Senegal. Sonko sfida Diomaye Faye e reclama pieni poteri
di Giuseppe Gagliano –
La luna di miele sembra definitivamente finita tra Ousmane Sonko e Bassirou Diomaye Faye. Durante il consiglio nazionale del Pastef, lo scorso 10 luglio, il primo ministro senegalese ha pronunciato un discorso dirompente, prendendo di mira direttamente il presidente della Repubblica.
Denunciando un “problema di autorità” ai vertici dello Stato, Sonko ha criticato l’inerzia di Diomaye Faye di fronte agli attacchi di cui afferma di essere vittima, invitandolo a “prendersi le proprie responsabilità” o a “lasciargli governare”. Fino a quel momento rimasto silenzioso di fronte alle divergenze, Sonko ha ora reso pubblico il suo malcontento, lasciando intendere di non avere le mani libere per attuare le riforme promesse. Secondo molti osservatori, questa dichiarazione segna una frattura nel tandem che guida il Senegal.
Una presa di posizione così esplosiva, che alcuni media locali definiscono già un “divorzio politico”, non ha precedenti nella storia della Quinta Repubblica senegalese. Per il politologo Maurice Soundeck Dione, la vicenda rivela un disequilibrio istituzionale tra un presidente scelto come candidato di compromesso e un primo ministro che resta il vero leader del partito di governo: “Il mentore è diventato subordinato”, osserva.
Dal lato della presidenza si cerca di minimizzare le tensioni. Ma il discorso di Sonko potrebbe costringere Diomaye Faye a reagire: o rimuovendo il primo ministro per riaffermare la propria autorità, o tentando una mediazione rischiosa. Una cosa è certa: la fragilità di questa coppia politica inedita rischia di trasformarsi presto in un problema serio per la stabilità del Senegal.
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