Sport&Outdoor, l’Italia è primo esportatore extra-Ue. Nel 2025 attesi oltre 12 mld (+3%)
Mentre l’industria dello Sport&Outdoor, uno dei settori più dinamici e in fermento a livello globale, continua a registrare performance positive in un contesto geopolitico a dir poco sfidante, l’Italia emerge come protagonista assoluta nel parterre europeo. A stabilirlo è il report dell’Area Studi Mediobanca, constatando come il Bel Paese si conferma non solo leader per ricavi, ma anche come il principale esportatore europeo di articoli sportivi extra-Ue, posizionandosi davanti a Francia e Germania.
Lo studio, che analizza l’andamento del comparto a livello mondiale, europeo e italiano e ne approfondisce la mappa produttiva, esaminando i dati finanziari delle 52 maggiori multinazionali e delle 82 principali aziende italiane Sport&Outdoor, evidenzia come fra i principali Paesi produttori di articoli sportivi dell’Unione Europea, l’Italia è l’unico con una bilancia commerciale positiva: 644 milioni di euro nel 2023, saldo tra 3.344 milioni di esportazioni e 2.700 milioni di importazioni. La penisola, inoltre, registra una bilancia commerciale positiva con i Paesi extra Ue di 848 milioni di euro: si tratta del miglior dato europeo, davanti a Polonia (411 mln) e Finlandia (93 mln). Positive anche le aspettative sull’anno in corso: dopo un biennio 2023-24 di normalizzazione, il fatturato 2025 del mercato tricolore – nonostante il contesto sfidante e l’incognita costante dei dazi statunitensi – dovrebbe crescere del 3% superando i 12 miliardi di euro. Il tutto in un contesto mondiale dove il giro d’affari toccherà i 363 miliardi di euro.
Di questo totale, il 49% è stato generato dai 27 player nordamericani e il 40% dai 14 europei. La crescita rispetto al 2023 è stata del 3,8%, trainata soprattutto dai gruppi europei che hanno segnato un incremento del 5,3%, superiore a quello delle aziende oltreoceano (+1,5%) e in netta controtendenza rispetto al calo registrato dai principali gruppi del fashion (-1,4 per cento).
Nel comparto, al primo posto per ricavi si conferma Nike (49,4 miliardi di euro, 14% del totale), seguita, a distanza, dalla tedesca Adidas (23,7 miliardi di euro), dalla statunitense The Gap (14,5 miliardi di euro), dalla britannica JD Sports Fashion (13,8 miliardi di euro) e dalla società a stelle e strisce Lululemon Athletica (13,8 miliardi di euro). Le aspettative per il 2025 confermano il trend in crescita a livello mondiale, stimato a 363 miliardi di euro con +2% sul 2024, a differenza del fashion system ancora in ridimensionamento (-1 per cento.
A sostenere lo slancio tutto italiano, anche la leadership in cinque specialità: articoli per la ginnastica e l’atletica, calzature sportive, fucili da tiro, abbigliamento per l’acqua e lo sci e pattini; è il secondo esportatore di prodotti sportivi invernali (il comparto winter sports è il più concentrato con Austria, Italia e Francia che registrano il 76,1% delle esportazioni) e di articoli connessi al tennis e il terzo nel settore del cycling. La Germania primeggia in quattro specialità, la Francia in due soltanto.

Il comparto sportivo italiano presenta inoltre una particolarità in termini dimensionali rispetto al resto del sistema industriale nazionale: mentre la media delle imprese è caratterizzata da un giro d’affari più contenuto rispetto a quelle degli altri Paesi europei, il fatturato medio delle aziende manifatturiere italiane di articoli sportivi si attesta sui 3,4 milioni di euro, oltre il doppio della media comunitaria di 1,5 milioni e oltre tre volte quello francese (1,1). Solo l’Austria ha imprese produttive mediamente più grandi di quelle italiane (8,3).
Le 82 aziende italiane del comparto Sport&Outdoor prese in considerazione nello studio, ognuna con fatturato maggiore di 19 milioni e con una forza lavoro superiore alle 50 unità, registrano un valore aggiunto pari allo 0,15% del Pil nazionale nel 2023 e hanno sviluppato un giro d’affari aggregato pari a 11.728 milioni di euro (+0,6% sul 2022 e +19,2% sul 2021), con l’impiego di quasi 50.800 dipendenti (+4,6% sul 2022 e +14,9% sul 2021). Nel dettaglio, la categoria più rappresentativa è quella degli operatori Mountain attitude (29,0% dei ricavi aggregati), davanti alle imprese distributive generaliste (26,2%); seguono le aziende produttive classificate nei comparti Multi-sport (14,5%), Cycling (11,2%), Motorsport (10,1%), Activewear&Lifestyle (5,3%) e Water sports (3,7%).
L’industria sportiva italiana è concentrata nel Nord della penisola: oltre la metà dei ricavi aggregati fa capo ad aziende del Nord Est (52,4% del totale), seguite dal Nord Ovest (38,0%). Marginali le quote del Centro (9,0%) e soprattutto del Sud e Isole (0,6%). Si tratta di una particolarità di questa industria che si distingue da quella della moda italiana i cui ricavi risultano più uniformemente distribuiti sul territorio nazionale: 38,9% Nord Ovest, 33,6% Nord Est, 24,9% Centro e 2,6% Sud e Isole. Limitatamente alle aziende produttive, il Veneto realizza da solo il 36% del fatturato aggregato (con quasi il 90% generato dalle province di Treviso e
Vicenza), contro il 20% del Trentino-Alto Adige e il 17% della Lombardia. Queste cifre sono garantite in massima parte dal ruolo primario giocato dal distretto dello Sportsystem di Asolo e Montebelluna che detiene la leadership mondiale nel campo delle calzature sportive tecniche e invernali.
Nello Sport&Outdoor prevalgono le imprese a controllo italiano che rappresentano il 75,0% delle vendite complessive, mentre il contributo degli operatori a controllo estero si ferma a un quarto del totale (il 13,7% è francese e il 4,9% statunitense), quota inferiore a quella registrata dalla moda italiana dove la presenza di gruppi stranieri, che prediligono l’alto di gamma, tocca il 41,9% dei ricavi totali (il 20,5% è francese e il 4,4% svizzero).
Guardando ai principali player, nel 2023 al primo posto per fatturato si colloca il Gruppo HTI-High Technology Industries (1.494,8 mln), fornitore di tecnologie per gli sport invernali, controllato dalla famiglia altoatesina Seeber; seguono Decathlon Italia (1.494,4 mln), che fa capo alla famiglia francese Mulliez, e Technogym (806,3 mln) fondata da Nerio Alessandri, quotata in Borsa e leader nelle attrezzature per il fitness e il benessere. Oltre a Cisalfa Sport (709,6 mln) e Tecnica Group (540,3 milioni). I leader per ricavi in base alla specializzazione produttiva prevalente sono: Decathlon Italia per le imprese distributive generaliste, BasicNet (332,8 mln) nel comparto Activewear&Lifestyle, Selle Royal (176,5 mln) nel Cycling, Alpinestars (308,8 mln) nel Motorsport, HTI-High Technology Industries nel Mountain attitude, TecnhoGym nel Multi-sport e Arena Italia (163,6mln) nel Water sports.
La proiezione internazionale è una delle caratteristiche più rappresentative della filiera produttiva dello sport italiano: il 63,6% del fatturato complessivo proviene dall’estero, con in testa gli operatori Multi-sport (71,5%) e quelli Motorsport (71,1 per cento). Pur registrando un’apertura all’export superiore a quella della moda italiana mass-market (ferma al 37,3% contro il 72,7% dei prodotti di alta gamma), le aziende Sport&Outdoor esportano meno sui mercati più lontani e complessi come quelli asiatici. I loro principali mercati di sbocco sono infatti l’Europa (Italia esclusa), che accoglie il 41% delle vendite, e le Americhe sostenute dagli Stati Uniti (15%),
mentre l’Asia ha ancora una quota marginale e single-digit (7 per cento).
Relativamente alla mappa produttiva, le aziende Sport&Outdoor collocano mediamente il 41,3% dei propri siti in Italia e il 58,7% all’estero: 35,8% in Europa, 11,9% in Asia, 6,5% nelle Americhe e 4,5% in Africa, facendo prevale una logica di contiguità territoriale (nearshoring) e di prossimità geopolitica (friendshoring). A titolo di confronto, il 74% degli articoli sportivi venduti dalle multinazionali Sport&Outdoor è prodotto nel continente asiatico, essenzialmente con finalità di cost saving.
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