Quattro nuove procedure d’infrazione, l’Ue non manda il governo Meloni in vacanza

Bruxelles – Quattro procedure d’infrazione tutte nuove, più un’altra già aperta in precedenza e portata avanti: il pacchetto mensile delle decisioni della Commissione europea contro gli Stati membri non sorride all’Italia e al suo governo, e anzi alla vigilia dalla pausa estiva non rappresenta il tradizionale ‘buone vacanze’ di rito. Al contrario, le decisioni prese a carico del Paese suonano come un ‘buon lavoro’, vista la mole di provvedimenti che ora la coalizione di governo è chiamato a dover chiudere.
Tra l’elenco delle procedura di nuova apertura a carico dell’Italia figura al primo posto quella per la violazione del regolamento sul metano, che il Paese si conquista (assieme a Austria, Bulgaria, Estonia, Finlandia, Irlanda, Lituania, Slovacchia e Spagna) “non avendo designato, e notificato alla Commissione, un’autorità competente per monitorare e garantire il rispetto delle norme”. Seconda infrazione per mancato rispetto degli obblighi in materia di trasmissione dei dati doganali dell’Ue, così come previsto dal codice doganale.
Aiuti di Stato, il vademecum di Bruxelles per evitare le infrazioni
A proposito di fiscalità, la Commissione europea apre una terza procedura d’infrazione per tassazione discriminatoria dei redditi per persone fisiche che esercitano un’attività imprenditoriale, artistica o professionale. Si tratta una limitazione alla libertà di stabilimento, in palese violazione del Trattato sul funzionamento dell’Ue e dell’accordo sullo spazio economico. Sempre in materia di fiscalità e tassazione, le agevolazioni su imposta municipale unica (Imu) e tassa sui rifiuti (Tari) per i pensionati non residenti in Italia sarebbero in contrasto con le regole comuni in materia di libera circolazione dei lavoratori, nonché alle regole in materia di libertà di stabilimento. Motivo di una quarta infrazione.
Infine l’invio di un parere motivato, secondo passo dell’iter di procedura, che anticipa l’eventuale deferimento alla Corte. La direttiva sul risanamento e la risoluzione delle banche più nota come ‘Daisy chains II’ doveva essere pienamente recepita nel diritto nazionale entro il 13 novembre 2024. Cosa non avvenuta nel caso dell’Italia, al pari di Austria, Belgio, Bulgaria, Germania, Estonia, Polonia, Spagna e Svezia. Per tutti quindi è richiamo all’ordine.
Per tutti i cinque file il tempo per convincere la Commissione europea a non prendere ulteriori provvedimenti è due mesi. Se l’Italia vuole evitare il peggio il Paese dovrà lavorare. Per l’estate 2025 niente governo balneare.
Qual è la tua reazione?






