Unicredit-Bpm, l’Ue contro il governo: “Il decreto con gli obblighi per la banca viola le regole”

Bruxelles – ‘Sì’ alla fusione Unicredit-Bpm, ‘no’ al controllo del governo nella nuova banca. Dalla Commissione europea arriva l’altolà al decreto che consente all’esecutivo e al suo ministero dell’Economia di esaminare gli investimenti e le attività della banca. Con tanto di lettera inviata a Roma, Bruxelles avverte che le misure varate in Italia sarebbero in violazione delle regole comuni sulla concorrenza, oltre che in materia di vigilanza bancaria.
Fusione bancaria e ruolo del governo sono due cose distinte e successive. L’Antitrust a dodici stelle ha già dato il via libera alla fusione Unicredit-Bpm e l’operazione non viene rimessa in discussione. Quello che non torna, ai servizi della Commissione, è l’emanazione del decreto avvenuta “separatamente” e che, sottolinea l’esecutivo comunitario, “impone obblighi a UniCredit al completamento dell’acquisizione di Bpm“, sulla base della normativa nazionale che autorizza le autorità italiane a esaminare gli investimenti in società attive in determinati settori di importanza strategica, tra cui il settore bancario (il cosiddetto ‘Golden Power’). “Il decreto potrebbe violare l’articolo 21 del Regolamento Ue sul mercato interno“, avverte la Commissione.
L’Italia avrebbe dunque cambiato le regole del gioco in corsa, e si chiedono i correttivi del caso. Anche perché, fa sapere la Commissione, “la valutazione preliminare rileva inoltre che il decreto potrebbe essere incompatibile con altre disposizioni del diritto dell’Ue, tra cui quelle sulla libera circolazione dei capitali e sulla vigilanza prudenziale da parte della Banca centrale europea”.
La censura non è una buona notizia per il governo Meloni, e neppure per Unicredit, che ha lanciato l’offerta di acquisto per Commerzbank. Il governo sta impedendo l’acquisizione dell’istituto tedesco, e il fatto che su Unicredit-Bpm si accendano i riflettori dell’Ue per presunte irregolarità e violazioni delle regole rafforza la ragioni di Berlino contro l’avanzata della banca italiana nel mercato tedesco.
A Roma non si fanno drammi né ci si scompone. Una nota diramata da palazzo Chigi da sapere che “il governo italiano con spirito collaborativo e costruttivo risponderà ai chiarimenti richiesti così come già fatto in sede giurisdizionale dinanzi al Tar nei termini e con motivazioni ritenute già legittime dai giudici amministrativi”.
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