Sarmizegetusa Regia, cuore mistico e astronomico di un impero scomparso

Tra le vette dei Carpazi meridionali, nel cuore del Parco naturale Grădiștea, si cela un luogo capace di evocare suggestioni che vanno oltre la semplice storia: Sarmizegetusa Regia è la testimonianza viva di una civiltà fiera e combattiva, quella dei Daci, che qui aveva stabilito la propria capitale già intorno al 100 a.C.
A oltre 1200 metri di altitudine, in un contesto naturale che sembra proteggere e custodire i segreti di un passato lontano, la città rappresentava il centro politico, militare e religioso di un regno destinato a scontrarsi con la potenza di Roma.
Il suo destino cambiò nel 106 d.C., quando l’imperatore Traiano, dopo due campagne militari sanguinose e decisive, sconfisse il re Decebalo. Fu la fine di un’epoca e l’inizio dell’assimilazione della Dacia nell’immenso mosaico dell’Impero Romano. Da quel momento, Sarmizegetusa Regia perse gradualmente il suo ruolo, sostituita da una nuova fondazione urbana, la Colonia Ulpia Traiana Augusta Dacica Sarmizegetusa, costruita più a valle per rispondere alle esigenze di Roma.
Il fascino di una civiltà scomparsa
Camminare oggi tra i resti di Sarmizegetusa Regia non significa soltanto ammirare le mura, gli altari e i basamenti, bensì immergersi in una realtà dove religione, astronomia e politica si erano legate in maniera indissolubile: i Daci avevano saputo costruire un sistema difensivo imponente, ma soprattutto un centro cerimoniale da cui traspare una profonda conoscenza del cielo e dei suoi cicli. Templi circolari e rettangolari, enigmatiche strutture in pietra e spazi sacri ancora avvolti nel mistero lasciano intuire un rapporto tra l’uomo e il cosmo che oggi non possiamo che osservare con meraviglia.
Non stupisce che il sito sia stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO: il suo valore risiede nella straordinaria importanza storica nonché nella capacità di restituire un’atmosfera sospesa, quasi fuori dal tempo.
L’esperienza della visita

Raggiungere Sarmizegetusa Regia non è un’impresa da poco, ma proprio la difficoltà aggiunge fascino alla visita. Dal centro di Hunedoara, celebre per il maestoso Castello dei Corvino, occorre affrontare una strada tortuosa che si arrampica tra boschi e vallate, fino ad addentrarsi nel Parco naturale. Gli ultimi chilometri mettono alla prova con carreggiate più strette e impegnative, ma alla fine si arriva a un parcheggio nel verde, punto di partenza dell’avventura.
Da lì si prosegue a piedi, affrontando un sentiero in salita di circa un chilometro. La strada, lastricata in porfido, è ampia e sicura, e anche chi non è allenato può percorrerla senza troppa fatica. L’ascesa in un bosco di faggi ha qualcosa di iniziatico: è come se il cammino stesso fosse parte integrante dell’esperienza, una sorta di rito di passaggio che prepara lo spirito all’incontro con le vestigia di un impero scomparso.
Quando finalmente si varcano le mura della cittadella, ci si trova davanti a un paesaggio che alterna silenzi profondi a radure luminose, dove un tempo si innalzavano templi e altari. La pavimentazione in pietra conduce alla zona sacra, cuore religioso della capitale, mentre intorno si possono ancora riconoscere le tracce delle fortificazioni che la resero un baluardo quasi inespugnabile.
Un luogo di silenzio e mistero
Ciò che rende indimenticabile la visita a Sarmizegetusa Regia è senza dubbio l’atmosfera. A differenza di altri siti archeologici più noti e affollati, qui domina la quiete: pochi visitatori, il fruscio delle foglie mosse dal vento, i raggi di sole che filtrano tra gli alberi, tutto contribuisce a creare un’aura magica. È facile lasciarsi trasportare dall’immaginazione e pensare a come dovesse essere la vita in questa città sacra, tra cerimonie solenni, osservazioni astronomiche e strategie militari per difendere l’indipendenza del popolo dei Daci.
Il silenzio che avvolge le rovine sembra custodire ancora oggi i segreti di un mondo perduto.
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