stime approssimative.
Il processo però è stato più semplice per alcuni tipi di imballaggio rispetto ad altri. Per i cartoni del latte, le tecnologie basate sulle fibre erano piuttosto avanzate e rappresentavano la strada più promettente.
Con tecnologie e fornitori noti, le tempistiche potevano essere previste più facilmente. Era anche più semplice comprendere le implicazioni dei cambiamenti nei cartoni del latte sulle proprie attività.
I bicchieri di yogurt rappresentavano invece una sfida più impegnativa. Le soluzioni a breve termine si sarebbero basate su input di plastica riciclata. Con l’avvento dei materiali a base di carta, si sarebbe iniziato il passaggio alla carta, ma i tempi non erano garantiti.
C’erano molte ipotesi su futuri fornitori, tecnologie, tempistiche e implicazioni per le attività interne dell’azienda. Alla fine, si è riusciti a creare un racconto informato e coerente sulle soluzioni a breve e lungo termine migliori per il percorso verso l’azzeramento delle emissioni nette.
Apprendimento continuo
Una volta completato il processo, è stato integrato il packaging nella strategia di sostenibilità, trasformandola in un pilastro fondamentale della strategia aziendale più ampia.
Ma questo non significa che il lavoro sia finito. Il flusso di lavoro ora misura le effettive riduzioni delle emissioni e garantisce che l’organizzazione rimanga in linea con le scadenze stabilite.
Equilibrio tra realtà e immaginazione
Raggiungere l’obiettivo di zero emissioni nette è molto simile al raggiungimento di qualsiasi obiettivo importante nella vita. Bisogna iniziare da dove ci si trova.
Fare ciò che è possibile realisticamente realizzare oggi senza perdere di vista il proprio sogno a lungo termine.
Crediti immagine: Depositphotos
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Christian Sansoni: astrofisico per la sostenibilità, cerca di unire It ed Esg per aiutare le aziende a misurare, secondo le norme Iso, i loro impatti sul Pianeta. Collabora con GreenPlanner per rendere gli ambiti Esg alla portata di tutti | LinkedinL'articolo Pianificare il net zero richiede realismo, ma anche immaginazione è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
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