Essere la pecora nera della famiglia: ma da dove deriva questo modo di dire?

Essere la pecora nera della famiglia è un’espressione comune, ma da dove deriva questo modo di dire? Ecco qualche informazione in merito.
I modi di dire e le espressioni idiomatiche affondano le loro origini nella tradizione popolare e nell’esperienza comune. Spesso si tratta, però, di pregiudizi che si distanziano, alcuni di più altri di meno, dalla realtà fattuale delle cose. Un esempio emblematico in tal senso è l’espressione “essere la pecora nera della famiglia”, utilizzata per indicare persone ribelli che si distinguono dal gruppo. Entrato a far parte del linguaggio comune e quasi del tutto svincolato dal suo significato letterale, questo modo di dire è molto diffuso. Ma da dove deriva e perché si dice così? Ecco qualche informazione in merito.
Quale è il significato dell’espressione “essere la pecora nera” della famiglia? Ecco da dove deriva questo modo di dire
L’espressione “pecora nera” affonda le sue radici nella storia antica. Derivante da motivi economici e superstiziosi legati alla comune credenza della rarità del vello scuro, questo modo di dire viene utilizzato ormai da diversi decenni.
Un aneddoto curioso utile a comprendere la diffusione dell’espressione “pecora nera” è che sarebbero almeno 22 le lingue in cui l’immagine dell’ovino dal vello scuro viene associata al concetto di ribellione e utilizzato per indicare una persona che non si conforma ai valori sociali dominanti.
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L’origine di questa espressione idiomatica va fatto risalire naturalmente al regno animale, a un universo quindi noto alla maggior parte delle culture e dei popoli del mondo. Sin dagli albori, le pecore con il vello nere erano considerate una rarità, un’eccezione rispetto al resto del gregge che era tipicamente composto da pecore con lana bianca. Un’eccezione considerata tale sin dall’inizio della domesticazione degli ovini. Utile ricordare che la pecora e la capra sono stati tra i primi animali a essere addomesticati dall’essere umano tra l’ 11.000 e l’8000 a.C.
Accezione negativa dell’espressione “pecora nera”
Oltre a fornire carne, latte e derivati, le pecore hanno aiutato gli esseri umani anche con il loro caldo vello. Questi animali hanno quindi da sempre rivestito un ruolo di centrale importanza nella sopravvivenza di uomini e donne. In un epoca in cui le conoscenze sulla genetica erano scarse o appannaggio di pochi, la nascita di una pecora nera era vista come un segno di sventura sia in nome della superstizione che per ragioni economiche: il bianco è più facile da tingere, al contrario del vello nero che quindi era considerato di minor valore. Per questo motivo, nel linguaggio comune di moltissime civiltà che hanno conosciuto la domesticazione, la pecora nera è diventata l’esempio di un elemento di disturbo rispetto al gruppo.
Le razze di pecore dal vello nero
Al contrario di quanto avviene con altre specie animali (a titolo di esempio il leone bianco o la tigre siberiana), nelle pecore la colorazione bianca non è causata dall’albinismo, ma da un gene dominante che disattiva la produzione di colore. Nella maggior parte delle razze di pecore il vello nero è causato da un gene recessivo che deve essere portato da entrambi i genitori perché si manifesti in un piccolo su quattro circa. Non sono quindi pochi gli esemplari dal vello scuro.
Bisogna poi ricordare che esistono specifiche razze di pecore scure o addirittura nere, benché non siano diffuse come quelle bianche. In questi casi il colore del vello non è frutto dell’incrocio di due geni recessivi, ma un carattere dominante proprio della razza. Alcune di queste razze caratterizzate dal manto nero sono la pecora Ouessant, nativa dell’omonima isola francese, che è scura per natura e si presenta in colore nero o grigio antracite. Un’altra razza è la pecora Hebridean, caratteristica delle isole scozzesi. Questi ovini sono neri e possiedono corna di grandi dimensioni. Anche in Italia, si trovano razze di colore scuro. Tra queste la pecora Zerasca, originaria della Toscana, che può essere grigia o marrone, con sfumature che in molti casi si avvicinano al nero.
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Essere la pecora nera della famiglia non è quindi una cosa così anomala, né dovrebbe essere considerata ancora qualcosa di negativo. Da non dimenticare, poi, che ovini e bovini, non differentemente dalle altre specie di animali, provino dei sentimenti. Secondo uno studio del 2014 pubblicato da Daniel Weary, professore presso l’Animal Welfare Program dell’Università della British Columbia in Canada, è stato infatti dimostrato che i bovini e gli ovini hanno un’intelligenza di gran lunga superiore a quanto si era pensato fino ad allora. Mucche e tori, ma anche pecore, rimangono profondamente colpiti dal dolore emotivo e fisico e dalla separazione dai loro simili, in particolare dalla madri quando sono cuccioli, traumi che si porteranno dietro per tutta la loro vita. Purtroppo e in modo vergognoso, questi animali vengono considerati ancora oggi solo come prodotti e come merce e non come esseri viventi in quanto tali. (di Elisabetta Guglielmi)
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