Rifiuti speciali da trasformare in risorsa, l’Italia tra leadership nel recupero e nodi strutturali


Il Rapporto Ispra 2025 mostra un’Italia in crescita nella produzione di rifiuti speciali, in posizione avanzata nel recupero con il 73% avviato a riciclo. Restano criticità territoriali e sfide da affrontare per allinearsi agli obiettivi europei al 2030 e 2050
La produzione di rifiuti speciali in Italia ha raggiunto, nel 2023, i 164,5 milioni di tonnellate, con un incremento dell’1,9% rispetto al 2022. Si tratta di un dato significativo, che conferma un trend di crescita avviato già dal 2018: in cinque anni l’aumento complessivo è stato dell’11,5%.
La ripartizione per settore produttivo evidenzia la centralità delle costruzioni e demolizioni (C&D), che da sole rappresentano il 50,6% del totale. Seguono le attività di trattamento e risanamento ambientale (23,5%) e il comparto manifatturiero (16,8%).
La quasi totalità dei rifiuti speciali è classificata come non pericolosa (93,8%), mentre il restante 6,2% appartiene alle categorie pericolose, con maggior peso proveniente dal manifatturiero. Questo dato, pur quantitativamente ridotto, rappresenta una delle maggiori criticità gestionali.
Gestione dei rifiuti: recupero in crescita, discarica in calo
Il Rapporto Ispra 2025 segna un risultato storico: il 73% dei rifiuti speciali è stato avviato a operazioni di recupero. Una quota che colloca l’Italia tra i Paesi più virtuosi in Europa.
Il dettaglio delle destinazioni mostra una prevalenza dei rifiuti da C&D, riutilizzati come materiali per rilevati e sottofondi stradali. I metalli, oltre 21 milioni di tonnellate, rappresentano una filiera industriale consolidata, soprattutto nel Nord Italia.
Le sostanze organiche – legno, carta e cartone – costituiscono circa il 7% delle quantità avviate a riciclo.
In parallelo, il ricorso alla discarica segna una riduzione del 11,2% rispetto al 2022, corrispondente a quasi un milione di tonnellate in meno. La diminuzione è incoraggiante ma non sufficiente: per alcune tipologie di rifiuti pericolosi e per frazioni di scarto edilizio contaminato la discarica rimane opzione necessaria.
L’Italia dispone di 4.662 impianti dedicati al recupero di materia, circa il 43% della dotazione complessiva per i rifiuti speciali. La distribuzione, tuttavia, non è omogenea: il Nord concentra gran parte della capacità impiantistica, mentre Sud e parte del Centro scontano carenze croniche.
Il Nord Italia produce la quota maggiore di rifiuti speciali, pari a 94,1 milioni di tonnellate, con la Lombardia in testa (35,9 milioni). Il Centro segue con 28,1 milioni di tonnellate, guidato dalla Toscana, mentre il Sud si attesta a 42,3 milioni, con la Campania come principale contributore.
Il manifatturiero, pur generando meno rifiuti in termini assoluti rispetto al settore edilizio, è responsabile del 36% dei rifiuti pericolosi, circa 3,7 milioni di tonnellate. Questo flusso richiede impianti specifici e rappresenta uno dei nodi più delicati della gestione complessiva.
Confronto europeo: dove si colloca l’Italia
A livello europeo, secondo i dati Eurostat, la produzione complessiva di rifiuti speciali supera i 2,2 miliardi di tonnellate annue. L’Italia si colloca tra i principali produttori, al quarto posto dopo Germania, Francia e Polonia.
Il confronto sulle performance di gestione, tuttavia, mostra un quadro più favorevole: l’Italia, con oltre il 70% di recupero, si posiziona al livello della Germania e dei Paesi Bassi, i migliori in Europa. La Francia si ferma intorno al 65%, mentre la Spagna non supera il 55%.
Sul fronte discarica, invece, l’Italia presenta ancora un ricorso significativo (16-18%), mentre Paesi come Germania e Paesi Bassi si attestano sotto il 5%. L’obiettivo europeo al 2035 prevede che i rifiuti destinati a discarica siano ridotti sotto il 10% del totale.
Il quadro regolatorio europeo è definito dalla Direttiva quadro rifiuti (2008/98/Ce), oggi in fase di revisione, che stabilisce la gerarchia di gestione: prevenzione, riutilizzo, riciclo, recupero e, da ultimo, smaltimento.
Gli obiettivi al 2035 comprendono il raggiungimento del 70% di riciclo per i rifiuti da costruzione e demolizione e la riduzione del ricorso alla discarica sotto il 10%.
In Italia, il Piano Nazionale di Gestione dei Rifiuti (Pngr) del 2022, sostenuto dal Pnrr, mira a colmare il divario impiantistico tra Nord e Sud e a rafforzare il recupero di materia. La tradizione industriale italiana nel riciclo di metalli, carta e vetro rappresenta un punto di forza da valorizzare nel quadro europeo.
Le sfide aperte per l’Italia
Nonostante i progressi, rimangono sfide strutturali:
- disomogeneità territoriale: la carenza di impianti nel Mezzogiorno genera flussi di trasporto verso il Nord o all’estero, con costi ambientali ed economici aggiuntivi
- gestione dei rifiuti pericolosi: occorrono tecnologie di trattamento avanzato e sistemi di tracciabilità più efficaci
- filiere C&D: pur avendo volumi elevati avviati a recupero, permane il problema della qualità dei materiali riciclati e della loro certificazione per il riutilizzo
- mercato delle materie prime seconde: l’industria assorbe ancora con difficoltà i materiali recuperati, soprattutto in periodi di calo della domanda o di concorrenza con materie prime vergini a basso costo
Il Green Deal europeo e il Piano d’azione per l’economia circolare fissano obiettivi ambiziosi: riduzione della pressione sulle risorse naturali e neutralità climatica al 2050.
Per l’Italia, le prospettive possono essere così delineate:
- 2030: possibilità di superare l’80% di recupero complessivo se verranno potenziati gli impianti e se il mercato delle materie prime seconde troverà stabilità
- 2050: la neutralità climatica richiederà sistemi produttivi a rifiuto quasi zero e la progressiva eliminazione dello smaltimento in discarica. Settori strategici saranno l’edilizia circolare, la chimica verde e il recupero dei metalli rari
Consigli pratici per rendere più sostenibile la gestione dei rifiuti in azienda
Obiettivi raggiungibili se tutte le aziende cominciano a non considerare la gestione dei rifiuti un mero obbligo normativo o un costo da sostenere ma, con le strategie corrette, un’opportunità di risparmio, efficienza e innovazione.
Rifiutoo, azienda che aiuta le imprese ad adempiere in modo semplice e conforme agli obblighi normativi introdotti dal Rentri attraverso un software gestionale in cloud, indica sei consigli pratici per rendere più sostenibile la gestione dei rifiuti nelle imprese.
Considerare i rifiuti come risorse
I materiali di scarto non dovrebbero essere percepiti esclusivamente come un costo di smaltimento. Molti di essi possono essere recuperati o valorizzati come materie prime seconde, riducendo sprechi e favorendo modelli di economia circolare.
Digitalizzare registri e documentazione
La gestione cartacea aumenta complessità e rischi di errore. L’adozione di strumenti digitali dedicati come il software di gestione rifiuti Rifiutoo, consente di operare in linea con le nuove disposizioni Rentri, semplificando gli adempimenti e riducendo l’impatto ambientale.
Inoltre consente di monitorare i dati sui propri rifiuti aziendali per analizzare come migliorare la condizione iniziale ed evitare errori che possono costare caro, considerando l’ultimo Dl uscito ad agosto n.116/2025 – Terra dei Fuochi.
Monitorare quantità e tipologie di rifiuto
La raccolta e l’analisi dei dati sui rifiuti prodotti permettono di individuare i flussi più critici e avviare strategie di riduzione o recupero. Usare strumenti avanzati per ottenere report e statistiche aggiornati in tempo reale, supportando una pianificazione più consapevole, evitando sanzioni per esempio sul deposito temporaneo.
Promuovere la formazione del personale
Una gestione sostenibile richiede il coinvolgimento di tutte le figure aziendali. Procedure chiare e formazione costante favoriscono comportamenti corretti nella separazione, nella movimentazione e nella registrazione dei rifiuti anche partendo dalla differenziata interna agli uffici per arrivare a tutto il sistema di produzione.
Centralizzare la comunicazione con gestori e consulenti
Prendendo coscienza dei flussi e dei dati sui propri rifiuti, adottare sistemi digitali si interfacciano spesso con diversi attori della filiera, e con il proprio consulente ambientale, riduce le inefficienze e garantisce trasparenza.
Tracciabilità e compliance normativa
Garantire la completa tracciabilità dei rifiuti lungo l’intera filiera è un requisito fondamentale sia per la sostenibilità che per la conformità legislativa.
Un sistema digitalizzato di gestione consente di rispettare i tempi previsti, controllare le scadenze ambientali e autorizzative, evitare sanzioni e dimostrare in ogni momento la corretta gestione dei flussi di rifiuto.
Crediti immagine: Depositphotos
L'articolo Rifiuti speciali da trasformare in risorsa, l’Italia tra leadership nel recupero e nodi strutturali è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.
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